Siamo in ottobre del 2011. Due anni fa, nel gennaio 2009, Medea vi proponeva una lista di aziende in crisi, a dimostrazione di un sistema, quello italiano, che purtroppo già arrancava. Era il tempo in cui il governo Berlusconi negava ogni forma di declino e affermava che l’Italia reagiva alla crisi meglio degli altri paesi europei. Rivediamo insieme quel drammatico panorama e rendiamoci conto di quanto il percorso verso la deindustrializzazione del paese fosse già drammaticamente tracciato.
Secondo l’Istat, nel solo anno 2009 sono andati persi 508 mila posti di lavoro. Ma nelle statistiche ufficiali non figura chi lavorava in nero o con partita Iva. I telegiornali ci hanno abituato ad aziende che chiudono, operai incatenati, occupazioni, cortei. Conosciamo le difficoltà di:
Fiat, Termini Imerese chiude nel 2011, mentre a Pomigliano i lavoratori sono in Cassa integrazione da oltre due anni (vedremo ora quanto accadrà con la New Co.);
Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), 400 ricercatori rischiano di non vedersi rinnovare i contratti;
Alcoa rischia la chiusura, 2000 lavoratori andrebbero a casa;
Agile – Omega rischia la chiusura, 2000 lavoratori rimarrebbero senza lavoro;
Nortel azienda smembrata e venduta a pezzi, 28 lavoratori licenziati;
Yamaha, 66 lavoratori a rischio;
Ansaldo Breda, un piano di ristrutturazione prevede 600 esuberi;
Nokia Siemens, 600 lavoratori a rischio.
Merloni, 1600 lavoratori in cassa integrazione su 2000;
Iris, l’azienda ha chiuso, 780 dipendenti in mobilità.
Ovunque macerie
Nulla si sta salvando.Né la grande industria, né le Pmi, né i distretti industriali. La causa, però, non va ricercata solo nella grave crisi mondiale. La decadenza italiana e iniziata negli anni Settanta, quando i grandi complessi industriali hanno cominciato a puntare sulla svalutazione della lira anziché sull’innovazione. Lentamente, colossi come Montedison (chimica), Olivetti (informatica), Italsider (siderurgia) sono scomparsi. La Fiat sta ridimensionando la sua presenza sul nostro territorio. Rimangono solo Eni, Enel e Telecom, che sono di origine pubblica.
Le Pmi e i distretti industriali sono troppo piccoli
Non hanno risorse sufficienti né per la formazione altamente professionale, né per finanziare la ricerca. Le nostre punte di eccellenza sono quasi a livello artigianale. Riescono a crearsi delle “nicchie” nel mercato globale, ma non hanno la forza per dominarlo e indirizzarlo. Non siamo, ancora, riusciti a realizzare una nuova economia, fatta di servizi avanzati, bio e nano tecnologie, informatica, elettronica, ricerca tecnologica, fonti rinnovabili. Raramente siamo in grado di fornire soluzioni e competenze di altissimo livello.
Un Paese arretrato
Mentre altri Paesi sono già entrati nell’economia della conoscenza e della creatività, noi siamo immobili. Bloccati da clientelismo, malaffare, inefficienze, interessi malavitosi, ottusità e miopia politica. I nostri ricercatori devono andare all’estero. Le nostre aziende assumono pochi laureati. Per sopravvivere siamo costretti a fronteggiare la concorrenza globale con precarietà del lavoro, bassi salari, delocalizzazione.
La ripresa che non arriva
Intanto, mentre aspettiamo che arrivi la ripresa, il nostro tessuto produttivo continua a sfaldarsi. Secondo il 43° Rapporto sulla situazione sociale del Paese realizzato dal Censis, “nel corso del 2009 il sistema manifatturiero italiano ha registrato una flessione di più del 10% della produzione, del 24% delle esportazioni, dell’1% nel numero di imprese”, che a metà anno erano già 4000 in meno.
La conta dei morti
Di seguito, riporto una lista di aziende in crisi, seppure molto parziale, appare fitta e terribile come le croci di un cimitero militare.
