A 500 anni dalla morte di Giorgione, un grande evento celebra il genio e la grandezza di un artista che ha dato vita ad opere simbolo del Rinascimento italiano. Castelfranco Veneto mette in cantiere, insieme alla Regione del Veneto e alla Provincia di Treviso un progetto ambizioso e articolato. Le celebrazioni hanno preso il via a maggio 2009 con l’inaugurazione del Museo Casa Giorgione, dove la figura enigmatica dell’artista e il suo contesto culturale si materializzano attraverso opere, ambienti e ricostruzioni architettoniche.
La Pala del Duomo e il Fregio delle arti liberali e meccaniche sono il più grande patrimonio cittadino, protagonisti dell’allestimento museale assieme alla Casa del ‘400, sede della collezione, che ha ospitato il Maestro al lavoro. Momento apicale del progetto celebrativo è la straordinaria esposizione allestita da dicembre 2009 fino all’11 aprile 2010.
Nella città natale di Giorgione si riuniscono, per la prima volta il genio, la grandezza e il fascino delle opere giovanili del Maestro. Un excursus originale e inedito per ammirare i capolavori del primo periodo di Giorgione insieme a quelli dei grandi artisti con cui si rapportò durante la sua breve esistenza: da Giovanni Bellini a Lorenzo Costa, da Carpaccio a Perugino, da Sebastiano del Piombo a Palma il Vecchio, fino a Leonardo, Raffaello e Tiziano.
I maggiori musei nazionali e internazionali contribuiscono a rendere omaggio al grande maestro di Castelfranco Veneto: dallo State Hermitage Museum di San Pietroburgo, dagli Uffizi di Firenze, dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, dal Louvre di Parigi, dalla National Gallery di Londra e altri. Si tratta di un’occasione unica per il visitatore per avvicinarsi all’enigma, al mistero, al mito che aleggia intorno all’artista proprio nelle terre che lo hanno cresciuto e ispirato.
Il perscorso espositivo
La mostra è allestita all’interno della casa Marta- Pellizzari, ora “Casa Giorgione”, così detta per il fregio che decora il salone principale dell’edifi cio quattrocentesco, e si svolge al primo e al secondo piano, collegati da terra con scale e ascensore. Il percorso espositivo inizia al primo piano con una introduzione documentaria: mappe che rappresentano i luoghi in cui si svolse principalmente l’attività di Giorgione, cioè Venezia, il territorio trevigiano e padovano.
La seconda sezione, collocata nella prima parte della sala cosiddetta del “Fregio delle Arti liberali e meccaniche”, documenta l’attività giovanile del pittore, con opere quali il Saturno in Esilio della National Gallery di Londra, la Prova di Mosè degli Uffi zi, la Madonna col Bambino dell’Ermitage. Una attenzione particolare, in questa sala, viene rivolta al fregio che è stato attribuito a Giorgione, e che rappresenta un compendio della cultura veneta ai tempi del pittore.
Un pannello collocato perpendicolarmente alla lunghezza di questa sala divide la seconda sezione dalla terza, dedicata ai ritratti e alle mezze fi gure: Le tre età dell’uomo da Pitti, l’Arcere da Edimburgo, il Doppio ritratto da Palazzo Venezia a Roma e l’Alabardiere da Vienna.
La quarta sezione, anch’essa collocata nella sala del fregio e dedicata alla nascita del paesaggio, annovera due tra i più famosi dipinti di Giorgione: la Tempesta dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia e il Tramonto da Londra, accostati a disegni e incisioni di Giulio Campagnola. Si passa poi alla terza sala, quella chiamata delle “sfide”, in cui sono proposti dipinti di varia provenienza attribuibili al Maestro. La mostra prosegue nell’ampio sottotetto al piano superiore che ospita dipinti e incisioni, dei “colleghi” del grande pittore, quali Vincenzo Catena, Sebastiano del Piombo, Tiziano, Giulio Campagnola, Marcantonio Raimondi.
Nella quinta sezione, la più ricca di opere, sono ospitati quadri che riportano in generale all’ambiente giorgionesco e ai suoi “compagni di strada”: Albrecht Dürer, Cima da Conegliano, Giovanni Bellini, Lorenzo Costa, Pietro Perugino, una Leda della cerchia di Leonardo che è il fulcro della “composizione”, Giovanni Bonconsiglio, Domenico Capriol. Nel duomo di Castelfranco, che si trova di fronte alla sede della mostra, il percorso continua e termina con la visita alla Pala di Castelfranco, il celebre quadro di Giorgione con la Madonna col Bambino in trono tra due Santi.
L’enigma di Giorgione
Sono poche le certezze sulla vita di Giorgione: i documenti che scandiscono la sua biografia si contano sulle dita di una mano e sono tutti relegati nella parte finale della sua vita che si spegne, prematuramente a causa della peste, nel 1510.
Neppure il suo nome è citato nel Cinquecento ed egli è sempre indicato con la provenienza geografica “da Castelfranco” oppure, come succede in un inventario del 1528, come “Zorzon”, soprannome che per Vasari deriverebbe “dalle fattezze della persona et la grandezza dell’animo”
Il primo documento certo è l’iscrizione del 1° giugno del 1506 dietro la Laura di Vienna attribuita al maistro Zorzi da Chastelfranco che viene dichiarato come “cholega” del pittore belliniano Vincenzo Catena. Sono invece attestati tra il 1507 e il 1508 i pagamenti da parte del Senato di Venezia per la realizzazione da parte di Giorgione di un telero, dal soggetto imprecisato, da collocare nella nuova Sala dell’Udienza del Consiglio dei Dieci in Palazzo Ducale. Altra notizia certa si ricava dal documento dell’8 novembre 1508 relativo ad un’azione legale intentata dall’artista per il mancato compenso degli affreschi del Fondaco del Tedeschi a Venezia.
