Molti esordienti sono convinti che la cosa davvero difficile, nel mondo dell’editoria, sia la pubblicazione; che convincere una casa editrice a rischiare su di loro sia una specie di Tredicesima Fatica di Ercole. È vero, ma solo in piccolissima parte. Se infatti pubblicare un libro è difficile, la vera impresa consiste nel promuoverlo. Una cosa che dico spesso agli esordienti con i quali collaboro è: «Se arrivare alla pubblicazione ti è sembrata un’impresa, vedrai dopo». Già, perché in realtà, oggi come oggi, pubblicare un libro non è più una fatica per pochi disperati che, camminando sui “cadaveri” degli antagonisti, sono riusciti a raggiungere l’agognato traguardo impietosendo un editore. Tra self-publishing, e-book (che hanno un costo vicino allo zero) e la proliferazione di centinaia di piccole case editrici, dare la luce al proprio libro non è più così impossibile.
Recentemente leggevo che ogni giorno in Italia si pubblicano 300 romanzi inediti. Moltiplichiamo per 365 giorni e avremo la mole di nuove uscite con le quali ogni singolo autore si deve scontrare. Che cosa serve per farsi strada, dunque? Risposta tanto ovvia quanto realistica: la pubblicità.
È la stampa, bellezza!
Peccato però che strappare anche solo due righe su un giornale sia – quella sì – un’impresa. Le redazioni sono letteralmente travolte dai comunicati stampa di questo o quell’editore e districarsi in quel Mare Magnum di carta e file non è affatto facile. E anche qualora si riesca ad arrivare sulla scrivania del povero redattore, ci si deve scontrare con un avversario ancora più temibile: lo scetticismo.
Restando solo (o quasi) all’ambito del fantasy, infatti, si può dire senza tema di smentite che non soltanto il grande pubblico, ma anche e soprattutto gli addetti ai lavori storcono quasi sempre il naso quando si trovano davanti un romanzo di questo genere.
Perché? La risposta esula forse da questo articolo e sarebbe troppo ampia da affrontare in questa sede. Perciò diamo per assodato che sia così e andiamo ad analizzare le realtà mediatiche con le quali l’autore si deve confrontare.
E il panorama non è affatto dei più rosei, come anticipato.
Un genere snobbato
Giornali, radio e tv, per restare ai media più tradizionali, snobbano il genere. Il fantasy, e anche qui si rischia di aprire un discorso fin troppo lungo, viene tuttora considerato (in particolare nel nostro Paese), un genere per ragazzi/bambini, una favoletta che narra di mondi perduti, di voli pindarici e di creature inesistenti. Con una presentazione così, forse anche il lettore più motivato desisterebbe. E non è un caso, infatti, che le grandi “major” pubblicano di rado (o non pubblicano affatto) fantasy. A cascata, dunque, il romanzo, per quanto possa essere interessante, ben scritto e accattivante fin dalla copertina, incontra l’ostracismo dei media, che se già giudicano male il genere, quando poi viene pubblicato da una piccola-media casa editrice e non dai colossi internazionali, lo scartano quasi a priori.
Cosa deve fare dunque l’autore emergente che si diletti di questo genere, abbandonare ogni speranza?
Tutt’altro. Perché se giornali, radio e tv preferiscono dare spazio a temi più attuali e vicini al nostro mondo moderno, lentamente ma con prepotenza sta emergendo un altro panorama mediatico che invece dà voce a tutti, senza distinzioni di generi.
Le possibilità della Rete
Parliamo di internet (e delle sue varie appendici come social network, siti specializzati, blog e quant’altro). Internet infatti è emerso nel mondo editoriale come una cassa di risonanza per tutti gli “emarginati” (perdonatemi il termine un po’ forzato); internet dà la possibilità di farsi conoscere, ha ampliato l’offerta mediatica e anche se pure lì ci si deve districare tra suggerimenti validi e mere “marchette”, il risultato è innegabile.
Conosco autori che solo con il passaparola via web sono riusciti a vendere 20mila copie; e ne conosco altri che hanno ricevuto centinaia di recensioni e/o segnalazioni su siti e blog letterari. Pur scrivendo fantasy (e pure Ercole, davanti a questa vera fatica, forse impallidirebbe). E tutto questo non sarebbe stato possibile senza internet, un luogo più democratico dei media tradizionali, che riesce a dare voce e spazio a chi altrimenti sarebbe destinato (spesso ingiustamente) all’oblio.
Oggi non potrei pensare alla mia attività di autore (ed editor) senza il fondamentale appoggio di internet. Per far conoscere le proprie opere ci sono pochi mezzi più efficaci del web. Che dalla sua ha anche due altri vantaggi: l’enorme diffusione (ben più ampia anche del quotidiano più letto) e la possibilità di raggiungere pressoché ogni utente anche a mesi di distanza (se non anni) dalla sua pubblicazione, dando così modo a chiunque di esprimere il suo parare sull’opera in questione. E trovo poche cose più democratiche che dare a ognuno la possibilità (con intelligenza ed educazione), di esprimere il proprio pensiero su un libro.
La situazione italiana
C’è poi la questione blog/siti internet, che da alcuni anni stanno assumendo grande importanza anche a livello nazionale. Nati come ambiente dedicato solo a una ristretta schiera di appassionati, oggi questi luoghi sono vetrine indispensabili per far conoscere il proprio romanzo. Non avendo le problematiche di giornali e tv (penso soprattutto al binomio spazio/tempo) possono occuparsi di quasi qualunque autore anche se, ho notato, ultimamente la loro popolarità è cresciuta a tal punto che per avere una recensione o una segnalazione a volte bisogna aspettare anche un bel po’. Ma sono comunque loro a farsi carico di raccontare quelle pubblicazioni meno famose, a dare voce a generi di nicchia, a occuparsi di libri che altrimenti passerebbero del tutto inosservati, con una perdita innegabile della pluralità dell’informazione e dell’offerta letteraria. Il loro lavoro è impagabile e credo sia impossibile, ormai, pensare a un mondo senza di essi.
La strada che hanno tracciato è quella giusta; dà la possibilità a tutti, famosi o sconosciuti, di avere il loro spazio e affrontare gli unici giudici che davvero contino qualcosa: i lettori.
Sono loro, infatti, a mio avviso, gli unici che possono davvero dire se un libro valga o meno. Il loro sarà sempre l’ultimo e l’unico parere che conti sul serio. Alla faccia di qualsivoglia articolo, recensione, segnalazione, su qualsivoglia mezzo di informazione.