Radovan Karadžić, medico serbo-bosniaco ricercato per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia, è stato arrestato venerdì 18 luglio nelle vicinanze di Belgrado. Secondo alcune fonti, l’arresto è stato effettuato nel sobborgo di Batajnica, distante 13 chilometri dalla capitale serba. L’annuncio è stato fatto dalla Presidenza della Serbia ed è stato confermato da Serge Brammertz, procuratore del Tribunale Penale Internazionale. «Vorrei congratularmi con le autorità serbe e in particolare con il Consiglio di sicurezza nazionale per aver raggiunto questo importante risultato nella collaborazione con il Tpi» ha dichiarato Brammertz. Proponiamo un breve approfondimento sull’accaduto e sul suo protanista, per non dimenticare una guerra tragica che ha toccato l’Europa nel suo seno fino a dieci anni fa e di cui, oggi, é in ancora in corso il processo per giudicarne i responsabili.
Chi è Radovan Karadžić?
Latitante da 13 anni, Karadžić aveva assunto negli ultimi tempi una falsa identità (l’esperto in medicina alternativa Dragan Dabić) e si era fatto volontariamente crescere capelli e barba in maniera disordinata. Lavorava come medico in un ambulatorio privato alla periferia di Belgrado, dove nessuno aveva sospettato la sua reale identità, né che la sua specializzazione fosse fasulla.
Appena catturato, è stato immediatamente tradotto in carcere, consegnato alle autorità del TPI e sottoposto ad un primo interrogatorio. L’avvocato di Karadžić, Svetozar Vujakić, ha dichiarato che il suo assistito ha definito l’interrogatorio una «farsa» e che si sarebbe rifiutato di rispondere ad alcune domande. È stato già preannunciato ricorso contro la decisione di affidare Karadžić alle autorità del TPI.
Bosniaco di origini serbe, Radovan Karadžić fu presidente dal 1992 al 1995 della Repubblica Serba di Bosnia, territorio bosniaco a maggioranza serba autoproclamatosi indipendente da Sarajevo poco dopo la dichiarazione di indipendenza della Bosnia-Erzegovina. Assunse anche il ruolo di comandante in capo dell’esercito irregolare serbo-bosniaco, guidato dal generale Ratko Mladić.
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La sepoltura di 465 civili bosniaci identificati
Diventò presto il ricercato numero uno del Tribunale dell’Aja, in quanto responsabile e mandante di numerose operazioni di pulizia etnica condotte contro bosniaci e croati durante la Guerra in Bosnia-Erzegovina. Il più grave di questi atti è il massacro di Srebrenica, una serie di esecuzioni di massa in cui morirono circa 8.000 civili bosniaci di fede musulmana.
Venne condannato in contumacia nel 1996 dal TPI e a suo carico venne emesso un mandato di cattura internazionale. Gli Stati Uniti avevano addirittura posto una taglia di 5 milioni di dollari sulla sua testa, così come su quella di Mladić (ricercato numero due, tuttora latitante, per le stesse motivazioni di Karadžić). A lungo hanno pesato sulla sua latitanza sospetti di connivenza delle autorità serbe, che sembrano però essere stati fugati dal decisivo apporto delle forze di sicurezza di Belgrado nella cattura.
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Il Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia
Il Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia è un organo giuridico delle Nazioni Unite a cui è affidato il compito di perseguire i crimini commessi nell’ex Jugoslavianegli anni successivi al 1991.
Il tribunale è una corte ad-hoc istituita il 25 maggio 1993 con la risoluzione 827 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ed è situata all’Aia, nei Paesi Bassi. È la prima corte per crimini di guerra costituita in Europa dalla seconda guerra mondiale ed è chiamata a giudicare gli eventi avvenuti in 3 differenti conflitti: in Croazia (1991-95), in Bosnia-Erzegovina (1992-95) e in Kosovo (1998-99).
I reati perseguiti e giudicati sono principalmente 4:
– gravi infrazioni alla Convenzione di Ginevra del 1949
– crimini contro l’umanità
– genocidio
– violazioni delle consuetudini e delle leggi di guerra
La corte può processare solamente persone singole, quindi nessun Stato, partito politico o organizzazione ricade sotto la sua giurisdizione; la pena massima applicabile è l’ergastolo. Entro il 31 dicembre 2004 la procura deve terminare le indagini, entro il 2008 tutti i primi gradi e nel 2010 chiude tutto, tranne che per Ante Gotovina, Ratko Mladić e Radovan Karadžić.
