Usciamo, non usciamo, usciamo ma così, usciamo ma cosà. L’esito del referendum del 2016 sulla Brexit, vinto dal “leave” con un piccolo margine, aveva gettato il Paese in un caos politico e amministrativo senza precedenti. Dopo aver esplorato tutti i possibili tentativi di uscita, gli inglesi si sono accorti che tutto sommato era meglio rimanere nell’Unione Europea.
Manifestazioni di piazza, raccolte di firme, petizioni, alla fine il remain si è imposto sulla lunga distanza piegando le resistenze dei Conservatori in Parlamento che, fino all’ultimo, avevano tentato di portare a casa un accordo vantaggioso per il Paese, un accordo impossibile da ottenere.
La crisi di governo, consumatasi nella giornata di ieri lontana dai riflettori, era inevitabile e si è conclusa con le dimissioni del primo ministro Theresa May. Come previsto in questi casi ci saranno elezioni anticipate, che si svolgeranno presumibilmente in giugno, nel frattempo però una nuova maggioranza trasversale a Westminster ha revocato la richiesta inglese di applicare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona che consentiva al Regno Unito di abbandonare l’Unione Europea.
A Bruxelles la notizia è stata accolta come un trionfo. Nessuno dei Paesi membri si è opposto e, a quanto pare, l’incubo dell’incertezza è finito. Nella notte sono previsti festeggiamenti a Londra e nelle principali capitali europee.