A ridosso delle primarie del Partito Democratico, vi proponiamo un breve sunto delle tre mozioni: un profilo del candidato e il motivo della sua candidatura.Pierluigi Bersani
Piacentino, compirà 58 anni pochi giorni prima della Convenzione. Laureato in Filosofia, ha iniziato prestissimo la carriera politica nel Pci, con diversi incarichi prima nella comunità montana locale poi nel consiglio regionale dell’Emilia Romagna. Come Franceschini, è diventato deputato per la prima volta nel 2001, ma ha poi ricoperto incarichi ministeriali sia con il primo sia con il secondo governo Prodi. Nel secondo mandato (allo Sviluppo industriale) ha tentato un’opera di vaste liberalizzazioni con quello che è stato appunto chiamato il Decreto Bersani. Tra i suoi sostenitori, Massimo D’Alema, Rosy Bindi ed Enrico Letta.
Cosa la convince di essere il candidato più adatto a ricoprire il ruolo di segretario del PD, e cosa le fa pensare che lei riuscirà dove molti altri hanno fallito?
«Non sono una merce da vendere né ho merci da vendere. C’è un lavoro collettivo da fare, c’è qualcosa da correggere di quello che abbiamo fatto fin qui. Io mi sono preso le mie responsabilità e cerco di far valere le mie idee a proposito in particolare del profilo del partito, di come il partito possa rivolgersi ai ceti popolari e produttivi, di come concepire il nostro ruolo in una politica di alternativa, di come ristrutturare il partito stesso e la sua organizzazione. Adesso tocca agli iscritti e agli elettori partecipare e decidere. Il segretario giusto sarà quello che sceglieranno loro».
Dario Franceschini
Il segretario uscente compirà 51 anni proprio tra la Convenzione e le primarie, il 19 ottobre. Ferrarese, avvocato, ha iniziato a far politica nel movimento giovanile della Dc a metà degli anni Settanta, e nell’80 è diventato consigliere comunale della sua città. Simpatizzante della corrente della sinistra interna, nella fase di crisi e di scioglimento della Dc ha scelto da subito il centrosinistra, entrando poi in Parlamento nel 2001. E’ diventato vicesegretario del Pd nell’ottobre del 2007 e segretario alle dimissioni di Veltroni, nel febbraio scorso. Tra i suoi sostenitori Walter Veltroni, Piero Fassino e Debora Serracchiani.
Cosa la convince di essere il candidato più adatto a ricoprire il ruolo di segretario del PD, e cosa le fa pensare che lei riuscirà dove molti altri hanno fallito?
«Devono dirlo elettori e iscritti se sono il più adatto. E’ per questo che mi sono ricandidato nonostante avessi detto nel momento dell’elezione che il mio lavoro sarebbe finito ad ottobre. Mi era rimasta sullo stomaco quella frase di Berlusconi pronunciata appena sono stato eletto: “Ecco l’ottavo leader. Fra un po’ ci sarà il nono”. Purtroppo non aveva torto. I sette prima di me sono tutti finiti sotto il fuoco amico. Allora mi sono detto: a decidere se devo smettere o se devo continuare nel lavoro appena iniziato non saranno i soliti cinque o sei capi chiusi in una stanza, ma saranno gli iscritti e gli elettori del PD. E così sarà».
Ignazio Marino
Genovese, ha compiuto 54 anni nel marzo scorso. Si è laureato in Medicina e Chirurgia alla Cattolica di Roma e ha poi lavorato molto all’estero, soprattutto nei centri trapianti di Cambridge e Pittsburgh. Nell?aprile 2006 è stato eletto senatore come indipendente nelle liste dei Ds ed è diventato presidente della Commissione Sanità. Nel 2008 è stato rieletto a Palazzo Madama. E’ l’unico che tre candidati a non provenire né dal Pci né dalla Dc. Cattolico, ha tuttavia preso posizioni nette in materia di biotestamento e laicità. Al centro del suo programma anche il merito e l’ambiente. Tra i suoi sostenitori, Goffredo Bettini, Giuseppe Civati e Gad Lerner.
Cosa la convince di essere il candidato più adatto a ricoprire il ruolo di segretario del PD, e cosa le fa pensare che lei riuscirà dove molti altri hanno fallito?
«Stimo Franceschini e Bersani e penso che abbiamo buone idee in comune su come cambiare il Paese. Non sono mai mancate le buone idee, bensì la capacità e la credibilità per metterle in pratica. Franceschini e Bersani sono espressione di una classe dirigente che ha avuto la sua occasione e l’ha sprecata, basti pensare al conflitto d’interessi: dal 1996 sono stati al governo per un totale di sette anni e il problema non è stato affrontato, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti… Oggi non serve una persona nuova: serve una politica nuova e un nuovo metodo di concepire la politica. Sono convinto di poter rappresentare le persone che hanno la stessa convinzione. Persone che possono cambiare meccanismi sbagliati perché ne sono estranei e possono dare all’Italia il partito riformista che non ha mai avuto».
[fonte: l’Espresso]