Con questo progetto espositivo Milano rende omaggio agli oltre cinquant’anni di attività dell’artista milanese Amalia del Ponte, con un’importante collaborazione tra due istituzioni civiche, che ne sottolinea la vocazione diversa ma complementare; mentre al Museo del Novecento si traccia un percorso storico-critico a partire dalla presenza in collezione di uno dei più importanti lavori dell’artista, il Museo Messina propone un’inedita installazione attivata da una performance live. Due focus che hanno il comune obiettivo di tracciare un collegamento tra due fasi differenti e sinergiche del ricco e articolato percorso di Amalia Del Ponte: gli anni ‘60 e ‘70 e gli anni ‘80 e ‘90, evidenziando il carattere visionario e anticipatore della sua ricerca sulla luce e sul suono. Proprio a questa fa riferimento il titolo: “onde lunghe e brevissime” per disegnare il suono e la luce. “Le onde sonore condividono la natura ondulatoria della luce – dice l’artista – ma mentre le onde sonore udibili variano da 17 mm a 17 metri, le onde luminose visibili variano da 400 a 700 miliardesimi di metro e il nostro cervello le interpreta come colori”.
Al Museo del Novecento
L’esposizione al Museo del Novecento, a cura di Iolanda Ratti, introduce il tema della luce attraverso la ricostruzione del percorso legato alle ricerche sul plexiglas. Dal 1964, anno in cui l’artista realizza le prime sculture trasparenti, si passa alla serie dei Tropi (così battezzati da Vittorio Fagone nel 1967), e si chiude con la realizzazione, nel 1973, dell’Area Percettiva per la XII Biennale Internazionale d’Arte di San Paolo, dove Amalia Del Ponte – invitata da Bruno Munari e Umbro Apollonio – vinse il Premio Internazionale per la Scultura. In quest’occasione venne esposta l’opera monumentale How do you feel? del 1971, donata al Museo del Novecento nel 2014 e oggi presentata al pubblico per la prima volta. In mostra circa dieci sculture, i disegni di studio sugli indici di rifrazione e riflessione della luce, oltre a una selezione di documenti storici e fotografie dell’epoca, scattate tra gli altri da Ugo Mulas, Mario Carreri e Arno Hammacher.
Allo Studio Museo Francesco Messina
La mostra allo Studio Museo Francesco Messina, a cura di Eleonora Fiorani, si è invece focalizzata sulla ricerca sul suono e sulle pietre sonore, condotta tra 1985 e il 1995 attraverso la realizzazione dei Litofoni, sottili lastre di pietra intonate al fine di essere suonate a percussione. I Litofoni rappresentano delle “forme-suono che – come ha scritto Eleonora Fiorani – rimandano oltre il visibile: ricreano le invisibili corrispondenze tra le forme geometriche, le scale musicali e quelle dei colori”. Al centro dell’allestimento spicca l’opera Aria della freccia, del 1994, composta da tre litofoni, che rappresenta una riflessione dell’artista sulle corrispondenze tra la finitezza della forma visibile e la risonante armonia della vibrazione sonora. Sono inoltre presentate altre sculture sonore, una selezione di disegni e studi confluiti nel libro La forma del suono (ed. Semar, Roma 1993) e una rassegna di fotografie e video delle performance, eseguite tra gli altri da Davide Mosconi, Gabin Dabiré, Gianluca Ruggeri e David Ryder.
La mostra “Onde lunghe e brevissime” è accompagnata da un catalogo edito da Editrice Quinlan.
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Informazioni
Museo del Novecento
Via Guglielmo Marconi, 1 –20122 Milano
www.museodelnovecento.org
fino al 1 ottobre 2017
lunedì ore 14.30 –19.30
martedì, mercoledì, venerdì: 9.30 –19.30
giovedì –sabato: 9.30 –22.30
la biglietteria chiude un’ora prima della chiusura
Studio Museo Francesco Messina
Via S. Sisto, 4 –20123 Milano
FB@museomessina
fino al 28 giugno 2017
da martedì a domenica ore 10.00 –18.00
ingresso libero
lunedì chiuso
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