In dieci sale vieneproposto un percorso artistico che mette in mostra quarantadue capolavori da tutto il mondo che immergono il visitatore in una multiforme e sfaccettata riflessione non tanto sull’amore concepito come un sentire dell’uomo passato, piuttosto, invece, come quello dell’uomo di oggi in bilico fra passione umana e divina.
Amore, Psiche ed Endimione
Ecco dunque le splendide forme delle sculture in gesso di Antonio Canova, “Amore e Psiche stanti” (opera scelta come simbolo della mostra) e “Endimione dormiente”, che celebrano questo sentimento in tutte le sfumature della bellezza, dal gesto aggraziato con cui Amore e Psiche rimangono vicini e abbracciati, quasi a voler sfuggire dal rumore del mondo per vivere una dimensione raccolta e intimistica del loro sentire, alla statuaria magnificenza di Endimione che giace addormentato, vegliato dal suo fido cane da caccia, a protezione di un sogno che non riprenderà mai più i confini, seppur brevi ed effimeri in quanto destinati a finire, della realtà.
Il mito eterno di Venere e Adone
Interessante poi la sezione dedicata ai due personaggi mitici di Venere e Adone,con opere provenienti da musei pubblici, come da prestigiose collezioni private e firmate da artisti come Jaques Blanchard (“Venere e Adone partono per la caccia”, 1631-1632, olio su tela, Collezione privata, Londra), dove viene celebrata la dimensione giocosa dell’amore, con i personaggi rappresentati nell’attimo di cogliere il momento presente della passione amorosa senza pensare all’incertezza del futuro e, ancora, Giovanni Antonio Pellegrini (“Venere e Adone”, 1720-1740, olio su tela, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma Palazzo Barberini e Galleria Corsini, Roma) dove invece, in chi guarda, si insinua un presentimento/sentimento di malinconia per la consapevolezza di un amore destinato a tragica separazione e prematura conclusione, ancora più acerba e inaccettabile in quanto non desiderata, né voluta o aspettata.
Artemisia e Orazio Gentileschi
Vere perle in mostra, per la prima volta in Italia sono anche tre capolavori: una versione di “Venere e Cupido” di Artemisia Gentileschi, da collezione privata svizzera, la prima pittrice italiana riconosciuta come tale che rivendicó il diritto di essere libera come un uomo, e due immagini di “Maria Maddalena”. Riguardo alla prima opera, “Venere e cupido”, viene sottolineata tutta la maestria e la potenza espressiva di Artemisia, che di per sè rappresenta l’essenza stessa della femminilità: la storia racconta infatti che si mascherava da uomo per essere accettata in un ambiente artistico prettamente maschile e che pagò la sua indipendenza con la violenza, fu violata e poi umiliata nel processo del 1612 contro il maestro e carnefice Agostino Tassi, con il quale lavorava. In mostra è presente anche un dipinto del padre di Artemisia, Orazio Gentileschi , rappresentante Maria Maddalena, dove il volto della donna riprende le fattezze della figlia come se una maledizione lo legasse dal perpetuare in quello sguardo malinconico ma anche accusatore la passione sregolata e infamante subita dalla giovane pittrice.
Amore per sempre
Alla fine del percorso emerge, prepotente, una riflessione: possono passare i secoli ma la forza dei sentimenti e le emozioni che li animano rimangono immutabili nel tempo, così come se l’amore non avesse confini, temporali o spaziali, da superare per accendere l’anima di chiunque gli apra la porta del cuore. E, osare farlo, vale sempre la pena.
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Illegio, Tolmezzo – UD
Casa delle Esposizioni
tel. 0433 44445
da martedì a sabato: 10.00 – 19.00
domenica: 9.30 – 19.30
lunedì solo gruppi su prenotazione
Aperture straordinarie:
tutti i lunedì di agosto
Sito: www.illegio.it
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