Cavaliere, presidente, con questo nostro intervento non faremo analisi politiche, né sul suo governo, né sui suoi ministri, né sulla sua vittoria e leggitimazione, no, perché di politicanti di mestiere, di politologi di mestiere, di perecentualisti di mestiere, di opnionisti dell’opinione, di caste e di controcaste non ne possiamo più. Noi vogliamo, con questo articolo, chiederle un favore, un piacere E saremo chiari. Per smettere una buona volta di parlare d’alleanze, di totoministri, di investiture divine; chiediamo di ritornare alla vera funzione della politica: amministrare, dirigere, decidere per un paese.
Come avrà ben capito, Medeaonline non era dalla sua parte nella campagna elettorale e non ha accolto con esultanza la sua vittoria. Ma Medeaonline è un paese libero, dove ognuno dice quello che pensa. E, accanto ad una prima riflessione che non si aspetta nulla da lei, anzi vede nel futuro con lei solo catastrofi (vedere l’articolo: “Il governo che ci meritiamo”), gliene proponiamo qui una seconda. Diversa.
Le premesse sono semplici: credevamo nel futuro del “si può fare” veltroniano, nella prosecuzione della politica prodiana, che andava a nostro parere nel senso giusto, ma che soffriva del male peggiore della repubblica italiana: l’instabilità politica. E senza poter decidere non si va da nessuna parte.
Vede, noi non abbiamo mai creduto in lei, né come politico né come imprenditore. I motivi sono tanti e sono stati spiegati tante volte da tanta gente (politici, giornalisti, intellettuali, gente comune). Ma è indubbio che la storia d’Italia è stata segnata, negli ultimi quindici anni, dalla sua persona come da nessun’altra. Per la terza volta, ha raggiunto la possibilità di amministrare l’Italia, dirigerla. E questa volta come nessuno ha mai potuto sperare nella storia repubblicana.
Che le sia stata data la possibilità di raggiungere questo obbiettivo la dice lunga, noi crediamo, sullo stato di maturazione della nostra democrazia. Mi spiace, cavaliere, ma nome credo che in nessun altro dei principali paesi occidentali le sarebbe stata data questa possibilità. La legge anti-trust è alla base di tutte le altre principali democrazie. È un dato di fatto, ma così è. E la classe politica italiana intera ne è responsabile. Ma non vogliamo fare polemica, non servirebbe a niente, perché ormai quello che è fatto è fatto e lei sarà il futuro dirigente di questo paese per, crediamo, cinque anni. E qui veniamo al succo di questo editoriale. Le chiediamo semplicemente di smentirci. Perché?
Perché il paese ha bisogno di essere guidato, diretto, amministrato: insomma ha bisogno di politica. Come molti che hanno votato PD, Di Pietro, o la sinistra rimasta esclusa dal parlamento, abbiamo paura che lei ora farà i suoi interessi personali, o che, semplicemente, non farà granché. E questo lo crediamo anche per i suoi alleati, perché tutti, vede, siete già stati al governo, e per un tempo non breve. La famosa Lega Nord, ad esempio, che dice sempre di voler fare gli interessi del Nord, ha governato con lei cinque anni, dal 2001 al 2006 e non ha fatto nulla per il Nord. Chi scrive è lombardo, e ha visto la sua regione, negli ultimi anni, peggiorare ogni giorno di più, con i suoi treni regionali fatiscenti, con le stazioni di Milano sporche e inefficienti, con le linee di metro datate 1950-70-80 (un passantino metropolitano, ragazzi, i cinesi se lo fanno in sei mesi…), con le banche del territorio spolpate in accordo con i grandi dirigente “romani” (usiamo un linguaggio leghista per farci capire…), una campagna ed un paesaggio violentato, un territorio ricco di brutta logistica utile ad arricchire solo i tedeschi ed i francesi, un’aria ogni giorno più irrespirabile. Non sono tutte colpe leghiste, per carità, ma gli interessi del nord, tra il 2001 e il 2006, non mi dite che siano stati fatti, per favore! Chi scrive ha meno di trent’anni, è laureato, e per avere uno stipendio decente (con ferie, malattie, ticket restaurant e tutto il resto) indovinate dov’è? È all’estero! Da due anni!Ed è lombardo, ripeto:lombardo! Ed i suoi amici giovani lombardi campano con 1000 euro al mese o meno, molto meno!
Parlo del caso della Lombardia e della lega Nord perché è l’esempio che conosco, che mi tocca da vicino, ma il problema è italiano. Un paese sull’orlo della recessione, svenduto in buona parte agli stranieri, con tante aziende che funzionano (siamo ancora il settimo PIL al mondo, per quanto ancora?) ma privo di ogni direzione, senza programmazione economica, territoriale, sociale. Un paese che funziona rispondendo alle urgenze immediate di fronte al quale o si fa qualcosa o si muore. Rifiuti e Alitalia: urgenze, solo urgenze, che una volta momentaneamente risolte lasceranno posto ad altre urgenze. Ma un paese maturo ha una politica, un programma, degli obbiettivi, una politica di gestione.
Se esiste una colpa è appartenuta ad un sistema politico frammentato e impotente che, se ha fatto delle scelte, le ha fatte sbagliate. La “flessibilità”, per esempio, tanto di moda alla fine degli anni ‘90 è chiamata oggi “precarietà” dalle stesse persone che l’avevano sbandierata come panacea ai mali di tutta l’economia.
