Grandissima mobilitazione per salvare Sakineh Mohammadi-Ashtiani. La donna iraniana condannata alla lapidazione.
Francia e Italia sono le più impegnate in questa battaglia per salvare Sakineh che ha 43 anni ed è madre di due ragazzi. L’appello promosso nel Paese d’oltralpe riceve dalle 1.800 alle 2.000 adesioni al giorno, ed è stato firmato anche dall’ex presidente francese Jacques Chirac. Mentre Carla Bruni ha assicurato che il presidente Sarkozy si adopererà in ogni modo per la causa della donna iraniana.
In Italia, il Ministero degli Esteri sta intervenendo direttamente presso le autorità iraniane nel tentativo di sospendere la sentenza. E il quotidiano La Repubblica ha lanciato un appello cui è possibile aderire dal suo sito.
Il “club della pena di morte” è una realtà trasversale molto ampia, che abbraccia moltissimi Paesi. In questo particolare club ci sono stati musulmani come Iran, Arabia Saudita, Yemen, ma anche paesi asiatici, africani e occidentali.
In Cina, ad esempio, la pena capitale è prevista per moltissimi reati. Si va dalle lesioni personali alla bigamia, dal gioco d’azzardo alla diffusione del materiale pornografico, dall’omicidio colposo alla falsa fatturazione. Anche il Giappone ancora utilizza questo tipo di condanna. Nel Paese del sol levante, poi, i condannati a morte sono sottoposti ad un durissimo regime detentivo, che prevede totale isolamento e limitatissime visite dei familiari.
Nel mondo occidentale abbiamo gli Stati Uniti. Ma, ad esempio, in Francia l’ultima esecuzione fu del 1977.
La pena di morte, come estrema condanna è continuamente invocata un po’ in tutto il mondo sull’onda emotiva creata da particolari fatti di cronaca. Ultimo, in ordine di tempo, il progetto della civilissima Svizzera, poi, fortunatamente, abbandonato.
Colpevolizzare una determinata religione, cultura, o livello di sviluppo è sicuramente un errore, che può rendere ancora più difficile il superamento delle incomprensioni e delle tensioni che ancora ci dividono.