- Yamaha di Lesmo
- Fiat Mirafiori
- Fiat Pomigliano
- Fiat Termini Imerese
- Fincantieri Castellammare
- Fincantieri Palermo
- Fincantieri Ancona
- Fincantieri Muggiano
- Fincantieri Sestri Ponente
- Fincantieri Monfalcone
- Agile/ex Eutelia di Roma, Napoli, Pregnana Milanese
- Sirti istallazioni telefoniche di Torino, Milano, Treviso, Bologna, Roma, Napoli, Palermo
- Trafilati Martin di Cuneo
- Alcoa Fusina
- Alcoa Portovesme
- Antonio Merloni di Fabriano e Nocera Umbra
- Tenaris di Dalmine e Piombino Rothe Erde di Brescia
- Alfa di Arese
- Mahle di Volvera
- CNH di Ancona
- Sevel di Lanciano
- Alupex Alupieve di Pieve Emanuele
- Answers di Pistoia
- Radificil di Pistoia Phonemedia di Novara
- Ansaldo Breda di Pistoia e Napoli
- Piaggio di Pontedera
- Honegger di Bergamo
- Schneider di Bergamo
- Donora di Bergamo
- Sabil di Bergamo
- Texfer ex Legler di Bergamo
- Tessival di Bergamo
- Filatrice di Capriate
- Promatech di Bergamo
- Linificio e Canapificio Nazionale di Villa D’Almè
- Radici tessuti di Bergamo
- Brandt Italia ex Ocean di Verolanuova
- Ideal Standard di Brescia
- Federal Mogul di Desenzano
- Cometal di Brescia
- Mac-Iveco di Brescia
- Tessival di Ghedi
- Marzoli di Palazzolo sull’Oglio
- Glaston di Bregnano
- Giardina di Como
- Ratti di Como
- CLM di Como
- Eridania di Casalmaggiore
- Saco di Lecco
- Guzzi di Lecco
- Ghilardoni cilindri di Lecco
- Rompani di Lecco
- Grembo di Lecco
- MDG di Lecco
- Ferretti di Forlì
- Stylepack di Olginate
- Johnson control di Lodi
- Riello caldaie di Lodi
- Akzo nobel di Lodi
- Paganelli Cinisello Balsamo
- Lares e Metalli preziosi di Paderno Dugnano
- Ercole Marelli Power di Sesto San Giovanni
- Bayer Milano
- Roche Milano
- Bracco Milano
- Nokia Siemens network Milano
- Nortel Italia Milano
- Electa Spa Milano
- Italiana alimentari Milano
- Ex-Celestica di Vimercate
- Cartostrong di Monza
- Interfila di Limbiate
- Borghi trasporti di Vimercate e Cavenago
- Mivar di Abbiategrasso
- Cromos tintoria di Cerro Maggiore
- Pulisystem di Legnano
- Biztiles Bondeno di Gonzaga
- Pompea Spa di Mendole
- Cartiera di Torremenapace
- Cartiera della Valtellina di Tirano
- Sea Handling di Malpensa
- Carlo Colombo di Agrate
- Polynt di San Giovanni Valdarno
- ENI Livorno
- Mecom S.R.L. di Pagani (SA)
- Alcar di Lecce
- Nuova Tecnoferro di Putignano
- SOL.GE. S.P.A. di Rovereto
- Mollificio centro Italia di Frosinone
- A.M.T. di Moncalieri (TO)
- Alenia Aeronavali di Napoli e Pomezia
- Alstom Ferroviaria di Savigliano (CN)
- Hp di Bari
- Imesi di Carini (PA)
- Keller di Palermo
- ST-microelectronics di Catania
- Selfin Caserta
- Ixfin di Marcianise
- Delphi di Livorno
- Severstal di Piombino
- Richard Ginori di Firenze
- Sabo di Vicchio
- Seves di Firenze
- Malo S.p.a (FI)
- Ma-Mecc di Fucecchio
- Safilo stabilimenti friulani
- Manuli Rubber Ascoli Piceno
- ILVA di Taranto Petrolchimico di Porto Torres
- Eurallumina di Porto Torres
- Ideal standard di Belluno e Pordenone
- Carraro di Campodarsego
- Marzotto di Portogruaro
- Myair di Vicenza
- Cablelettra Sud di Benevento
- Roccatura di Russotto
- Meltem di Arzano Gruppo Ipm
- Birra Peroni di Miano
- Icmi di San Giovanni a Teduccio
- Cablauto di Mariglianella
- Bitron di Morra de Santis
- Scai Sud di Oliveto Citra
- Eds-Hp di Bari
- Itierre di Isernia
- Finmek di Santa Maria Capua vetere e l’Aquila
