«La casa da 100mila euro, a basso costo, a misura di desiderio, a basso impatto ambientale, è un bello slogan. A me piace però pensare che sia soprattutto un buon progetto. Un’architettura di tante architetture». Mario Cucinella, 48 anni, nato a Palermo, cresciuto a Genova dove ha fatto parte del team di Renzo Piano, passato per Parigi e adesso di base a Bologna, non è un’archistar a cui piace mettere la firma su progetti avveniristici. Non si atteggia da celebrità, insomma, come tanti colleghi. Capita persino di non trovare il suo studio, che è il classico open space: ti aspetti un indirizzo almeno un po’ glamour e invece arrivi alla sua bottega attraverso il cortile di un’azienda che vende impianti idraulici. Non è nemmeno uno che alza la voce, Cucinella: gli piace parlare piano, con il tono del ragionamento. Eppure il suo progetto per una casa da 100mila euro è un urlo contro il conformismo di tante costruzioni. Un’idea, spiega, che gli è venuta per «provare a dare qualcosa di diverso a un mercato che propone solo edilizia speculativa».
La casa da 100mila euro è stata presentata la prima volta nel 2007, quando ancora i mutui subprime servivano per coronare un sogno e non erano un incubo. Sembrava un’originale fuga da un mercato, quello italiano, che allora quotava un alloggio tipo di 100 metri quadrati 263.600 euro. «Tutto il mondo costruito, l’abitare», spiega ancora Cucinella, «consuma e produce molta più anidride carbonica dei trasporti e dell’industria, settori che da anni sono monitorati e hanno preso l’impegno a ridurre il loro inquinamento. L’abitare invece è fermo, forse anche perché l’energia di un edificio non si vede, non ha un valore estetico, dunque è snobbata. Ma se diventasse un’opportunità creativa, una nuova forma di bellezza?». Si è posto la domanda e ha cercato le risposte, Cucinella. Lui che, parafrasando Mies van der Rohe e il suo celebre less is more, ha come motto personale more with less, di più con poco; lui che stupisce i suoi studenti universitari facendoli esercitare con gli spaghetti perché la fragilità delle costruzioni fiventi per loro un concetto familiare, quasi fisico; lui che guida un team in cui oltre agli architetti impegnati sui progetti ce ne sono altri dedicati solo alla ricerca sull’energia. Basta fare dei semplici conti: «La spesa media mensile di una famiglia è di 2461 euro (fonte Istat). Di questi, il 5 per cento, dunque 123 euro, sono destinati a combustibili ed energia elettrica. Soltanto in elettricità il consumo medio per unità abitativa è di circa 3000 chilowattora all’anno. Se la singola casa diventa una piccola centrale produttrice di energia, con 70 metri quadrati di tetto piano a disposizione per un impianto fotovoltaico, in alcune zone d’Italia particolarmente soleggiate si arriva a coprire totalmente il fabbisogno». Tra alloggio e consumi energetici (i quali, tra l’altro, producono 6200 kg di CO2 all’anno), con l’edilizia tradizionale in vent’anni si spendono 300.500 euro. Il progetto Cucinella si ferma a 81mila euro (considerando gli incentivi governativi “conto energia”), senza nemmeno un chilo di emissioni. «Ho analizzato pure uno studio del Wwf e della Makno», continua Cucinella: «Alla voce risparmio energetico, noi italiani siamo secondi solo agli svedesi. Non siamo distratti come si dice, semmai ci serve una prospettiva diversa. Che potrà arrivare quando ci sarà un decreto che riconosca il valore del fotovoltaico: in quel momento non avremo più un mercato di nicchia ma un movimento di massa. La gente capirà e apprezzerà la possibilità di pagare metà del mutuo con un’abitazione trasformata in una micro centrale di energia». Ovviamente, le famiglie da sole non possono innescare questa rivoluzione. E infatti Cucinella corteggia allo stesso modo costruttori ed enti locali: agli uni chiede di ridurre le pretese senza per questo rinunciare ai loro profitti; agli altri presenta l’opportunità di valorizzare non solo terreni ma interi quartieri. Valorizzare e riqualificare. Il tutto senza confinare la gente in casermoni che ancor oggi diremmo popolari: «La mia idea è piuttosto quella di proporre una casa tipo Ikea: alto livello di design a basso costo, accessibile a tutti. Sono convinto che sia un’espressione di grande democrazia portare il design nella vita di ogni giorno. Non dobbiamo lavorare nell’esclusività».
