La parabola, che spero breve, del Movimento 5 Stelle ha raggiunto in questi giorni l’apice. L’esperienza politica di questo movimento popolare capeggiato da un comico milionario (Beppe Grillo) e sponsorizzata da un guru del marketing (Gianroberto Casaleggio) a mio parere è stata ed è l’ennesima presa in giro dell’elettorato più ingenuo (quasi 9 milioni di elettori). In questa fase convulsa di consultazioni per la formazione o meno di un governo di centro sinistra, schieramento che – lo ricordiamo a chi ha scarsa memoria – ha raccolto la maggioranza dei voti ed è nell’impossibilità di formare una maggioranza solida solo ed esclusivamente a causa dell’infame legge elettorale firmata da Roberto Calderoni.
Si potrà obiettare, a ragione, che il Pd, durante la parentesi di governo tecnico guidata da Mario Monti, non ha saputo o voluto riformare il “Porcellum” e ora ne paga le conseguenze. Di certo però non si può negare che quell’ingenua arroganza il Partito Democratico la stia pagando a carissimo prezzo. Di contro invece siamo costretti tutti i giorni dall’insediamento del Parlamento ad assistere alle pantomime dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle che hanno un mandato limitato al regolamento del movimento imposto dai vertici (sempre Grillo e Casaleggio), e non hanno l’autonomia e l’indipendenza per poter decidere qualsiasi cosa senza consultare prima i loro leader.
Come si può giudicare il paradosso di un movimento che si dichiara democratico, anzi, il più democratico e questo solo perché fa un ampio uso delle piattaforme tecnologiche fornite di Internet (un blog e il social network Meetup) e poi deve rispondere di ogni iniziativa ai padrone del blog (Casaleggio e Grillo) su cui il movimento si esprime? Alla base di tutto c’è sicuramente il fallimento della politica tradizionale che non ha saputo (o voluto) dare risposte alle problematiche della gente comune, dall’altra c’è molta dabbenaggine. Molti punti del programma elettorale del M5S sono difficilmente realizzabili, per non dire irrealizzabili (potenziamento e riduzione dell’impatto ambientale delle centrali termoelettriche esistenti, abolizione delle scatole cinesi in Borsa, vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale, disincentivi alle aziende che generano un danno sociale), sono studiati ad hoc per accalappiare gli allocchi. Facendoci caso però, nessuno dei punti previsti dal programma del M5S lede o scalfisce gli interessi commerciali di Grillo e Casaleggio. Quali interessi?
Il blog di Beppe Grillo, secondo i dati forniti da Alexa, mobilita un traffico di circa 175 mila viste al giorno. Il Sole 24 Ore stima per il sito Beppegrillo.it un fatturato annuo che si aggira tra i 5 e i 10 milioni di euro. Secondo altri osservatori (Webnews) il ritorno economico del blog di Grillo andrebbe rivisto al ribasso in circa 1 milione di euro all’anno più altri ricavi. Da dove arrivano i soldi? Principalmente dagli inserzionisti pubblicitari che pagano molto bene lo spazio web fornito dalla Casaleggio Associati, i gestori del blog di Beppe Grillo. Ai ricavi diretti provenienti dal web vanno aggiunti quelli ottenuti dalla vendita di libri e prodotti correlati al fenomeno Movimento 5 Stelle. Insomma, a voler ben vedere c’è chi ci guadagna parecchio dallo scontento della gente e, per mantenere alto il livello di guardia e l’attenzione verso il blog e le altre fonti di reddito di cui abbiamo scritto, non può permettersi di opporsi alla crisi. Ecco spiegato il niet ostinato del M5S a tutte le proposte di governo fatte dal centrosinistra. Più crisi, più rabbia sociale, più rabbia sociale più attenzione al Movimento 5 Stelle, più attenzione al Movimento 5 Stelle più soldi per Grillo e Casaleggio. Naturalmente i due fondatori del movimento negano tutto, loro lo fanno perché amano l’Italia e gli italiani.
È talmente fumoso il rendiconto della gestione dei redditi del Movimento 5 Stelle che fanno sorridere (per non dire di peggio) gli appelli di Grillo alla trasparenza totale dei finanziamenti dei partiti o nelle amministrazioni delle aziende e delle banche. Non è ben chiaro chi lavori per chi: se Grillo per Casaleggio o viceversa. L’unica cosa chiara è che gli utenti del blog di Grillo lavorano gratis per entrambi e in cambio non ricevono altro che dei “signor no” in Parlamento e tante proposte di governo irrealizzabili. La responsabilità a cui Pierluigi Bersani ha richiamato il Movimento 5 Stelle non è nel Dna del movimento perché intralcerebbe gli affari dei manovratori. A queste cose dovrebbero pensare gli elettori del Movimento 5 Stelle alla prossima tornata elettorale che, se dipendesse dagli eletti che hanno mandato in Parlamento, sarà molto presto.
2 commenti
Che articolo ridicolo, ovviamente è tutto per arricchire grillo. Che coglioni, la vecchia politica forse riusciranno a farla sparire, ed il vecchio giornalismo?
Tanto per cominciare samantha la informo che qui non è tollerato il turpiloquio, il suo commento passa solo perché è il primo e noi desideriamo comunque tentare un confronto. Ma, se non cambia linguaggio, questo commento sarà anche l’ultimo che fa su Medeaonline.
Si tranquillizzi la “vecchia politica” non sparirà affatto, mi pare si sia perfettamente reincarnata nei meccanismi del M5S che, per molti versi, mi ricorda il fascismo dei primi tempi tanto apprezzato anche dall’onorevole Roberta Lombardo. Il padrone ordina e i camerati eseguono. Non lo sosteniamo noi, lo sostiene l’Anpi ma forse per voi anche i partigiani sono qualcosa di vecchio di cui bisogna sbarazzarsi.
L’accusa di vecchio giornalismo la rimandiamo al mittente perché dimostra solo la sua ignoranza, si informi prima di dire certe baggianate su un magazine di volontari che lavora da anni solo ed esclusivamente per passione e per amore del confronto.
Al contrario di quanto ha fatto lei, che se la cava con l’insulto facile, nell’articolo ho argomentato la mia tesi, anzi, le dirò di più, il suo intervento riconferma tutto l’impianto.