Teorema
è un film del 1968, scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini, prodotto da Franco Rossellini e Mauro Bolognini. Il film è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo. La trama si sviluppa intorno alle vicissitudini di una famiglia di un industriale milanese scossa dall’arrivo di un enigmatico ospite, un giovane venticinquenne silenzioso e affascinante. Il visitatore ottiene le grazie della moglie, ha rapporti erotici con la figlia, il figlio, la domestica e con lo stesso capofamiglia. Il contatto sessuale ed intellettuale con il giovane fa prendere coscienza agli abitanti della casa della vanità della propria esistenza e della propria vera natura.
Quando il misterioso viaggiatore ripartirà tutto sarà cambiato: la madre si dà al primo arrivato, la figlia diventa catatonica, il figlio abbandona la famiglia e si mette a dipingere orribili quadri, il capofamiglia lascia la fabbrica agli operai, si denuda nella stazione di Milano e si perde nel deserto, mentre la serva, una semplice contadina, levita come una santa.
Commento
Il film, come molte delle altre opere di Pasolini, fece scandalo e il soggetto venne attaccato come osceno da una parte della Chiesa Cattolica, mentre l’ala più progressista lo esaltò al punto da attribuirgli il premio dell’OCIC (Office catholique international du cinèma). Un sacerdote canadese, Marc Gervais, ne fece un’ampia ed elogiativa analisi. Il 23 novembre del 1968 il tribunale di Milano emanava la seguente sentenza con la quale annullava il precedente ordine di sequestro del film: « Lo sconvolgimento che “Teorema” provoca non è affatto di tipo sessuale, è essenzialmente ideologico e mistico. Trattandosi incontestabilmente di un’opera d’arte, Teorema non può essere sospettato di oscenità. »
Teorema ebbe due versioni: quella cinematografica, portata a termine nel fatidico 1968; e questa, in forma di romanzo, scritta durante la lavorazione del film e pubblicata l’anno successivo. Il testo, inframmezzato da interventi poetici, è l’impietosa descrizione dei comportamenti e dei conflitti in un interno borghese durante un momento di crisi, e insieme una parabola sull’irruzione del religioso nell’ordine familiare e sulle sue dirompenti conseguenze. Provocatorio e profetico, Teorema segna una svolta nell’opera di Pier Paolo Pasolini, con l’approdo a una visione sacrale, vivacemente simbolica della realtà.
Teorema é un film rivoluzionario, che prevede il compimento della rivoluzione proletaria, nell’atto in cui la borhesia si confronta con la propria vuota morale. Per questo Pasolini comincia a lavorare, a partire da questo film, con attori professionisti. I ragazzi di vita o i poveri o gli attori non professionisti possiedono a suo giudizio un’innocenza e una naturalezza che nelle forme più sofisticate (da “sofistica”) della moderna società capitalistica sono perdute e ne origina una sorta di scadimento. Teorema parla di borghesia e delle sue possibilità di salvezza, intesa questa sia in senso morale sia, nell’ottica di un comunista, come sopravvivenza fisica alla progressione inevitabile del proletariato. Quindi entrano in scena Silvana Mangano e un bellissimo Terence Stamp, misterioso seduttore che tormenta una casa di ricchi signori. Il desiderio di seguirlo da parte loro non può essere appagato. L’analogia mitica che Pasolini trova questa volta è la lunga traversata del deserto da parte del popolo ebraico, dove i borghesi sono i faraoni e le piramidi la loro reificazione: l’egoismo ottuso e un comportamento schiavistico, di chi pretende di sopravvivere divinizzando la sua proprietà. E si chiude il Mar Rosso e li travolge (per quanto forse, a modo loro, desidererebbero anch’essi raggiungere la terra promessa).
Il desiderio erotico che li attrae al corpo di Terence Stamp rappresenta un’aspirazione a uscire da se stessi. Quest’aspirazione dovrebbe (è) anche una conseguenza dell’amore per la bellezza di cui vorrebbero circondarsi: qui l’analogia filosofica tra ciò che è bello e ciò che è giusto. Per quanto lo straniero sembri poterli emancipare, prima di tutto sessualmente perché il desiderio di aprirsi non è estraneo a quello spaventoso di lasciarsi la casa alle spalle e confondersi con gli altri esseri umani. Lasciandosi condividere da tutti nello stesso modo e non potendo essere circoscritto in un recinto non rientra nella categoria di proprietà privata.
Dal fim:
il figlio
“Io non riesco più a riconoscere me stesso perché quello che mi faceva uguale agli altri è distrutto. Ero come tutti gli altri, con molti difetti forse, miei e del mio mondo. Tu mi ha reso diverso toglierndomi al naturale ordine delle cose e mentre tu eri vicino non l’ho realizzato. Lo capisco adesso che tu stai partendo e sapere di perderti è diventato la coscienza della mia diversità. Che cosa sarà di me d’ora in poi? Il futuro sarà come vivere con un me stesso che non ha niente a che fare con me. Devo forse arrivare al fondo di questa diversità che tu mi ha rivelato che la mia intima e angosciosa natura? Ma anche se non lo voglio tutto questo non mi metterà contro tutto e contro tutti?”
la madre
“Mi accorgo ora che io non ho mai avuto alcun interesse reale, per nulla. Non parlo di qualche grande interesse ma anche dei piccoli interesse naturale come quello di mio marito per la sua industria o di mio figlio per gli studi o di Odetta per il conto famigliare. Io nulla. E non so capire come ho potuto vivere in tanto vuoto eppure ci sono vissuta. Se qualcosa c’era, un pò di istintivo amore così per la vita, esso inaridiva come un giardino in cui non passa nessuno.
In realtà quel vuoto era riempito da falsi e meschini valori, da un orrendo accumulo di idee sbagliate. Ora me ne accorgo, tu hai riempito la mia vita di un totale e reale interesse. Dunque partendo non distruggi niente di ciò che c’era in me prima, se non una reputazione di borghese casta, ma che importa?, ma ciò invece tu stesso mi hai dato: l’amore nel vuoto della mia vita lasciandomi lo distruggi tutto”
la figlia
“Tu conoscendomi mi hai fatto diventare una ragazza normale, mi hai fatto trovare la soluzione giusta della mia vita. Prima io non conoscevo gli uomini ma avevo paura di loro, ecco, amavo solo mio padre.
Ma adesso lasciandomi non solo mi fai riprecipitare indietro ma mi fai andare ancora più indietro. E’ questo che volevi? Adesso il dolore di perderti causerà in me una ricaduta, molto più pericolosa ancora del male che era dentro di me prima di questa mia breve guarigione dovuta alla tua presenza.
Prima quel male non lo riconoscevo ma adesso si. Attraverso quel bene che tu mi hai fatto ho preso coscienza del mio male.
E adesso come potrò sostituirti? Ma forse esiste qualcuno che può sostituirti? Credo che io non potrò più vivere.
il padre
“Tu sei certamente venuto qui per distruggere. In me la distruzione che hai causato non poteva essere più totale. Hai distrutto semplicemente l’idea che ho sempre avuto di me. Ora io non riesco a vedere assolutamente niente che possa reintegrarmi nella mia identità. Che cosa mi proponi?
Uno scandalo simile a una morte civile, una perdita completa di me stesso. Ma come può far questo un uomo abituato all’idea dell’ordine? Del domani? E soprattutto del possesso”
Fonte : wikipedia – il canocchiale.it