Non sono molte le aziende che possono vantare, tra le loro caratteristiche principali, l’aver proposto sempre e comunque prodotti innovativi. In un settore come l’informatica (prima) e l’elettronica non è così semplice come si potrebbe pensare, ma Apple ce l’ha sempre fatta. Prima coi personal computer (Macintosh), con i lettori portatili di mp3 (iPod), con gli smartphone (iPhone) e infine con i tablet pc (iPad): tutti prodotti nati da una continua ricerca per migliorare l’usabilità e l’estetica. Le scelte di quest’azienda, quasi sempre coraggiose e controcorrente, non nascono dal nulla, sono ispirate a una certa filosofia, a un particolare modo di intendere il lavoro. Al netto delle critiche (tante e spesso anche mosse da ex-dipendenti che l’accusavano di essere un despota lunatico) va riconosciuto a Steve Jobs il merito di aver saputo forgiare Apple fino a renderla l’azienda che conosciamo (e che molti invidiano).
A gennaio Jobs, da tempo malato, ha deciso di lasciare la guida di Apple per tornare a curarsi. Era già successo in passato, sempre per motivi di salute, che il numero uno di Apple lasciasse il timone per tornare dopo poco più agguerrito di prima. Questa volta però le notizie sulle sue condizioni di salute non sono per nulla buone. Secondo il National Inquirer il fondatore di Apple soffrirebbe di una recrudescenza del cancro al pancreas, diagnosticato la prima volta nel 2004, e che ora gli lascerebbe solo sei settimane di vita.
L’ultima volta è stato fotografato l’8 febbraio («aveva un look scheletrico», scrive il quotidiano Usa) fuori dal Centro Oncologico di Stanford, a Palo Alto, in California. Jobs, 55 anni, è alla sua terza assenza dal lavoro per malattia in sette anni. L’aveva annunciata con una email ai suoi dipendenti, spiegando che avrebbe avuto il tempo per concentrarsi sulla sua salute e aggiungendo che avrebbe continuato a essere coinvolto, nel ruolo di Ceo, nelle decisioni strategiche dell’azienda. Se le notizie date dal National Inquirer si rivelassero fondate sarebbe un durissimo colpo per Apple, un’azienda che – nel bene e nel male – è costruita a immagine e somiglianza di Jobs.