Questo per dirle che la colpa è di tutti, ma lei ha una responsabilità: ha già governato cinque anni, e in quegli anni il nostro paese è andato male. Valgano due dati: la crescita del PIL al 3,5% nel 2000 è divenuto del 1,8% nel 2006 (con un picco di 0% nel 2003), e il bilancio commerciale (sempre positivo in Italia dopo il boom economico) era + 9,8 ml di euro nel 2001 ed era – 21,4 ml di euro nel 2006, alla fine del suo mandato. E sotto il governo Prodi, nel 2007, è migliorato a –9,5 ml di euro!
Mi dica che tutte queste dimostrazioni sono casuali, che le sue parole state fraintese, che ci sono i comunisti, i magistrati… oppure cambi e mi dica: «Lasciamo perdere il passato, pensiamo al futuro, voglio lavorare per il bene dell’Italia, voglio rendere davvero di nuovo grande questo paese.» Per favore, per noi che non le abbiamo mai creduto, ci dimostri che ora possiamo rimangiarci le parole, che lei lavorerà bene, farà diventare più ricca e saggia l’Italia e gli italiani, permetterà il ritorno di un ciclo virtuoso, aiuterà le famiglie, i giovani, gli anziani, getterà la base per un miglioramento della cultura italiana, del territorio italiano, permetterà al cinema italiano di tornare grande, ai suoi scrittori di essere tradotti, al suo turismo di essere di nuovo fonte di reddito e un sistema per valorizzare, senza distruggere o svendere, il patrimonio del nostro paese!
Non mi dica che lei e i suoi alleati passerete il tempo a correggere i libri di storia, a fare legge ad personam, a organizzare rassegne estive dedicate ad Almirante, a trasformare Miss Padania in un evento importante come San Remo, a spartirvi, come tradizione per tutti i governi, la Rai?! Davvero: non ce ne frega più niente di tutto questo.
Noi la vogliamo vedere prendere un aereo ed andare in Cina, negli Usa, in Germania, Francia, Russia, India, Medioriente ad aiutare le nostre imprese ad avere contratti, favorire investimenti, diffondere il Made in Italy: senza alleanze commerciali ed investimenti di imprese italiane, che propongano un know-how italiano e prodotti italiani, non si va da nessuna parte. Nessuno chiede inutili dazi doganali, bisogna rendere competitivi i nostri prodotti all’estero! Bisogna creare una moda “Italia”, come ha fatto la Spagna negli anni ’90! La gente deve sognare il nostro paese, deve desiderare di diventare come noi!
Alzi pure l’età pensionabile, ma introduca massicci dosi di ammortizzatori sociali: l’assegno di disoccupazione (come ogni altro paese avanzato), il salario minimo, la detassazione dei contratti a tempo indeterminato, degli straordinari. Favorisca il lavoro, non la rendita: faccia in modo che gli imprenditori reinvestano, non acquistino appartamenti! Faccia in modo che siano i giovani a comprarsi casa, non i loro genitori! Faccia in modo che siano i giovani, lavorando, che sostengano i nonni e non i nonni che aiutino i nipotini disoccupati!
Vuole costruire le grandi opere? Le faccia! Con realismo, con budgets possibili, in tempi possibili: incominci con rinnovare il Nord, rimasto agli anni 80 (25 anni fa, non 5!), così da permettere a quella che lei chiama “la parte produttiva del paese” di trainare di nuovo l’Italia e ricominciare un ciclo virtuoso! Vogliamo vedere l’Italia unita con la TAV alla Francia e alla Germania, non vogliamo sentir parlare solo del ponte sullo stretto di Messina! Unire la Calabria alla Sicilia potrà anche servire, non lo discutiamo, ma non è una priorità, siamo realisti! Abbiamo preso un impegno per il 2015 con l’Expo di Milano: rinnoviamo questa città, la sua area metropolitana, e facciamocela invidiare dal resto del mondo. Abbiamo sette anni per farlo: non è molto tempo, sbrighiamoci! Dia ambizione al paese! Renda tutti orgogliosi di essere italiani!
Lei può, lei ha i numeri in parlamento per farlo! Lo faccia! Permetta alla sua ambizione di mettersi al servizio del paese! Dimentichi di essere l’imprenditore dell’azienda X, Y, Z e pensi d’essere l’imprenditore d’Italia! Il suo impero personale è consolidato, e il tempo che le è rimasto come individuo è sufficiente per concentrarsi su come fare grande l’Italia! Si concentri solo su questo! Usi gli anni che ha per rimettere in moto il nostro paese. Gli italiani le hanno dato il potere di farlo! L’opposizione, se lavorerà bene, la aiuterà: Veltroni è intelligente, non sarà pregiudizialmente contro lei, ha sufficiente spirito critico e ama il suo paese.
Ormai l’Italia è a un bivio: o tutti lavoreremo per farla tornare grande o il 2015 vedrà solo un paese moribondo, al suo ultimo appuntamento internazionale, prima di scomparire nell’oblio, fuori dai G8, perso nella sua recessione, nella sua anzianità, nella sua debolezza.
Mi contraddica, ci contraddica, cavaliere! Se anche continueremo ad avere dubbi sul suo passato, ci faccia andare fieri del suo futuro, di questo periodo della sua vita matura! Ci faccia ricredere! Per favore, cavaliere, ci smentisca! Entri nella storia come colui che in cinque anni ha permesso la modernizzazione del paese! Perché la storia giudica ciascuno di noi. E ha particolarmente a cuore i politici e i presidenti.