L’istat ha fornito in questi giorni nuovi dati sull’andamento dell’economia italiana. Un’economia sempre più in crisi. “A maggio gli ordinativi dell’industria italiana sono diminuiti del 5,3% rispetto a maggio 2007, il calo più forte da gennaio 2004, e del 3,1% rispetto ad aprile. L’Istat aggiunge poi che la diminuzione è stata del 4,8% sul mercato interno e del 6,2% su quello estero. Male anche il fatturato che a maggio è risultato in calo del 2,7% rispetto a maggio 2007 e dell’1,7% rispetto ad aprile. La diminuzione è stata del 3,2% sul mercato interno e dell’1,5% su quello estero. A spingere gli indici al ribasso, aggiunge l’Istituto di statistica, sono in particolare i beni di consumo durevoli, che registrano una flessione dell’11,4%. Seguono i beni intermedi (-6,5%) e gli strumentali (-4,1%). In forte crescita è invece il fatturato del comparto energia, che segna un aumento su base annua pari al 28,6%” (Fonte: corriere.it). Dati che, a nostro parere, non si possono imputare certo a questo o a quel governo italiano, tantomeno esclusivamente a quello presente. Il problema à strutturale nel nostro paese ed é dovuto all’inefficienza della classe politica nella sua integrità. Ormai é certo: che si tratti del governo stabile e berlusconicentrico di centrodestra o di quello precario e confuso del centrosinistra, dall’inizio del XXI secolo (otto – dieci anni dunque), la presente classe (casta) politica ci sta facendo invidiare il buongoverno della prima repubblica (quella famosa DCI e quel famoso PCI che tutti ritrattano). Perché ne siamo convinti: l’Italia é un paese che funzionerebbe, gli italiani sono gente che lavora, le imprese sono imprese che sanno imporsi. Purtroppo manca la coordinazione della politica, senza la quale i migliori lavoratori, i migliori imprenditori e le migliori imprese non possono fare nulla tranne soppravvivere ed arrancare. Riflettiamo: malgrado la politica, l’Italia non é ancora in recessione. Ringraziamoci tutti, ma non ringraziamo i politici. La classe politica in questi ultimi dieci anni non ha saputo adattarsi alle nuove sfide globali, se ha preso decisioni le ha prese lentamente, e quando ha deciso lo ha fatto spesso seguendo le scelte personalistiche dei suoi protagonisti (individui o gruppi politici): insomma una paralisi di dieci anni che é costata molto cara al paese. E questo è accaduto a scala nazionale, regionale, comunale. Quindi, ancora una volta: basta dormire, basta perdere tempo. A proposito di questo il dibattito attuale sulla giustizia é in modo evidente fuori luogo: bisogna occuparsi al più presto di economia. Ricordiamoci: l’Italia é una repubblica fondata sul lavoro.
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