Siamo in Inghilterra, presumibilmente nei primi anni del XX secolo. Il giovane James Bluewinkle (sigh.), grande grosso e scemo, è sposato con una graziosa ragazza di nome Evelyn. Le cose tra loro vanno benone sotto tutti i punti di vista (scopriremo in seguito quanto benone) ma c’è un problema: la compagnia prolungata di Evelyn fa deperire chiunque. Prima è toccato alla sua famiglia d’origine, poi a James che, con il tempo, sfiorisce fino a diventare l’ombra dell’omaccione che era. La Medicina è impotente, nessuno si spiega questo bizzarro fenomeno. Poi, una sera, James scopre la mogliettina che lo vampirizza. Non ci sono furti di sangue, ma di energia, la ragazza si nutre di quella del marito così come aveva fatto in precedenza con quella dei suoi famigliari.
I due sposi si confrontano bruscamente e James scopre la verità, l’Evelyn che ha sposato non è un essere umano, è una forma di vita aliena che si è ritrovata catapultata dalla sua dimensione di dolore e sofferenza nel corpo di questa giovane donna. E l’ha sfruttato a dovere, Evelyn infatti si dichiara innamorata perdutamente di James e in effetti lui non può lamentare freddezza da parte della moglie, anzi, però a questo punto non è chiaro chi sia sua moglie e da dove venga di preciso. E poi sarà possibile per lei continuare a esistere in questa dimensione senza causare danni a chi le sta intorno?
Qui interviene la Scienza nella figura di un ciarlatano, topos dello scienziato pazzo, che consultato dice di voler aiutare gli sposini mentre intende solo sfruttare la ragazza per accrescere la sua fama. Lavora così bene che uccide Evelyn o perlomeno così tutti credono perché, in realtà, uccide solo l’ospite alieno che viveva nel corpo della ragazza riportando in vita la sua identità originale. Insomma torna la Evelyn umana che era stata scalzata dall’aliena.
Però c’è un problema, l’umana non conosce James e di certo non intende essere sua moglie, di sicuro non nel modo passionale con cui lo era l’aliena. James per un po’ abbozza, è un gentiluomo e sa perdere. Sta per lasciarla libera quando scatta il penultimo colpo di scena: Evelyn è incinta.
James e l’aliena andavano d’accordo così benone.
Questo gustoso racconto di J. H. Rosny aîné appartiene alla curiosa produzione letteraria di un autore che in realtà è due persone. Dietro questo pseudonimo infatti si nascondono i fratelli Joseph-Henri Honoré Boëx e Séraphine-Justine-François Boëx, partiti come naturalisti e poi passati alla fantascienza e alla letteratura sovrannaturale.
Ne “La giovane vampira” assistiamo a una contaminazione tra due dimensioni: quella umana e quella del vampiro che poi, se lo intendiamo secondo la definizione classica, vampiro non è. Quest’interesse per ciò che la scienza dell’epoca (inizio del 900) ancora non comprendeva, per altre dimensioni, per gli extraterresti, caratterizzerà buona parte della letteratura fantastica di quel periodo con risultato ben più riusciti di questo.
Ma “La giovane vampira” resta comunque un racconto godibile, purtroppo difficile da reperire italiano.