Uno ogni sette abitanti, più o meno un miliardo di unità: questa è l’impressionante dato sulla densità attuale dei computer nel mondo. La crescita e del 12% all’anno, al momento vede ancora in vantaggio l’Occidente, ma le previsioni per il futuro lasciano intravedere una travolgente rimonta dei paesi emergenti. E’ quanto afferma un rapporto dell’istituto di ricerca statunitense Gartner anticipato dal sito del settimanale “New Scientist”.
Boom nei paesi in via di sviluppo. Secondo la ricerca, il 58% del primo miliardo di pc è stato acquistato in Usa, Europa e Giappone dove vive il 15% della popolazione mondiale. Una situazione destinata a invertirsi rapidamente. Del secondo miliardo, che verrà venduto in appena sei anni, il 70% sarà acquistato nei “cosiddetti” paesi in via di sviluppo. Grazie alla rapida crescita di paesi come l’India e il Brasile il numero dei personal computer raddoppierà entro il 2014.
Le ragioni della crescita. «A causare il rapido incremento delle vendite», si legge nello studio, «saranno i prezzi in ulteriore calo, la diffusione di wireless e banda larga e la percezione crescente del computer come strumento indispensabile per il miglioramento dell’economia». «I paesi emergenti», spiega il vice presidente del Gartner, Luis Anavitarte «stanno utilizzando strumenti promozionali per ridurre il digital divide, tra cui quello di fornire pc ai meno abbienti». La crescita vertiginosa di schermi e hard disk ha però un risvolto negativo, sotto forma di “spazzatura elettronica”, la cui produzione è in aumento. Saranno 180 milioni, il 16% del totale, i computer rimpiazzati quest’anno, e la maggior parte dei rifiuti derivanti finirà in Cina.
Spazzatura elettronica. Proprio il contenuto tossico dei rifiuti “tecnologici” è l’aspetto che preoccupa di più i ricercatori del Gartner. «Trentacinque milioni di pc», spiega Meike Escherich, «verranno buttati via senza nessun riguardo per il loro contenuto. Un’emergenza che diventerà ancora più preoccupante, specialmente nei paesi emergenti, dove il numero dei computer sostituiti cresce di pari passo con quelli installati».
Allerta in Cina. Il 70% dei pc e cellulari “messi da parte” finisce in Cina. Nel paese asiatico i rifiuti “tecnologici” smaltiti nei centri di riciclaggio hanno raggiunto livelli di guardia già quest’anno. Con limiti che sarebbero considerati illegali nei paesi occidentali. Gli effetti più preoccupanti sono quelli causati dalla diossina prodotta dagli apparecchi elettronici. Un allarme destinato a crescere nei prossimi anni. Per affrontare il quale si stanno attivando molte aziende di elettronica, ma anche governi e organizzazioni ambientaliste.
[fonte: Repubblica.it]