Il nome originale completo del tribunale è International Tribunal for the Prosecution of Persons Responsible for Serious Violations of International Humanitarian Law Committed in the Territory of the Former Yugoslavia since 1991, o abbreviato International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia (ICTY). La traduzione italiana è: “Tribunale Internazionale per il perseguimento di persone responsabili di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale commesse nel territorio dell’ex-Jugoslavia dal 1991”, o più semplicemente Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia.
Fonti del diritto
Il Tribunale ha dovuto affrontare problemi giuridici sotto due aspetti fondamentali: la determinazione delle regole procedurali e l’individuazione del corpus di norme da applicare.
Per quanto attiene al primo profilo, con le Norme di Procedura e Deposizione adottate nel 1994, il Tribunale optò per l’adozione di un sistema misto, in cui si intersecano elementi propri della tradizione giuridica anglosassone (common law) con altri propri dei sistemi continentali di civil law (cui apparteneva anche il sistema socialista dell’ex Jugoslavia).
Come già nello storico Processo di Norimberga, sotto l’aspetto procedurale venne preferita l’impostazione del rito accusatorio di common law, nel quale accusa e difesa si trovano sullo stesso piano ed espongono ad un giuria imparziale le rispettive ragioni presentando in udienza prove e testimonianze.
Nel sistema ibrido adottato dal Tribunale dell’Aja, la Procura conduce le indagini e predispone l’atto di accusa, che viene sottoposto alla conferma della Corte (formata da 3 giudici senza giuria), la quale sente i testimoni indicati dalle parti.
Una delle questioni più controverse è relativa all’istituto del patteggiamento. Diversamente da quanto accade nei sistemi di civil law, infatti, la corte non è obbligata a comminare gli anni patteggiati dall’imputato, la qual cosa ha creato non poca confusione sia tra gli accusati che tra gli stessi giudici ed avvocati formati nei sistemi di tradizione continentale.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, al Tribunale si poneva il problema della mancanza di un “codice penale internazionale”, cioè di un corpus omogeneo di norme sanzionatorie di diritto internazionale applicabili ai singoli individui. Le uniche norme direttamente applicabili dalla Corte erano le poche previsioni contenute in alcune convenzioni internazionali. Di conseguenza le fattispecie di reato non hanno una definizione univoca e le relative pene sono altrettanto aleatorie.
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Imputati
Il 16 marzo 2006 il Tribunale dichiara che gli incriminati sono 161, dei quali 6 sono tuttora latitanti e 85 già processati: 43 dichiarati colpevoli, 8 assolti, 25 scagionati dalle accuse, 4 trasferiti alle rispettive corti statali e 6 nel frattempo deceduti.
Gli accusati vanno da soldati semplici a generali e comandanti di polizia, fino a politici di primo piano e perfino capi di governo. Ecco i principali imputati “di alto livello”:
Slobodan Milošević, Presidente della Serbia e della Federazione Jugoslava
Radovan Karadžić, capo politico dei serbo-bosniaci, nonché Presidente della Republika Srpska
Ratko Mladić, comandante dell’esercito serbo-bosniaco
Ante Gotovina, generale dell’esercito croato
Dragan Vasiljković, paramilitare serbo
Naser Orić, comandante dell’esercito bosniaco a Srebrenica
Stojan Zupljanin, comandante serbo-bosniaco
Dragan Obrenović, comandante serbo bosniaco
Milan Babić, Primo Ministro della Repubblica Serba di Krajina (Republika Srpska Krajina, RSK)
Ramush Haradinaj ,Primo Ministro del Kosovo
Biljana Plavšić, ex-Presidente della Republika Srpska
Željko Ražnatović “Arkan”, comandante paramilitare serbo
Vojislav Šešelj, Presidente del Partito Radicale Serbo (Srpska radikalna stranka,SRS)
Goran Hazdic, Presidente dell’autoproclamata repubblica serba di Krajina
Gli imputati e i condannati sono detenuti nel carcere di Scheveningen, situato a 4 km dal Tribunale.
Fonte: wikipedia – wikinews