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Licenziamenti facili. A chi conviene? Sicuramente non ai lavoratori. Possono essere utili agli imprenditori che avrebbero l’opportunità di liberarsi dei dipendenti più anziani, e quindi meglio retribuiti, per sostituirli con lavoratori più giovani assunti con uno dei contratti a termine senza tutela e senza ammortizzatori sociali. Inutile dire che una norma del genere aumenterebbe la precarietà del lavoro e porterebbe ad un acutizzarsi della tensione sociale. Se veramente si vuole fare una seria riforma del lavoro, bisogna partire da alcuni punti fermi:

1)   il lavoratore non dovrà rimetterci in termini economici;

2)   non dovranno aumentare il numero dei lavoratori precari;

3)   la pensione non dovrà diventare un miraggio irraggiungibile;

4)   diminuzione dei disoccupati;

5)   il futuro del lavoratore non dovrà essere più incerto di quanto lo sia adesso.

Tuttavia è indispensabile che una seria discussione si apra al più presto sui contenuti e l’opportunità di questa riforma, sia per tentare di dare una risposta ai giovani disoccupati/precari, sia per evitare che, fra qualche mese, spinti dall’urgenza, si approvi una legge peggiore di quella Treu del 1997, che introdusse il lavoro temporaneo senza prevedere garanzie per la tutela dei nuovi lavoratori flessibili.

Una maggiore facilità di licenziamento potrebbe essere accettata in cambio di una delle seguenti contropartite:

1)   Un sussidio garantito per tutti coloro perdano il posto di lavoro.

2)   Un fortissimo aumento del costo del lavoro temporaneo. Ad esempio, un lavoratore a progetto dovrà costare due o tre volte di più di uno a tempo indeterminato.

Inoltre, sarebbe utile stimolare la nostra produttività con una legge che obblighi le aziende a reinvestire in formazione, ricerca e/o ammodernamento i profitti oltre il 5%.

La riforma per “ammodernare” il mercato del lavoro dovrà essere articolata in modo che gli eventuali sacrifici siano ripartiti in misura equa fra lavoratori, imprenditori e Stato.

Solo in questo modo si consolideranno la coesione sociale e l’unità nazionale necessarie per superare questi momenti di difficoltà.

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Redazione

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francesco 2 Novembre 2011 - 9:47

ci riusciremo , ma, soprattutto, chi ci riuscirà?

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