La storia dei sistemi operativi procede a fianco della storia del personal computer e, più in generale, della storia dell’informatica.
Un sistema operativo è un software che fornisce all’utente una serie di comandi e servizi per gestire un elaboratore elettronico.
I sistemi operativi si occupano anche di rappresentare le informazioni elaborate dal computer in un modo comprensibile dall’uomo.
La preistoria dell’informatica Tra il 1945 e il 1955 gli elaboratori elettronici erano ammassi di valvole termoioniche, occupavano intere stanze, erano lentissimi e così costosi che potevano permetterseli soltanto grossi centri di calcolo o università. Inoltre questi calcolatori erano molto inaffidabili, in quanto le valvole che li componevano si rompevano spesso. In questo periodo non esisteva ancora il concetto di sistema operativo; infatti il programma da eseguire veniva inserito ad ogni esecuzione in codice binario attraverso dei primitivi lettori di schede perforate e dopo alcune ore il risultato veniva inviato ad una stampante.
Gli antenati Tra il 1955 e il 1965, grazie alla rivoluzionaria invenzione del transistor gli elaboratori divennero abbastanza affidabili da poter essere costruiti e venduti in serie, anche se erano comunque macchine grosse e costosissime tanto che gli unici acquirenti possibili erano ancora una volta i centri di calcolo, le università e le banche. Per eseguire dei programmi, un programmatore doveva scrivere il proprio programma su carta, trasferirlo su schede, caricarlo nel computer, attendere il termine dell’esecuzione e la stampa del risultato. Tale operazione era molto dispendiosa in termini di tempo e non permetteva di sfruttare la macchina durante le lunghe fasi di caricamento di dati e programmi. Per ovviare a questo problema si pensò di impiegare più macchine contemporaneamente in modo da dividere il lavoro: una macchina caricava il programma, una eseguiva il calcolo e infine una terza stampava i risultati.
Per gestire questo tipo di struttura si studiarono i primi sistemi operativi. Il loro compito era quello di gestire il caricamento dei dati, interpretare i comandi contenuti nei dati caricati e controllare l’esecuzione di tutti i programmi di calcolo. I sistemi operativi tipici per questo genere di elaboratori ( per lo più programmati in Fortran e in Assembler) erano il Fms (Fortran Monitor System) e l’Ibsys.
Dai primi anni ’60 si cominciò a pensare a dei sistemi in grado di semplificare l’utilizzo degli eleboratori. In quegli anni, un programmatore che avesse voluto comandare ad esempio una stampante, doveva conoscere, nei minimi dettagli, il funzionamento della periferica.
A partire dall’introduzione del concetto di “periferica virtuale” il sistema Operativo avrebbe fatto da intermediario tra utente e periferica. Si muovono i primi passi verso un’informatica di consumo, destinata in futuro a raggiungere anche utenti non specializzati.
La multiprogrammazione Nell’aprile del ’64 l’Ibm presentò una famiglia di computer chiamata Ibm System/360: tutti gli elaboratori della serie – che andavano da piccole macchine a grandi Mainframe – utilizzavano varianti dello stesso sistema operativo, l’Os/360: Si trattava di un sistema operativo adatto sia al calcolo scientifico che a quello commerciale. L’eccessiva diversificazione tra i diversi computer rese difficile scrivere programmi in un linguaggio che rispettasse tutti i requisiti delle varie macchine che spesso erano in conflitto tra di loro. Il risultato fu un sistema operativo enorme e molto complesso scritto da migliaia di programmatori. Os/360 conteneva centinaia di errori che resero necessarie diverse revisioni. Purtroppo ogni nuova versione correggeva alcuni problemi, introducendone però degli altri.
In questo e in molti altri sistemi operativi dell’epoca venne introdotta la multiprogrammazione, che rendeva possibile la presenza di più programmi in memoria contemporaneamente. L’uso delle risorse disponibili era ottimizzato ma non lo sviluppo dei programmi, infatti il tempo che intercorreva tra il caricamento dei programmi e la disponibilità dei risultati era spesso di alcune ore, per cui anche il più piccolo errore poteva far perdere al programmatore un sacco di tempo.
La svolta: nasce Unix Da un lato esistevano questi supercomputer e dall’altro, negli stessi anni, vi fu lo sviluppo dei minielaboratori. Per questi sistemi vennero progettati appositi sistemi operativi, il più famoso dei quali fu senza dubbio Unix.
Unix fu progettato a partire dal 1969 da un gruppo di ricercatori della At&T presso i Bell Labs. Unix ereditò molto delle precedenti esperienze fatte coi supercomputer e, grazie all’ottimo lavoro dei suoi sviluppatori, divenne un sistema molto interattivo, affidabile e ricco di funzionalità. Era talmente ben fatto che tuttora domina il mercato delle workstation.
Gli eredi di Unix Vennero sviluppate molte varianti di Unix, come il System V, Bsd (Berkley Software Distribution), Minix (usato in ambito didattico) e successivamente (sulla base di Minix e Unix) l’ormai famosissimo Linux sviluppato dallo studente finlandese Linus Torvalds. Naturalmente, nelle sue prime incarnazioni, Linux è molto lontano da come lo conosciamo oggi. Oggigiorno i sistemi operativi *NIX sono conformi ad uno standard chiamato Posix che garantisce una compatibilità reciproca di base necessaria a non stroncarne lo sviluppo.
