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Una vignetta di Mauro Biani

Berlusconi non si smentisce mai, anzi lo fa continuamente. Prima dice di voler utilizzare le forze dell’ordine per sedare quella che, a suo avviso, è una manifestazione violenta. Poco importa se a protestare e a occupare non sono i cattivi extracomunitari e gli stranieri – capro espiatorio di tutto per questa maggioranza –, ma i professori italiani, i figli degli italiani e, in alcuni casi, persino le mamme italiane. Forse, dopo essersi reso conto di cosa aveva detto, nella sua migliore tradizione (mutuata dalla peggiore farsa da Bagaglino), nega tutto e si dissocia da se stesso. A nulla valgono le registrazioni audio e video, i testimoni oculari, tutto inventato dai giornali che, a suo dire, orchestrano una rivolta in combutta con gruppi di facinorosi di sinistra. Ma nelle scuole e nelle università la distinzione destra sinistra oggi come oggi conta molto poco, dato che per entrambi gli schieramenti la sentenza è univoca: smembramento e privatizzazione. Proprio oggi che Confindustria chiede aiuti statali a pioggia su tutte le imprese (e non solo sulla Fiat, come lamenta la Marcegaglia) e la banche sembrano aver smarrito la propria identità, lo Stato fa cassa tagliando il pubblico a cominciare dall’istruzione. Un paradosso? La versione berlusconiana del socialismo? No, semplicemente l’ultima colossale truffa ai danni del contribuente, del lavoratore e dello studente. Tutto nella testa del gran manovratore quadrava: togliamo ai poveri e diamo ai ricchi. Peccato non aver pensato a dove sarebbero andati tutti i poveri, a cosa avrebbero fatto privi di un lavoro, di istruzione e della possibilità di avere un futuro. Berlusconi è palesemente infastidito da questo impiccio, vorrebbe levarselo dalle scatole con una boutade delle sue, ma non ci riesce. Incomprensibile per lui l’idea che si possa liberamente protestare contro il suo operato senza essere per forza del delinquenti comunisti. Del resto i limiti della sua visione fantozziana della società sono sempre stati questi: l’Italia come azienda, gli italiani come dipendenti che – sostanzialmente – devono obbedire al padrone e tutti quelli che si ribellano sono da demonizzare. Nei prossimi giorni quindi assisteremo alla classica ritorsione nei confronti dei giornali (quelli veri), dell’opposizione, dei comitati studenteschi, dei sindacati e di chiunque osi pensarla diversamente da lui. Questa è l’Italia del pensiero unico – il suo – resta tutto da capire se la maggioranza degli italiani si sia stufata di dire sempre «sì signore» e di chinare il capo. Gli studenti, a quanto pare, hanno già deciso da che parte stare. È buffo, ma in questo Paese, sono i più giovani a dover mostrare di aver coraggio perché tutti gli altri – vigliacchi e omologati ormai per lunga abitudine – preferiscono non rischiare.

2008-2010la scuola si ribella
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