Questa settimana la lettera di Berlusconi è arrivata a Bruxelles. Sembra sia stata sinceramente apprezzata. D’altronde non poteva essere altrimenti. Sicuramente la sua stesura è stata concordata con gli stessi vertici europei che dovevano valutarla (in fondo ne riporto i punti principali). In Italia due punti lasciano perplessi.
Il più controverso è quello sui Licenziamenti facili. A parte che la sua realizzazione non è scontata, poiché innescherà scioperi e contestazioni a non finire, il provvedimento non stimola la creazione di nuovi posti di lavoro, ma si limita a ridurre il costo di quelli già esistenti. Le aziende per aumentare gli utili tenderanno, inevitabilmente, a licenziare i dipendenti più pagati (e spesso più anziani) per assumere giovani meno tutelati e meno retribuiti. I padri perderanno il lavoro a scapito dei figli, e questo mentre l’età pensionabile si allontana sempre di più. Nel complesso le famiglie saranno ancora più povere e precarie. Il lavoro viene considerato una “coperta corta” che non potendo riscaldare tutti, scopre i capifamiglia per favorire i giovani.
L’altro provvedimento contestabile è quello sulle Privatizzazioni. Nonostante un referendum si sia già espresso negativamente al riguardo e nonostante l’esperienza abbia dimostrato come quelle compiute nel passato abbiano smembrato e indebolito le poche grandi aziende tecnologicamente avanzate, facendoci perdere innovazione, ricerca, economie di scala e competitività, si continua su questa strada.
Nella sostanza Confindustria vince su tutta la linea. Attraverso il lavoro a basso costo continuerà a fare profitti senza essere costretta, per essere competitiva, a fare investimenti. E, attraverso le privatizzazioni, gli industriali riusciranno ad impadronirsi di quelle aziende –municipalizzate o partecipate- che di fatto operano in regime di monopolio. Così sposteranno i loro capitali dai settori manifatturieri sottoposti alla concorrenza a quelli garantiti da una posizione monopolistica. In questo modo continueranno a fare profitti elevati a scapito dei lavoratori e, più in generale, della crescita e del futuro del Paese.
I nostri salari sono già tra i più bassi dell’OCSE. Se, consideriamo la sola Europa Occidentale, peggio di noi c’è solo il Portogallo. I salari coreani, tanto per fare un esempio, superano quelli italiani del 50%. Insistere ancora sulla loro riduzione e sulla precarizzazione del lavoro non aiuta a risollevare la nostra economia. Il vero problema dell’Italia – come indica la tabella riportata sotto – è la produttività.
La nostra industria ha sempre tentato di aggirarlo. Durante gli anni Settanta si rendevano i nostri prodotti competitivi utilizzando la leva inflazione/svalutazione, e dal 1997, anno della legge Treu, che introdusse i contratti Co.Co.Co. con cui iniziò l’era della precarizzazione, attraverso la compressione dei salari.
Forse sarà solo una coincidenza, ma la nostra produttività ha iniziato il suo tracollo proprio con l’introduzione di questi nuovi contratti di lavoro senza tutela. Insomma: questa della Confindustria è solo una vittoria di Pirro e a perdere è la competitività del Paese.
- I punti della lettera di Berlusconi. (Fonte sky tg24)
Lavoro: licenziamenti più facili ma incentivi per l’occupazione giovanile e femminile. La lettera del governo italiano prevede una riforma del mercato del lavoro, da attuare entro maggio 2012, che dovrebbe permettere alle aziende licenziamenti più facili in presenza dello stato di crisi. Silvio Berlusconi, intervenendo in televisione, però avrebbe assicurato che i lavoratori licenziati riceverebbero un aiuto dallo stato maggiore di quanto non ricevano oggi. Per i dipendenti della Pubblica amministrazione verrebbe introdotto l’uso della Cassa integrazione e una maggiore mobilità. Sul lato dell’occupazione però viene prevista una stretta più severa sui contratti parasubordinati (oggi spesso usati per “mascherare” lavoratori dipendenti) e una serie di incentivi fiscali e contributivi per favorire i contratti di apprendistato e il lavoro part-time. Previste inoltre misure di credito d’imposta per le aziende che assumono.
Pensioni: in realtà la lettera del governo italiano non annuncia nulla di nuovo e conferma il piano già esistente. Con l’adeguamento della previdenza all’aspettativa di vita, l’età pensionabile sarà, per il 2026, di 67 anni.
Concorrenza: è prevista una maggiore liberalizzazione delle professioni e degli ordini. Le tariffe minime dei professionisti non saranno più vincolati. Più concorrenza anche nei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti e farmacia), che saranno sottoposte a controllo di qualità. Nonostante il referendum la strada indicata è quella delle privatizzazioni dei servizi comunali. Maggiore libertà anche per quanto riguarda gli orari degli esercizi commerciali.
Aziende: Uso della leva fiscale per favorire la capitalizzazione delle imprese. Per le aziende che vantano crediti dalla Pubblica amministrazione, inoltre, è previsto un sistema di certificazione che permetta di scontare i debiti presso le banche. Metà delle risorse annuali non usate dal Fondo rotativo andrà alle Piccole e medie imprese.
Opere pubbliche: nelle prossime dieci settimane sarà stilata la lista dei principali lavori pubblici da avviare immediatamente. Gli appalti saranno gestiti in modo da favorire le piccole e medie imprese. Previsto inoltre un piano di defiscalizzazione per incentivare questo settore.
Patrimonio pubblico: entro il 30 novembre dovrebbe partire un piano di dismissioni delle proprietà dello Stato. Il governo spera di incassare 5 miliardi di euro all’anno per il prossimo triennio. Tra i beni da alienare anche le aziende possedute da regioni ed enti locali.
Istruzione: aumento delle rete universitari (con parallelo aiuto, però, per gli studenti meno abbienti). Il governo, di fronte ai magri risultati delle prove Invalsi, prevede un piano di riorganizzazione delle scuole per il biennio 2012/13. E’ previsto un miglioramento dei salari per gli insegnanti.
Mezzogiorno: è il piano Eurosud, proposto da Giulio Tremonti. Lo Stato intende utilizzare i fondi strutturali previsti per il rilancio del meridione, rivedendo in modo strategico i vecchi piani. I nuovi obiettivi saranno l’istruzione, la banda larga, le ferrovie e l’occupazione. Se non usati l’Italia rischia di perdere questi fondi entro la fine dell’anno.
Riforme: approvazione entro un anno della riforma costituzionale per ridurre il numero di parlamentari, abolire le province e introdurre la riforma federalista.
Giustizia: uno dei punti chiave indicati dalla Ue è la lentezza della giustizia civile. Il governo si impegna a creare entro aprile 2012 presso il Ministero di Grazia e Giustizia un comitato tecnico che studi soluzioni per rendere più veloci le controversie.