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Anche chi è abituato a passare a fianco del Louvre con noncuranza, nel percorso che ogni giorno lo porta da casa al lavoro, non può che pensare con rispetto e riverenza alle sue sale. E questo è tanto più vero quando ci si trova di fronte a una mostra che raccoglie, in modo così ampio ed esaustivo, opere d’arte provenienti da tutti i più importanti musei del mondo per spiegare le origini fiorentine dell’umanesimo. “La primavera del Rinascimento”, curata da Beatrice Paolozzi Strozzi e Marc Bormand, già presentata a Palazzo Strozzi, é ora aperta al Museo del Louvre fino al 6 gennaio 2014. Un’esposizione ambiziosa, che intende mostrare quell’alchimia unica che ha portato la città di Firenze tra il 1400 e il 1460 a sperimentare, attraverso la pittura, la scultura e l’architettura, un linguaggio nuovo, divenuto fondante per il proseguo della civiltà occidentale.

Provoca un’emozione rara, un fremito che viene dal profondo, entrare nella Hall Napoléon, l’ala che ospita questa mostra, e trovarsi di fronte a opere celeberrime di Donatello, Brunelleschi, Luca della Robbia, Ghiberti, Andrea del Castagno, e di quella moltitudine di artisti che, coralmente, hanno saputo trasformare in mezzo secolo la cultura medievale in cultura moderna. Dove per “moderno” s’intende la coscienza, percepita da una generazione intera, di trovarsi di fronte a nuove forme ispirate all’antico, ma soprattutto di partecipare alla costruzione di una civiltà fondata sulla reinterpretazione di un sentimento totalizzante: l’umanesimo. Questa fu la reale novità, e fu la base di tutta l’evoluzione successiva. Non possiamo spiegare i concetti di bellezza, democrazia, diritto, scienza, ricerca, geometria, urbanistica, economia (in breve: individuo, stato e curiosità), se non passando dalla rivoluzione che Firenze sperimentò per prima tra le città-stato italiane, in quella prima parte del Quattrocento.

La mostra propone opere che di solito sono riunite solo nei libri di testo e che, in questa occasione, come per incanto, ritroviamo in un unico luogo. Il percorso inizia con i maestri che hanno preceduto di poco il Rinascimento, da Nicola e Giovanni Pisano ad Arnolfo di Cambio, Giotto, Tino di Camaino, per giungere all’alba del XV° secolo, in cui due eventi hanno segnato l’inizio della nuova Era: il concorso del 1401 per la Porta del Battistero e il concorso del 1418 per la cupola della cattedrale. La mostra ospita le opere che hanno fatto questa rivoluzione: le formelle di Brunelleschi e del Ghiberti per il Battistero e l’originale modello ligneo della cupola di Santa Maria del Fiore. Accanto, troviamo le altre grandi tappe di questa rivoluzione, dallo stiacciato di “San Giorgio e il drago” per Orsanmichele agli “Spiritelli” per la cantoria della cattedrale e il “San Luigi di Tolosa” di Donatello, dalla pittura scultorea di Andrea del Castagno (“La Trinità e santi”, 1454) alla ritrattistica di Mino da Fiesole (busto di Giovanni De Medici, 1455 circa) e Desiderio di Settignano (“Marietta Strozzi”, 1464 circa),  sino agli studi per le statue equestri, segno della ricerca di nuovi valori civici per una civiltà in pieno mutamento. Su tutto, ritroviamo i grandi progetti d’architettura che hanno trasformato la Firenze medievale nel modello di riferimento delle città moderna, con i palazzi delle famiglie notabili a formare il contorno di uno spazio urbano misurabile e razionale. Tra questi: Palazzo Strozzi, di cui la mostra espone il modello ligneo originale.

Un unicum culturale che ha saputo conciliare arte e letteratura, politica e capitalismo, paganesimo e cristianesimo, il mondo antico con le nuove istanze democratiche cittadine. Ne è testimone Benedetto Dei (1418-1492), uomo di fiducia della famiglia De Medici e autore di una Cronaca fiorentina, in cui vengono elencate le ragioni che rendono la città toscana il modello da seguire. “Firenze è bella per sette cose, ed è dotata di ciascuna di esse, e non si può chiamare perfetta quella città che non le possiede tutte e sette. Innanzitutto, vige la libertà assoluta; la seconda è la popolazione prospera e ben vestita; la terza è il fiume d’acqua dolce che passa nella città con i mulini nel suo letto; la quarta è la signoria della città e dei castelli e delle terre e della popolazione; la quinta è lo studio del greco e del calcolo; la sesta è l’insieme delle arti e delle loro professioni; la settima e l’ultima sono le banche e le imprese sparse nel mondo intero, che la rendono somigliante a Venezia o Milano o Genova o Napoli o Siena”.

Leggere queste parole, pensando alla Firenze allargata che oggi chiamiamo Italia, provoca rabbia e indignazione.

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LA PRIMAVERA DEL RINASCIMENTO
26 settembre 2013 – 6 gennaio 2014
Musée du Louvre, Parigi
Orari: tutti i gg (tranne mar), 9-18. In notturna, mer e ven fino alle 21.45
Articolo scritto in collaborazione con mostreinmostra.it
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Firenzeparigirinascimento
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Paolo Magri

Dopo aver peregrinato per la facoltà di lettere e filosofia in quel di Pavia, si laurea in architettura al Politecnico di Milano con una tesi sulla forma urbana e le identità dei luoghi. Nel 2005 fonda, insieme ad Andrea Cattaneo, Medea. Dal 2006 scrive di arte sulla rivista nazionale “ARTEiN”. Vive e lavora a Parigi, città che ama e a cui lo lega lo spirito eterno delle avanguardie artistiche che si aggira ancora nei suoi vicoli.

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