Il protagonista di questa storia è un inglese, porto alla vostra attenzione questa informazione perché è fondamentale per capire perché, in questo racconto, le cose vanno come vanno.
Dicevamo, un inglese a Monaco di Baviera di passaggio (è atteso altrove, ma anche su questo punto torneremo dopo) che si annoia e decide di fare un gita in carrozza.
Il proprietario della locanda in cui alloggia (la locanda Le Quattro Stagioni) dà ordini precisi al cocchiere, torni prima del tramonto, è in arrivo una tempesta e inoltre ci sarebbe quell’altra questione… I due si danno di gomito, si direbbe oggi, e all’inglese la cosa non piace affatto.
Una volta rimasto solo con il cocchiere prova a indagare, si scopre che è la notte di Valpurga e che non c’è da andare a spasso a cuor leggero. Curiosamente la notte di Valpurga è quella precedente il 1 maggio Festa dei lavoratori, coincidenza? Ma! Comunque tornando a noi, si diceva, è pericoloso girare come degli allocchi la notte di Valpurga.
E chi se ne frega? Pensa l’inglese, e insiste per far fermare la carrozza a un incrocio, ha visto un sentiero e vorrebbe percorrerlo.
Ti arrangi, risponde grossomodo, il cocchiere. All’incrocio è sepolto un suicida, presto arriverà una tormenta, inoltre alla fine del sentiero c’è un villaggio disabitato, più o meno…
E qui arriviamo al punto in cui le origini del protagonista sono importanti. Secondo Stoker infatti è proprio il suo essere inglese che spinge il nostro incauto eroe a cacciare il cocchiere e ad addentrarsi da solo nella foresta con l’intenzione di visitare il villaggio maledetto. Non so se sia una critica agli inglesi, ma di certo non ci fanno una bella figura.
Una lunga camminata di due ore si conclude in farsa. Prima scoppia il temporale e lui si ripara sotto le piante, poi il temporale diventa tempesta di neve, il cielo si copre e calano le tenebre. Insomma arriva la notte di Valpurga. E l’inglese è nel bel mezzo del nulla sotto la neve, al freddo e al buio.
Procedendo alla cieca arriva in una radura dove intravede una costruzione curiosa. Una casa? Un riparo? Cos’è? La luce della luna illumina la scena: un mausoleo nel bel mezzo di un cimitero. Di male in peggio, diremmo noi, ma l’inglese non demorde ed esplora il monumento.
Dal tetto del mausoleo spunta un palo di ferro. Sulle pareti trova delle iscrizioni. Scopre che il defunto è una lei e, per la precisione, è la contessa Dolingen di Gratz. Gratz in Styria, specifica l’iscrizione, inoltre scopriamo che la contessa cercò e trovò la morte nel 1801, per dirla in parole semplici, è una suicida. Nel caso non si sappia la tradizione popolare considera i suicidi ottimi candidati per diventare vampiri. Ma passiamo oltre, sul retro del mausoleo un’altra iscrizione destinata diventare famosissima, conosco persone che se la sono fatta tatuare: I morti viaggiano veloci.
La fortuna sorride agli inglesi, infatti comincia a grandinare. Il riparo delle piante non basta più e il protagonista si rifugia nell’ingresso del mausoleo, si appoggia alla porta e involontariamente la sfonda mettendo in scena uno sketch comico veramente ben riuscito.
All’intero scopre il corpo della contessa perfettamente conservato e composto, una sepoltura di gran classe, degna di un’aristocratica, se non fosse per quel palo che dal soffitto scende trafiggendole il petto da parte a parte, in pratica è una specie di farfalla da collezione. Non deve essere un bello spettacolo…
Il palo fa quello che fanno tutti i pali di metallo piantati nel terreno quando c’è un temporale, attira i fulmini. Se ne scarica uno che inceneriste la contessa la quale, benché morta da diversi anni e avvolta dalle fiamme, si alza e grida.
A questo punto interviene una forza misteriosa che scaraventa l’inglese fuori dal mausoleo, ma anche fuori non è che sia al sicuro. Le tombe del cimitero si scoperchiano ed escono i morti. Il nostro protagonista però non ha tempo per congratularsi con se stesso per aver trovato gli abitanti del villaggio maledetto perché perde i sensi.
A salvarlo da una fine tutt’altro che simpatica ci penserà un lupo e l’intervento dei soldati chiamati dal proprietario delle Quattro stagioni.
Tornato a Monaco sano e salvo l’inglese riceve una lettera dal boiardo che l’attende alla fine del suo viaggio. A dire il vero la lettera è per il proprietario delle Quattro stagioni, gli dice di prendersi cura dell’inglese a qualsiasi costo, deve arrivare a destinazione sano e salvo, lui coprirà eventuali spese. Firmato, Dracula.
Questo racconto, nelle intenzioni iniziali di Bram Stoker, doveva aprire il romanzo “Dracula” ma venne poi scartato. Ci sono molte differenze che saltano all’occhio rispetto al famoso romanzo, la formula epistolare qui è assente, l’epicentro dell’azione non è la Transilvania e non è chiaro il motivo del viaggio dell’inglese. Forse si tratta di un prototipo su cui poi verrà plasmato Jonathan Harker, forse era solo un primo tentativo di entrare nel cuore della storia.
La contessa Dolingen di Gratz deve moltissimo alla Carmilla di Le Fanu, in comune hanno la provenienza (la Stiria) e anche il nascondiglio (un mausoleo), curiosamente, anche se il personaggio non verrà ripreso in maniera esplicita da Stoker, è rimasto nel cuore degli appassionati del genere ed è molto noto. Per chi volesse approfondirne la conoscenza consiglio la lettura di “Dracul” di J. D. Barker e Dacre Stoker (un discendente di Bram) in cui si ipotizza la sua parabola in maniera veramente avvincente.