- Oerlikon di Porretta Terme
- Montefibre di Venezia
- Alpi Eagles di Venezia
- Safilo di Venezia
- Ispra Roma
- Videocon di Anagni
- Gruppo Malavolta di Ascoli Piceno
- Transcom di L’Aquila
- Atr di Colonnella Natuzzi di Matera, Bari e taranto
- LASME di Melfi
- Fiat-Sata di Melfi
- Lames di Chiavari
- MCT (Porto Gioia Tauro)
- Adapto di Chiavari
- Frigomar di Marasco
- Fpl trade di Sestri Levante
- Italflex di Marasco
- Cartello di Marasco
- Versari & Delmonte di Rapallo
- Industria di Leivi di Marasco
- Filmec di Sori
- VASI srl di Teramo
- ASSEMBLY Srl di Chieti
- Leomar srl di Poggiofiorito
- LTA Meccanica di Chieti
- Silver Car di Avezzano
- Supermercati PAM de L’Aquila
- Teknolamiere di Chieti
- Bentley security (AQ)
- Sitindustrie-ex Tonolli di Sulmona de L’Aquila
- Technolabs de L’Aquila
- SAT, Catania
- Ave Industries di Spinea (Venezia)
- Vinyls di Porto Torres
- Glastom di Bregnano
- Lanificio Veneto di Treviso
- Nuova Pansac di Venezia
- Aprilia di Venezia
- San Benedetto di Venezia
- Speedlene di Venezia
- Visibilia di Venezia
- Nuova Sirma di Porto Marghera
- Montefibre di porto Marghera
- Solvay di Rosignano e Bussi sul Tirino
- Officine Beltrame di Porto Marghera
- SPX Parma
- Berco di Ferrara
- Vm Motori di Ferrara
- LyondellBasell di Ferrara
- Sielte di Cagliari
- Arconotrics Sasso Marconi
- Pastificio Russo di Napoli
- MGM di Crevalcore
7 commenti
ottimo il vostro articolo. Colgo l’occasione per esprimere una mia convizione che consiste nel far abolire nel lessico la parola magica ‘ripresa’ con altre del tipo’ conservazione’ o ‘mantenimento’. E’ disonesto chi ci illude che le cose potranno tornare come prima: anche se superassimo le magagne individuate nell’articolo e’ l’occidente, a mio avviso, nel suo insieme, che e’ sulla china del declino.
Ma quando rileggeremo qualcosa di Marco di Mico?
Devo confessarvi che i suoi articoli erano sempre i migliori. Ben fatti e documentati.
passa il tempo, ma siamo sempre allo stesso punto. possiamo solo peggiorare?
Siamo arrivati al golpe dei tecnici europei e bancari. Il lavoro si sta riformando, uniformandosi all’altra metà del pianeta precario. Non dobbiamo inventarci niente, cè già tutto. Bisogna solo metterlo in rete e in pratica. Basta parlare di crescita incominciamo a parlare di sostenibilità. Gli “articoli” che compriamo vengono prodotti nelle più disparate parti del mondo per poter costare sempre meno. Peccato che i tagli vanno sempre al popolo. Dobbiamo puntare su riqualificazione energetica e economia locale e puntare su la rete per snellire la burocrazia.
possibile che siamo in crisi ed io ho n5 brevetti industriali nel cassetto e nessuno ha il coraggio di
aquistarli per produrli.
ci vuole forse anche un po di coraggio e parlo per chi a il potere di acquisto di guardare oltre
pur sapendo che il brevetto da lavoro sicuro per ben 20 anni eoltre.
se qualcuno leggendo potrebbe essere interessato puo’ mandarnìmi una email.
grazie Sella Maurizio.
l’articolo è vecchio e le cose non sono migliorate, anzi. cambiano i politici, ma non i problemi. Il problema è il modello economico di riferimento: con il liberismo non si esce dalle crisi
[…] imprese in crisi, quali la Fiat, l’Alcoa (Portovesme), la Vinyls (Portotorres) e decine di altre (clicca qui). Problemi legati ad un’eccessiva specializzazione si registrano anche in molte aree […]