Crocevia di popoli, lingue culture. La Cina è un posto magico magico che attrae sotto tutti questi diversi aspetti. Ma con la visita della città di Xi’an credo si passi un confine, uno spartiacque fra tutto ciò che di orientale si vede o si crede di incominciare a conoscere e la mediterraneità più pura: una medina marocchina che, lungo la via della seta, si è trovata il suo posto nella storia millenaria di un Paese che non finisce di stupire.
Si cammina nella città vecchia, all’interno delle mura che ancora sono ben conservate, perché la città si trova in una zona dal clima mite, tanto che la sua popolazione vive e si mantiene grazie alla risorse dell’agricoltura: il grano, l’uva, le pesche e le origine. Si osserva, con occhio che crediamo abituato, la marra di bancarelle cinesi che vendono il loro artigianato, braccialetti di smalto lavorato, sciarpe di seta, collane di giada. E poi improvvisamente ci si infila in un cunicolo ed è subito la medina di Fes, il caos di Casablanca, le spezie officinali di Marrakesh, venditori urlanti che ti propongono pane arabo o datteri speziati, donne dai tratti orientali con lo shador che camminano un passo dietro al marito, uomini con il tradizionale fez marocchino.
Si rimane ammutoliti di fronte a tale scenario, quasi fosse una porta spazio temporale che ti ha teletrasportato in un altro mondo e in un’altra epoca, sensazione che raggiunge lo straniamento quando ci si trova davanti alle porte della grande Moschea musulmana, la più antica della Cina e l’unica aperta al pubblico non musulmano. Dentro si viene accolti da un silenzio irreale, davanti agli occhi i tetti tipici cinesi e i colori dei tempi buddisti ma le iscrizioni sulle colonne sono in cinese e arabo che, come si può immaginare, sono due lingue lontanissime fra loro, e i fedeli praticano le abluzioni rituali proprie della loro fede PARLANDO in arabo.
Vedono la nostra guida e scambiano qualche parola con lei in cinese in tempo reale, e la loro parlata sembra piu’ aspra: un cinese che ha assorbito le acutezze e la ruvidita’ dell’arabo urlato dai venditori ambulanti nelle strade. Se si chiudono gli occhi si è catapultati al tempo della via della seta. Chiedo alla guida qualcosa in più su questa moschea, perché la situazione mi affascina e mi spiega che l’Islam e’ stato introdotto in Cina dai mercanti Arabi durante la dinastia Tang, in un’epoca paragonabile al nostro Rinascimento e che gli arabi sposarono molte donne della dinastia Han, la più diffusa etnia cinese. Ecco il motivo di tale connubio fra oriente e occidente. Altro che differenze regionali! Penso: qui i contrasti culturali sono diventati legami di sangue indissolubili e l’eleganza orientale danza tutt’oggi negli occhi scuri e sapienti di questo popolo intrecciato nei mille fili della storia.