Infine il rapido carteggio del 1510 tra Isabella d’Este e Taddeo Albano, suo funzionario a Venezia, oltre a permettere di accertare la prematura scomparsa dell’artista “pochi giorni prima”, dichiara la fama di Giorgione anche in terra estense. Isabella dimostra però di non conoscere bene l’opera del pittore e chiede al suo “agente” di prendere informazioni sul possibile acquisto di “una pictura de una nocte, molto bella e singulare rimasta nella “heredità” dell’artista, valutando se sia davvero valida. L’incertezza sulla biografia dell’artista colpisce anche Giorgio Vasari che, nelle due versioni delle sue Vite apporta per quanto concerne la biografia di Giorgione numerosi cambiamenti.
Nella prima versione del 1550, Giorgione è fatto nascere a Castelfranco nel 1477 e lo colloca già dalla sua prima formazione, di cui non cita la bottega, a Venezia dove entra in contatto con circoli aristocratici con i quali condivideva la passione per le cose d’amore e per la musica. “Dilettossi continovamente delle cose d’amore, et piacquegli il suono del liuto mirabilmente: anzi tanto, che egli suonava et cantava nel suo tempo tanto divinamente, che egli era spesso per quello adoperato a diverse musiche, et onoranze, et radunate di persone nobili”. Ma nella versione del 1568 l’aretino corregge l’anno di nascita dell’artista collocandola nel 1578 all’epoca del “doge Giovan Mocenigo, fratel del Doge Piero”.
Altro documento prezioso nel tentativo di gettare un po’ di luce sulla vita e sull’opera di Giorgione attraverso le fonti ci viene dal taccuino marciano del nobile Marcantonio Michiel, giovane amante delle arti che, a partire dal 1525, annota sintetiche descrizioni, corredate da precise indicazioni di paternità, dei quadri visti nelle case dei collezionisti veneziani: è lui che ci ha lasciato testimonianza di alcune opere sicure di Giorgione come La Tempesta.
Opere che nel complesso ancora sfuggono, non solo relativamente all’autografia, ma anche nel loro più vero significato. Se i dipinti sopravvissuti e riconosciuti come suoi testimoniano infatti un’attività esclusivamente laica, civile o “privata” che dir si voglia (anche la Pala di Castelfranco è in realtà commissionata dal famoso condottiero Tuzio Costanzo), sono invece ancora molteplici le chiavi interpretative proposte per la sua pittura: esercitazioni filosofiche sul tema dell’amore di stampo neoplatonico, raffigurazioni legate alla letteratura classica, manifesti della cultura ebraica lagunare. E poi c’è la leggenda, e tutto quello costruito attorno alle poche fonti. Tra queste “invenzioni” va registrata anche quella della morte per “male d’amore” causata dalla fuga della sua amante con l’allievo Pietro Luzzo da Feltre. L’episodio, narrato solo nel 1648 da Carlo Ridolfi , non fa che confermarci una verità: l’opera di mitizzazione era già iniziata.Un territorio da scoprire
La mostra permetterà di scoprire un territorio ricco di storia, arte e cultura dove, in un breve raggio di chilometri – in quello che si può definire un vero “triangolo dʼoro” – si potranno ammirare le straordinarie opere di tre grandi maestri della scultura, della architettura e della pittura: Palladio, Canova e, appunto, Giorgione.
A Castelfranco si trovano le due opere fondamentali della preziosa ma ristretta eredità dell’artista castellano, la Pala (conservata nel Duomo) e il Fregio delle arti liberali e meccaniche, assieme alla Casa quattrocentesca dell’artista, luogo che ha ospitato il suo pensiero e il suo lavoro divenuto ora – dopo un accurato restauro – Museo Casa Giorgione.
Da qui possiamo incontrare un territorio d’incomparabile bellezza e di grandi opportunità: dalle Ville palladiane disseminate nella campagna veneta alle straordinarie testimonianze neoclassiche del Canova con il Tempio e la Gipsoteca di Possagno, dove sono conservati tutti i gessi del grande scultore veneto.
Tutto questo è il cuore del nuovo itinerario turistico – culturale denominato “La via del Brenta”, voluto dalla Regione del Veneto e dalla Provincia autonoma di Trento, che si sviluppa lungo il corso del fiume, da Trento a Venezia, e si propone di collocarsi nell’alveo degli storici sentieri europei della cultura.
Informazioni sulla mostra
Museo Casa Giorgione
Piazza San Liberale
31033 Castefranco Veneto (TV)
Call center: tel 800.90.44.47 (dall’estero +39 049 2010076)
Orari: La mostra è aperta dal 12 dicembre 2009 all’ 11 aprile 2010.
L’orario di apertura è dalle ore 9.00 alle ore 19.00 (chiusura biglietteria ore 18.00). La mostra è aperta tutti i giorni.
Biglietti
Intero: € 10.00
Ridotto: € 8.00
Fonte: giorgione2010.it