Ormai sembra quasi una maledizione, dopo Prodi anche Veltroni si dimette incalzato più dall’interno del Pd che dall’esterno. L’uomo che, più di tutti, ha dato una forma (?) al Partito Democratico oggi si tira indietro per far spazio a cosa? Al nulla, ma un nulla antico che viene da lontano e che, temiamo, andrà molto lontano. E’ quindi un momento molto triste per il Pd che, mai come oggi, sembra un bel sogno abortito, un progetto incompiuto destinato a rimanere per sempre così. Cosa ne sarà del grande partito di opposizione sognato da Veltroni e votato da milioni di italiani? Evaporerà in mille correnti inconsistenti e inutili? Verrà fagocitato dall’esuberanza dell’Italia dei Valori? Tornerà a percorrere l’angusta e suicida via della grande coalizione di sinistra? Nessuno lo può dire con certezza, oggi si possono solo tirare le somme di una gestione – quella di Veltroni – che di certo non ha brillato per successi elettorali e per incisività colpa anche e soprattutto di un’opposizione interna sfiancante. L’identità del partito – quella cosa che dovrebbe garantirne la sopravvivenza anche dopo la defezione di Veltroni – è ambigua, poco chiara soprattutto nella testa dell’elettorato. Il Pd non si è mai inserito nel grande alveo del socialismo europeo, non ha mai dichiaratamente abbracciato (ma neppure sconfessato) posizioni centriste e/o cattoliche, non ha espresso personalità interessanti, ha anzi fatto a gara per spegnere l’entusiasmo dei giovani, i famosi “rinnovatori” di quello che si proponeva come il partito del cambiamento. Ora, a malincuore, dobbiamo dirlo: non è cambiato nulla. L’invito a quanti come noi hanno sostenuto il Pd non può essere che quello di valutare attentamente le future decisioni del partito. Per quanto ci riguarda, o ci sarà finalmente il rinnovamento drastico di tutto l’apparato dirigente (che dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e rassegnare le dimissioni come ha correttamente fatto Veltroni), oppure dovremo amaramente ammettere che il sogno è finito e che conviene guardare altrove.
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