Il presidente della Rebubblica Giorgio Napolitano non ha firmato il ddl sull’articolo 18 e il lavoro. Il Capo dello Stato ha rinviato il testo alle Camere. Il provvedimento sul lavoro è la prima legge che il presidente della Repubblica rinvia alle Camere, ai sensi dell’articolo 74 della Costituzione, da quando, a maggio del 2006, ha assunto la carica.
Napolitano ha chiesto alle Camere, a norma dell’art. 74, primo comma, della Costituzione, una nuova deliberazione in ordine alla legge: «Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione degli enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’impiego, di incentivi all’occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonchè misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro«, si legge in un comunicato del Quirinale».
Il Capo dello Stato è stato indotto a tale decisione dalla estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni – con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 – che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale. Ha perciò ritenuto opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere, affinchè gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale», aggiunge il comunicato.
Il governo è pronto a introdurre delle modifiche al ddl Lavoro rinviato alle Camere dal Presidente Napolitano. Lo sottoline il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi: «Potremmo rafforzare ancor più il ruolo delle parti sociali». «Tutte, proprio tutte le parti sociali, hanno sottoscritto l’intesa tranne la Cgil».
[fonte: La Stampa]