“La Horla” non è una storia di vampiri canonica, si può far rientrare nel genere soltanto per un fugace passaggio, in cui il vampiro (termine che non compare mai nel racconto) succhia la vita dalle labbra della sua vittima. Eppure è fondamentale per il genere, vediamo perché.
Il protagonista del racconto, ambientato in Francia, è benestante e vive in campagna. Un giorno, mentre faticava sdraiato sul prato del giardino, vede una nave sulla Senna, una bellissima imbarcazione battente bandiera brasiliana, così bella che decide di salutarla. Teniamo a mente questo dettaglio all’apparenza innocuo.
Poco tempo dopo il malcapitato comincia a stare male, ha la febbre alta, dorme poco e malissimo. Dopo un consulto medico decide di cambiare aria e va in vacanza. Il soggiorno fuori casa gli giova, ma al rientro tutto riprende da capo e quindi lui decide di fare una nuova gita, questa volta a Parigi dove assiste a un esperimento di ipnotismo ai danni di sua cugina.
Rientrato a casa si ricomincia da capo, il protagonista ha la certezza di essere osservato, vede l’acqua che tiene in una brocca accanto al letto diminuire durante la notte, qualcuno la beve.
Ma chi? Chi sta erodendo la sua forza di volontà e lo costringe a obbedire. Un nemico invisibile? Oppure semplicemente il protagonista sta diventando pazzo.
Rigettata (in maniera abbastanza frettolosa) l’ipotesi pazzia, il povero malcapitato s’imbatte in una notizia proveniente dal Brasile: la popolazione della provincia di San Paolo è in subbuglio, ritengono di essere controllati da creature invisibili.
Ecco, si dice il protagonista del racconto, il cerchio torna: da quella bella nave brasiliana uno di questi esseri, che lui chiama “horla”, è venuto in casa sua. Ma come combatterlo? Il nostro si rivolge a un fabbro (!) che gli installa grate alle finestre e una porta blindata. Con una messa in scena improbabile riesce a convincere il suo aguzzino ad entrare nella casa/trappola e poi dà fuoco a tutto. Ha ottenuto quello che voleva? No.
Come si diceva nelle puntate precedenti di questa rubrica, le storie di vampiri raramente hanno un lieto fine.
Vengono qui introdotte tre tematiche che, associate al vampirismo, diverranno centrali nel genere (vedi “Dracula”): la malattia mentale, la malattia in generale e la ricostruzione di quanto accaduto attraverso dei diari.
Ci sono molte interpretazioni contrastanti del termine “horla”: potrebbe essere una citazione di un personaggio di Nodier (Horloribo), l’anagramma di Lahor (pseudonimo del dottor Cazalis amico di Maupassant) oppure ancora l’anagramma vocale di Laura nome della madre di Maupassant. Nessuno lo sa, forse nemmeno Maupassant.