Silas è nero, Larry bianco. Silas è il figlio di una ragazza madre nera e povera, Larry il pargolo solitario e tranquillo di una famiglia di bianchi della middle-class americana. Silas Jones e Larry Ott sono amici. Ma divisi dal colore della pelle nel Mississippi di fine anni Settanta, possono frequentarsi solo fuori dalla scuola. Quando Larry, al suo primo e ultimo appuntamento con una ragazza viene incolpato, senza prove, della sua scomparsa, ostracizzato e marchiato per tutta la vita dalle occhiate di condanna della piccola cittadina di Amos – da cui mai si allontanerà -, i due ragazzi si perdono di vista. Un crimine, anche se del tutto apparente, stravolge le loro vite e li divide per oltre vent’anni, finché Silas “il nero”, dopo essersene andato al college a Oxford – sempre in Mississippi -, torna in città come poliziotto, e stavolta dovrà salvare l’amico di un tempo da una nuova, infamante accusa: la diciannovenne Tina Rutherford è scomparsa e gli occhi di tutti, ancora una volta, sono puntati su “scary Larry”…
Si sentono echi de Il buio oltre la siepe – come scrive il Financial Times -, echi di razzismo, di un’America rurale paesana, chiusa e stagnante, ma anche, infine, echi di amicizia e fratellanza in questo ultimo, bellissimo, “migliore” – è la sentenza del Los Angeles Times -, romanzo di Tom Franklin, vincitore nel 2003 di un Edgar Allan Poe Award con la raccolta di racconti Poachers. Una storia potente di redenzione che esplora gli effetti distruttivi del pregiudizio. L’avvoltoio in italiano, Crooked Letter, Crooked Letter è il suo titolo originale, evocativo di un mondo che lo scrittore riporta tutto “con un senso potente del tempo e dello spazio” (ancora parola di Financial Times) in una prosa niente meno che “luminosa”, come la descrive Booklist. Una prosa, rincara The Guardian, che “non ha una parola fuori posto” e “di cui ciò che resta, alla fine, è una devastante e meravigliosa rappresentazione della solitudine” (The Observer). “Crooked Letter, Crooked Letter” è infatti un giochino mnemonico insegnato ai bambini del Sud per imparare a fare lo spelling della parola “Mississippi”: M, I, crooked letter crooked letter, I, ecc. Anche Silas e “Scary Larry”, come viene chiamato in paese, lo hanno fatto tra i banchi di scuola: una scuola nel profondo Sud dell’America degli anni ’70 dove il razzismo è pane quotidiano e l’amicizia tra due ragazzini non fa eccezione tra le sue vittime. Scrive The Observer che il valore del romanzo si rivela puramente nella lettura con la sua evocazione del Mississippi “il suo odore di pioggia e vermi, gli alberi grondanti, l’aria carica come se un fulmine avesse appena colpito”.
È qui, in quest’America che Franklin ci porta, anche se, come dichiara in un’intervista a NPR, “si sente meno a suo agio ogni anno” con la definizione di “Southern writer”. Niente paura: sul Library Journal Otto Penzler inserisce lo scrittore tra i futuri maestri del noir, predicendogli una fama alla stregua di nomi quali James Ellroy e George Pelecanos. E proprio i giganti del thriller sono i primi ad amare Franklin e questo suo ultimo “suggestivo e magistrale lavoro” (Booklist): “Bella scrittura, un preciso senso del luogo, dialoghi maliziosamente divertenti e una storia emozionalmente potente caratterizzano questo thriller letterario offertoci da un maestro di stile come Tom Franklin”, è la recensione di George Pelecanos a cui fanno eco quelle di Philip Roth – “Sono strabiliato dal talento di Tom Franklin: non riesco a credere che non sia noto come merita. Ma lo sarà, ben presto.” – e Joe Lansdale – “La scrittura di Tom Franklin emana una solennità profonda e una suspense palpabile. Da leggere, assolutamente.”
Pubblicato negli Stati Uniti per i tipi di William Morrow a ottobre 2010, (e venduto in Cina, Francia e Regno Unito (Pan Macmillan 2011)), L’Avvoltoio, 4 stelle su Goodreads, ha subito ottenuto una rassegna stampa d’eccezione – The Washington Post, Los Angeles Times, Financial Times, The Boston Globe, Booklist, Library Journal, Kirkus Reviews, NPR, The Guardian, The Observer, bookreporter.com, Paste Magazine, Oxford American Magazine, Esquire Magazine, Reader’s Digest, Daily Mirror, Irish Times che lo annovera fra i suoi “favourite books” del 2011 – oltre a un carnet di premi di tutto rispetto: vincitore del Gold Dagger Award 2011 assegnato dalla Crime Writers’ Association; vincitore del Los Angeles Times Book Prize 2010 come miglior thriller; candidato agli Edgar Allan Poe Awards 2011 come miglior romanzo.
Dai giudici del Gold Dagger, il romanzo è stato definito “un’intensa storia di suspense inzuppata dell’atmosfera languida di una piccola cittadina del Mississippi dove la polizia indaga sull’omicidio di una ragazzina del posto”. Niente di più vero, certo: dietro, non si può fare a meno di dire che il romanzo esplori la rottura di un’amicizia e lo sfacelo di due famiglie così come il retaggio di razzismo, povertà, solitudine e sospetto vecchi di decenni. Non a caso il Washington Post scrive che il libro è l’esatta dimostrazione di una celebre affermazione dello scrittore e premio Nobel americano William Faulkner (anche lui come Silas laureatosi a Oxfors, Mississippi): “Il passato non è mai morto. Non è mai veramente passato”. Aggiungendo poi che “se state cercando un romanzo intelligente e profondo che scavi in profondità in un villaggio del Sud della psiche americana, allora L’avvoltoio è quello che fa per voi”. Entusiasta il Boston Globe: “Soddisfa come pochi thriller fanno. I personaggi sono complessi, la situazione intrigante e totalmente credibile e le possibilità del mystery come genere completamente sfruttate”. In classifica sul New York Times (harcover e paperback), è stato “Libro del mese” per i librai indipendenti e consigliato da Barnes & Noble. Non male per uno “scrittore del Sud”.
Tom Franklin
Vive con la famiglia a Oxford, in Mississippi, dove insegna scrittura creativa all’università.
Dopo due romanzi e una raccolta di racconti, che hanno subito suscitato i consensi della critica, è entrato a pieno titolo nel novero dei maestri del noir grazie a L’avvoltoio: bestseller sul «New York Times», vincitore del Los Angeles Times Book Prize 2010, vincitore del Gold Dagger Award 2011 come miglior thriller, candidato agli Edgar Allan Poe Awards 2011 come miglior romanzo.