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MILANO – POLITECNICO. Giorno dell’Innaugurazione del 146° Anno Accademico – 3 Novembre 2008 (dal sito studentipolitecnico.it).

Sia Ballio, il Rettore, che Brivio, presidente del consiglio degli studenti, hanno fatto due discorsi di forte critica verso i tagli all’università che andrebbero ascoltati e letti. All’esterno: cori e striscioni di Lista Aperta (studenti di destra – n.d.c.) sostengono il Rettore e indicano proposte per la riforma universitaria. I rappresentanti della Terna Sinistrorsa (studenti di sinistra – n.d.c.) si sono uniti alle proteste di tutte le altre componenti dell’ateneo indossando anche il logo dell’arancia (vedi blog legge133). Fuori dal campus gli studenti del Poli in mobilitazione hanno tenuto un evento culturale osservati da un sovradimensionato spiegamento di forze dell’ordine che ha invaso la Bovisa. Sui giornali leggerete solo del rappresentante di Azione Universitaria membro del senato accademico che ha esposto un cartello in caratteri (diciamo futuristi) che parla dei “professori baroni”.

146° INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO – Discorso di Mario Brivio, rappresentante degli studenti.

Magnifico Rettore, Autorità presenti, professori, personale del Politecnico, studentesse e studenti, signore e signori: un saluto ed un ringraziamento per l’opportunità che mi è data, in tempi non facili per l’Università, di esprimermi a nome degli studenti. E’ la dimostrazione che la centralità dello studente qui non è considerata una vuota formalità, ma un’aspirazione sincera cui tendere anche con fatica, poiché essa è presupposto per la crescita di ogni Ateneo.

In questo inizio di Anno Accademico guardiamo senza illusioni al contesto in cui il Politecnico si trova ad operare: se fino a ieri dovevamo fare i conti con un sottofinanziamento strutturale, con una città non sempre in grado di rispondere alle necessità di un polo universitario, e con un pregiudizio fortemente radicato nell’opinione pubblica, che vede il sistema universitario come un costoso carrozzone dal basso rendimento, oggi anche le politiche perseguite dal Governo ci dicono che l’Università non è da considerarsi strategicamente rilevante ai fini dello sviluppo del Paese; l’idea che i Politecnici debbano costituire la spina dorsale per rilanciare l’Italia nel mondo e che la ricerca e lo sviluppo coltivati in questo Ateneo siano motori della crescita è negata.
Da studenti non possiamo che condannare i provvedimenti che interessano l’Università e che penalizzano così pesantemente il Politecnico.

Sono note le necessità legate agli obiettivi di bilancio e spesa pubblica dello Stato, tuttavia appaiono del tutto incomprensibili i criteri che, non tenendo in nessuna considerazione il merito, hanno portato al taglio indiscriminato delle risorse per gli atenei. Tali criteri penalizzano tanto le università caratterizzate da inefficienze nell’amministrazione e da una scarsa qualità della didattica e della ricerca, quanto il Politecnico di Milano, ateneo riconosciuto internazionalmente per la qualità dei servizi e per i meriti nell’ambito della ricerca tecnica e scientifica, caratterizzato da un bilancio solido e dall’efficienza della sua amministrazione.

I tagli effettuati anche a danno del Politecnico appaiono tanto più incomprensibili in una nazione dall’elevato deficit nella formazione tecnica e scientifica, quale è l’Italia.
In diverse occasioni, negli anni passati, attraverso scelte responsabili ed impopolari noi studenti ci siamo fatti carico della riduzione delle risorse che lo Stato ha investito nel Politecnico incrementando significativamente la contribuzione, al fine di mantenere invariata la qualità del servizio erogato; alla luce dei nuovi tagli previsti, più che mai ingenti, rivolgo a voi la stessa domanda che in ciascuna occasione ci siamo posti: è giusto che gli studenti facciano propri gli oneri del mantenimento di un Ateneo, a fronte di uno Stato che ne promuova il degrado?

La nostra generazione sarà chiamata a rimediare a molti danni prodotti dalle generazioni che l’hanno preceduta: questo è vero per ogni generazione, ma per la nostra lo è particolarmente. In passato il nostro Paese si è spesso dimostrato refrattario alla pianificazione; ancora oggi essa è trascurata in troppi settori, ed i governi rincorrono emergenze di ogni genere, per far fronte alle quali ricorrono impropriamente alle poche risorse rimaste integre, compromettendole.

La nostra speranza è che al Politecnico di Milano non sia riservata la stessa sorte: per questo Ateneo pretendiamo la dovuta lungimiranza, ed in mancanza di un progetto di riforma organica e compiuta per l’Università Italiana, chiediamo almeno di non essere posti nella condizione di doverci difendere dai provvedimenti adottati dallo Stato nei nostri confronti. Chiediamo regole certe, per poter pianificare il nostro futuro. Gli studenti si adopereranno affinché questo Ateneo, malgrado tutto, prosegua nella realizzazione di quel progetto che si costruisce e si rinnova attraverso una ricerca in grado di attrarre giovani da tutto il Paese come dall’estero, ed una didattica capace di formare persone che posseggano il bagaglio scientifico, tecnico, etico e culturale necessario per porsi nella Società come fautrici del cambiamento e del progresso.

Questa università continuerà in ciò che fino ad oggi è riuscita a fare meglio di ogni altra università italiana; certamente sarà necessario rivedere le linee di sviluppo, i tempi ed i modi per conseguire gli obiettivi fissati, ed i risultati saranno evidentemente diversi, ma la sua missione non deve cambiare.

