Stando alla saggezza popolare, caratteristica tipica dei genovesi è la particolare attenzione per i soldi. Evidentemente, anche in questi luoghi comuni, deve esserci qualcosa di vero. Ne è un esempio lampante la reazione inferocita del genovese Beppe Grillo alla divulgazione on-line sul sito dell’Agenzia delle Entrate di dati riguardanti il suo reddito personale. «Gli è stato suggerito dalla Ndrangheta – ha commentato il comico genovese sul suo popolare blog –, dalla Mafia, dalla Camorra e dalla Sacra Corona Unita. Padoa Schioppa e Visco, con la benedizione di Prodi e del centro sinistra unido che mai sera vencido, hanno eseguito. I rapimenti di persone saranno facilitati, il pizzo potrà essere proporzionato al reddito dichiarato. La criminalità organizzata non dovrà più indagare, presumere. Potrà andare a colpo sicuro collegandosi al sito dell’agenzia delle entrate. I nullatenenti e gli evasori non avranno comunque nulla da temere. Chi paga le tasse sarà punito, chi ne paga molte potrà essere sequestrato, taglieggiato, rapinato».
Per la cronaca il reddito dichiarato per il 2005 da Grillo è 4.272.591 euro. Il comico – al contrario di tanti colleghi del mondo dello spettacolo e non con redditi pari se non superiori ai suoi – ha regolarmente versato le relative tasse. Comportamento esemplare il suo, quindi. Comprensibili e perfettamente condivisibili anche le sue preoccupazioni riguardo la violazione della privacy e le eventuali minacce criminali alla sua persona (del resto un uomo in grado di produrre un ammontare simile di ricchezza farebbe la gioia di ogni sequestratore…).
Però c’è qualcosa che non torna. Non ci si stupisce certo del suo patrimonio (perlomeno non si stupiscono i più smaliziati…): Grillo lavora da anni ed è sempre molto richiesto. Lui chiede compensi di tutto rispetto e c’è chi, giustamente, è pronto a pagarli per averlo su un palco.
Ma non era forse lui il sostenitore della libera circolazione delle informazioni in rete? Non era lui il primo a divulgare informazioni finanziarie di ogni tipo (vedi finanziamenti pubblici ai giornali)? Come mai allora tanto livore per questa violazione della privacy? Dovremmo forse desumere che esistono due pesi e due misure?
Stando a quanto scrive sul suo blog si è talmente indispettito da chiedere l’intervento censorio del tanto vituperato Tremonti («Inviamo una mail al prossimo ministro dell’Economia Giulio Tremonti perché ristabilisca le regole della convivenza civile e blocchi l’accesso a chiunque di dati sensibili privati»). Ma ormai sbraca ben oltre le sue consuetudini apostrofando malamente chiunque sostenga tesi contrarie alle sue. Ha perfettamente ragione, signor Grillo. Una porcata simile, in paesi più civili del nostro, avrebbe avuto conseguenze molto più gravi di uno scandalo da giornale di gossip. Del resto la privacy, benché rientri spesso nei nostri discorsi, resta ancora un bene misterioso che si fatica a definire. Vale per noi, non vale per tutti gli altri. A volte è sacrificabile (magari in una pubblica piazza), a volte è sacra.
Pazienza, caro Grillo, la consoli la consapevolezza di essere un cittadino modello. Per un po’, si conceda il lusso di ignorare tutti i suoi nemici (veri o presunti, dipende dai punti di vista) e magari – se le forze dell’ordine non bastano a tranquillizzarla e teme così tanto per la sua sicurezza – perché non assume qualche guardia del corpo lei che se lo può permettere. Lo sappiamo, è un’ingiustizia bella e buona, ma cosa le possiamo dire? Benvenuto nel club dei tartassati.
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