L’arrivo del Personal Computer Verso gli anni ’80 la costruzione di chip integrati divenne massiccia e portò all’abbattimento dei prezzi dell’hardware. Cominciò l’era dell’elaboratore personale o personal computer. Queste macchine erano piccole, economiche ed avevano prestazioni simili a quelle dei calcolatori medio-grandi di 10-20 anni prima. I primi modelli erano dotati di sistemi operativi monoutente con accesso interattivo. Il più importante tra i primi sistemi operativi per personal computer era il CP/M-80 della Digital Research: era basato sui sistemi operativi della Digital Equipment Corporation. Ms-Dos (o Pc-Dos quando fornito da Ibm), sviluppato dall’allora programmatore in proprio Bill Gates, era originariamente basato sul CP/M-80.
Microsoft versus Apple Steve Jobs era uno dei pochi che credeva nell’idea del personal computer. All’epoca era difficile immaginare cosa potesse farsene una persona di un computer in casa. Egli invece continuò per la sua strada fondando Apple Computer il primo Aprile 1976 assieme a Steve Wozniak e Ronald Wayne. Jobs era convinto che il futuro del personal computer sarebbe stato legato all’interfaccia grafica. E così, ispirandosi a quella sviluppata da Xerox qualche anno prima, Apple lanciò nel 1984 Mac Os il primo sistema operativo per Personal Computer con interfaccia grafica.
Fu una vera rivoluzione tanto che di lì a poco Microsoft avrebbe commercializzato Windows (20 novembre 1985) e sarebbe nato l’X Window System in ambiente Unix (1984): un programma in grado di dare l’interfaccia grafia anche ai sistemi *NIX (compreso Linux). All’inizio Windows non era definibile sistema operativo: era piuttosto un’estensione di Ms-Dos. Fu con il rilascio di Windows 3.0, nel 1990, che Microsoft si impose sul mercato. Oltre alle maggiori performance che garantiva alle applicazioni rispetto alle versioni precedenti, Windows 3.0 forniva un ambiente multitasking (con questo termine si definisce la capacità di un sistema operativo di eseguire più programmi contemporaneamente) migliorato rispetto alle precedenti versioni di Ms-Dos e divenne così un degno rivale del Macintosh di Apple. A partire da Windows 3.1 fu introdotto il supporto alla multimedialità, mentre con l’introduzione di Windows 95 si passò definitivamente dal calcolo a 16 bit a quello a 32 bit.
I sistemi operativi di rete: Linux torna alla ribalta A fianco di Microsoft ed Apple il mercato dei grandi elaboratori era comunque dominato da Unix. Un fenomeno interessante che iniziò a prendere piede da metà degli anni ’80 fu lo sviluppo delle reti di calcolatori, fenomeno che ha poi portato all’incredibile crescita di Internet. Nacquero così i sistemi operativi di rete e i sistemi operativi distribuiti.
I primi altro non sono che normali sistemi operativi ai quali vengono aggiunti i software per il collegamento a macchine remote e quindi alle relative risorse condivise come file e stampanti.
I secondi sono sistemi operativi che girano su sistemi a più processori oppure che inviano i processi da elaborare ad altri computer della rete.
Esempi della prima classe di sistemi di rete sono tutte le versioni di Windows dalla 3.1 e NT in poi, mentre Unix e derivati fanno parte di entrambe le categorie in quanto supportano entrambe le tecnologie. Nel 1991 Linus Torvalds sviluppò un kernel (il cuore di un sistema operativo) basato su quello del Minix, capace però di girare sulla piattaforma x86 (si indicano con questa sigla tutti i processori sviluppati da Intel). Così nacque Linux. Fu quando venne integrato nel Progetto Gnu di Richard Stallman, portavoce della filosofia Open Source, che iniziò la fortuna di Linux in quanto risultava, e lo è tuttora, un sistema operativo efficiente ed affidabile anche se non sempre di facile utilizzo.
I giorni nostri Oggigiorno è disponibile una grande varietà di sistemi di elaborazione dalle più disparate dimensioni e performance a costi contenuti; questo permette una diffusione degli elaboratori elettronici nelle più diverse attività umane. Tutte queste innovazioni hanno portato allo sviluppo di sistemi operativi per le più svariate architetture.
Tra i tanti concorrenti spiccano indubbiamente: Windows Vita, Mac OsX e Linux.
Il primo, tra critiche ed elogi, resta innegabilmente il più diffuso sistema operativo. Da sempre afflitto dal fenomeno pirateria (che per certi versi ha contribuito ad accescerne la diffusione), Windows è anche statisticamente il bersaglio preferito dai virus informatici.
L’OsX è un sistema operativo rinnovato rispetto ai suoi predecessori: ha segnato una svolta nella storia dell’Apple. Os X ha rappresentato il passaggio a un sistema operativo *NIX e ha garantito solide fondamenta anche per i nuovi Macintosh “Intel inside”.
Linux col tempo è evoluto in maniera impressionante fino a diventare un sistema operativo alla portata di tutti. Le sue peculiarità sono l’assoluta gratuità (Linux si scarica liberamente da Internet) e un numero enorme di distribuzioni (così vengono chiamate le varie versioni di Linux prodotte in proprio dagli appassionati o dalle aziende). La distribuzione più diffusa al momento è Ubuntu: un sistema operativo che, in quanto a facilità d’uso e bellezza, non ha nulla da invidiare ai suoi rivali. (Wikipedia)