Riconosciamo il grande sforzo collettivo sostenuto per portare il Politecnico a competere con le migliori università tecniche d’Europa; come studenti siamo disposti a rinnovare il nostro impegno nel comune intento, se necessario rinunciando a qualcosa. Quello a cui non siamo disposti a rinunciare è ciò che a nostro avviso costituisce la vera ricchezza dell’Ateneo e che è fonte del suo prestigio e del suo successo: le persone; siano esse docenti, ricercatori, dottori di ricerca o tecnici dell’amministrazione.

Non mancheremo di sollecitare continuamente l’Ateneo, le istituzioni locali e nazionali sul tema della qualità nella didattica; e della crescita dei servizi, chiamati anche a sopperire alle carenze di una città che può dirsi universitaria nei numeri ma non nei caratteri: in tal senso auspichiamo che dall’Expo possa venire una certa attenzione alle necessità dei poli universitari. Sebbene anche i fondi destinati alle borse di studio siano decurtati dalla legge finanziaria, insisteremo in particolar modo sul Diritto allo Studio, poiché in un Ateneo che fondi il proprio operare sul merito non può non esservi uguaglianza nelle opportunità.
Perché è sul merito che si costruisce la nostra idea di Università: esso rappresenta il miglior modo per conciliare giustizia sociale e sviluppo.

Chiediamo che il valore del merito sia riconosciuto e promosso innanzitutto tra gli studenti, attraverso la serietà della didattica, ma anche tra docenti e ricercatori, rendendo trasparenti i processi di selezione e l’operato nella didattica e nella ricerca. In tal senso riteniamo utile esplicitare i diritti ed i doveri degli studenti così come quelli degli insegnanti.

Strumento indispensabile per il corretto funzionamento di un sistema meritocratico è la valutazione: questa deve essere applicata per elevare la qualità della didattica e per ribadire la responsabilizzazione del ruolo sociale della docenza universitaria, ma anche per migliorare un sistema di ripartizione delle risorse che valorizzi efficienza e qualità dell’insegnamento e della ricerca. Tale strumento non è da intendersi come vincolo, o peggio, come condizionamento di un libero insegnamento, ma come un’occasione per portare la didattica, già oggi di buon livello, ad una crescita complessiva tramite l’innesco di un meccanismo virtuoso: per questo è necessario che ciascuno si metta in discussione.
Coerentemente chiediamo che anche lo Stato non si attardi oltre ad avvalersi di un adeguato strumento di valutazione degli atenei, affinché il merito sia assunto come principale parametro per il finanziamento delle università, poiché il sistema vigente è ormai insostenibile. Per anni il Politecnico di Milano, in competizione con le migliori università tecniche d’Europa, ha trainato gli altri atenei italiani; un’ulteriore sottrazione di risorse fermerebbe questa sua corsa a danno di tutta la nazione.

In questa sede infine voglio rivolgermi agli studenti: la bassa percentuale di voto nelle ultime elezioni studentesche è soltanto l’ultimo sintomo di un progressivo disinteresse verso la politica universitaria e verso tutto ciò che apparentemente non riguarda il percorso formativo proprio di ciascuno. Spesso le richieste di aiuto che giungono dagli studenti ci parlano di individui che hanno perso la consapevolezza di far parte di una comunità strutturata, non priva di regole e di un’etica. Per molti di noi gli anni dell’università si esauriscono nei calcoli relativi ai crediti, ai tempi ed ai voti necessari per conseguire la laurea.

Ma l’Università non può essere solo questo. Essa è innanzitutto una comunità umana e scientifica, di insegnamento e ricerca. Il suo compito è quello di promuovere un innalzamento del livello di conoscenza della nostra civiltà, ed il nostro non è quello di primeggiare sugli altri: è diritto e dovere di ognuno di noi quello di apprendere e di esprimersi al meglio delle proprie possibilità, esercitando il libero pensiero ed il senso di responsabilità sociale che deriva dall’essere persone, cittadini e studenti.
In molte università, soprattutto all’estero, gli studenti hanno un ruolo primario nel funzionamento dell’ateneo: in Italia questa cultura deve essere ancora conquistata, tuttavia è mia convinzione che oggi la differenza tra un’ottima scuola, qual è il Politecnico di Milano, ed una scuola di eccellenza dipenda anche dall’impegno profuso dagli stessi studenti tanto negli studi quanto nella vita collettiva.

Sarebbe per me più facile fare appello alla partecipazione necessaria in un momento meno difficile per l’Ateneo e per il Paese, ma è proprio quando le cose vanno male che c’è più bisogno di Politica, intesa nel senso più alto del termine, e di impegno civile. C’è ancora molto da fare, ed un impegno ancor più partecipato non può che giovare agli studenti ed alla nostra Università.

Giunto alla conclusione, i ringraziamenti: a quei docenti che si dedicano al proprio lavoro con passione e dedizione, spesso ben oltre il dovuto; al personale tecnico amministrativo, ugualmente impegnato in un lavoro indispensabile per la vita e la crescita dell’Università. Un particolare ringraziamento infine a chi ha creduto nell’importanza del continuo confronto con gli studenti, a chi ha messo noi rappresentanti nella condizione di svolgere al meglio il nostro ruolo, e a chi continua  a credere in questa istituzione e la sostiene nei fatti, senza risparmiare lavoro e fatica.

Grazie e a tutti buon lavoro.

Scritto da Mauro Brivio | lunedì 03 novembre 2008

Fonte: studentipolitecnico.it


2008-2010la scuola si ribella
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