Il 25 gennaio in Egitto non è una giornata come le altre. Nell’anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir il Paese è completamente militarizzato per paura di proteste e dissensi nei confronti del governo di Al–Sisi.
Dal 2016 neppure per l’Italia il 25 gennaio dovrebbe rimanere una giornata qualsiasi. Il 25 gennaio 2016 scomparve Giulio Regeni, cittadino italiano e ricercatore dell’Università di Cambridge che si trovava al Cairo per una ricerca sui sindacati indipendenti dei lavoratori. I servizi segreti militari egiziani sequestrarono Giulio, lo incarcerarono con l’accusa di spionaggio e terrorismo. Sebbene Giulio si dichiari innocente e richieda la presenza di un rappresentante dell’ambasciata italiana, verrà portato in una prigione di massima sicurezza e torturato fino alla morte.
Il ritrovamento
Il corpo di Giulio martoriato e privo di documenti verrà ritrovato il 3 febbraio ai margini dell’autostrada che collega il Cairo ad Alessandria. Il suo viso è talmente sfigurato che persino la madre Paola stenterà a riconoscerlo, eppure le autorità egiziane non hanno dubbi che si tratti proprio di lui. Questa è solo la prima delle tante “incongruenze” di cui è disseminata questa vicenda.
Da allora infatti l’inchiesta, condotta sia dall’Italia che dall’Egitto, che dovrebbe fornirci la verità sulla morte di Giulio non è stata che un susseguirsi di depistaggi, falsità, inganni e soprusi. Perchè? Perché Giulio Regeni è stato ucciso? Da chi? Su ordine di chi? Perché facevano paura le “troppe domande” che Giulio faceva? Perché il suo corpo martoriato è stato fatto ritrovare? Perché in Egitto tutti coloro che provano a far luce su questa vicenda vengono incarcerati o minacciati? Esiste qualcuno in grado di dare una risposta a questi perché? Esiste la volontà di dare risposte? Sicuramente nella famiglia Regeni, negli amici e in parte della società civile che continua a chiedere verità per Giulio, con una campagna di Amnesty International che porta proprio questo nome #veritapergiulioregeni. Mi chiedo però se nel governo italiano c’è ancora qualcuno interessato a far chiarezza su questa vicenda?
Verità per Giulio Regeni
Ad aprile 2016, in seguito al fallimento del summit romano tra il team investigativo italiano e quello egiziano che non aveva portato i risultati sperati, l’allora ministro degli esteri Paolo Gentiloni aveva predisposto il rientro in Italia per consultazioni di Maurizio Massari ambasciatore italiano al Cairo, annunciando ulteriori misure nei confronti dell’Egitto.
Nonostante la mancata o la scarsa collaborazione del governo egiziano, Gentiloni, nemmeno ora che è diventato presidente del consiglio, ha preso la decisione di tagliare i rapporti diplomatici con Il Cairo. Anzi nel maggio 2016 è stato formalmente scelto come nuovo ambasciatore Giampaolo Cantini esperto di Medio Oriente e Nord Africa, ma nessuna novità emerge sulla morte di Giulio. La famiglia Regeni si è dichiarata contraria a questa iniziativa considerata un atteggiamento di distensione nei confronti di uno Stato tutt’altro che collaborativo.
Egitto paese non sicuro
Sotto la pressione dell’opinione pubblica Matteo Renzi, al momento dei fatti presidente del consiglio, aveva dichiarato che l’Italia si sarebbe fermata solo davanti alla verità sulla morte di Giulio. L’unica cosa invece che pare non fermarsi è la fitta collaborazione economica tra i due Paesi. Gli interessi commerciali italiani in Egitto vengono dunque prima della verità e della giustizia?
Il senatore Luigi Manconi, che segue da vicino la vicenda, aveva chiesto di dichiarare l’Egitto “Paese non sicuro” per mettere sotto pressione le autorità del Cairo, ma il suo appello è rimasto inascoltato.
La commissione parlamentare
L’opinione pubblica, in particolare sui social network , chiede di istituire una commissione parlamentare che indaghi sul caso con pieni poteri. Ma anche quest’iniziativa per ora non sembra dare risultati e il timore della famiglia Regeni è che il tempo faccia cadere questa tragedia nell’oblio e che i tanti perché di questa vicenda rimangano senza risposta.
Non resta quindi che tenere alta l’attenzione e, a un anno esatto dalla scomparsa di Giulio, scendere in piazza insieme alla famiglia Regeni, a Amnesty International e alle altre associazioni che hanno aderito alla marcia in ricordo di Giulio per chiedere la verità. L’appuntamento è alle 12,30 presso la Città Universitaria de La Sapienza, in piazzale Aldo Moro a Roma, molte altre città, tra cui Firenze, Napoli, Bologna e Trieste, hanno organizzato delle iniziative. Su questa morte atroce non può cadere il silenzio, il popolo italiano deve pretendere la verità in nome della dignità e del rispetto che dobbiamo a Giulio. In nome del dolore indicibile della sua famiglia.
Io pretendo la verità, come cittadina italiana e europea, come donna e come madre. Perché non possiamo lasciare ai nostri figli un mondo che non solo non si assume il dovere di dar loro risposte ma non gli concede neppure il diritto di fare domande.