Di nuovo more with less. Con alcune idee che forse sono in anticipo sui tempi. La casa da 100mila euro ha molti spazi comuni, è suggerita la condivisione delle spese collettive, si parla persino di car sharing, pensando a quanto spazio tolgono al verde i parcheggi, e di un orto condominiale gestito dagli inquilini. Provi a obiettare che forse la rivoluzione è ancora lontana e Mario Cucinella, con un sorriso, ti racconta il paradosso del trapano: lo abbiamo tutti in casa, per usarlo dieci minuti al mese se va bene. «Utilizzare senza possedere è la chiave di volta per abbattere costi e sprechi energetici», recita il suo “manifesto”. Ma la comune non è esattamente la casa dei sogni… «La mia proposta è a misura di desiderio», ribadisce Cucinella sfogliando un catalogo: «Io ti dò un rettangolo da abitare. Il fatto che lo abiti tu lo rende diverso da quello che abito io. Mi diverto un mondo a presentare il progetto perché alla fine c’è sempre chi mi dice: “Architetto, è pure bella questa casa!”. È bello poterla personalizzare, è bello sapere che il cemento più leggero impiegato (e studiato con Italcementi) nulla toglie alla privacy: al contrario è un’altra fonte di risparmio perché è fatto di materiali da riciclo e migliora la prestazione termica di circa il 25 per cento. Soprattutto è bello avere una casa propria per cui non ci si è dovuti indebitare follemente. E, quando finalmente anche in Italia ci sarà l’obbligo di certificare le prestazioni, le case costruite così avranno un altro e più alto valore. Nascerà un mercato nuovo». In che modo è costruita la casa da 100mila euro? L’impianto solare fotovoltaico e termico sul tetto copre i consumi totali dell’edificio, le superfici vetrate sfruttano al meglio il calore del sole anche in inverno e garantiscono tanta luce, mentre la protezione dalla radiazione solare è resa possibile da aggetti orizzontali e schermature esterne mobili. Ci sono poi un serbatoio di raccolta delle acque piovane, pompe di calore a sonde geotermiche verticali o ad acqua di falda e, se il posto è ventoso, turbine eoliche di ultima generazione, belle da vedere, installabili in giardino. C’è un posto dove visitare questa casa dei sogni? Non ancora. Il telefono dello studio di Cucinella trilla in continuazione, e non chiamano solo i classici curiosi. Edifici costruiti secondo questo modello non sono semplicemente unità residenziali, sono patrimonio degli inquilini e della società. A Settimo Torinese lo hanno capito per primi: avevano riservato nel loro piano regolatore un’area per edilizia sperimentale, realizzata con l’impiego di tecnologie rinnovabili. L’abbinamento col progetto di Cucinella, anche per la parte relativa alle emissioni di CO2 azzerate, è stato inevitabile. Nella sede che un tempo fu della Siva, la fabbrica di vernici diretta da Primo Levi, entro un anno saranno costruiti i primi 50 alloggi. E poi? Cucinella non ha fretta: non è nel suo stile. Non si tratta di aspettare chi seguirà l’esempio di Settimo Torinese, ma di attendere che il contagio virale faccia il suo corso. Di nuovo, Cucinella si mostra un esperto di architettura delle architetture: fa parte del comitato scientifico di Symbola, la fondazione che si occupa delle eccellenze italiane; collabora con Legambiente; frequenta il mondo delle banche per garantire il certificato più importante per la riuscita del suo progetto, quello di economia e redditività che porta all’erogazione di mutui agevolati; segue le aziende che propongono nuovi prodotti per l’edilizia e collabora con Italcementi, con una partnership per una nuova generazione di materiali; infine parla di rottamazione: «Ma sì, rottamiamo l’edilizia orrenda. È un mercato immenso, una vera sfi da economica». E per lui, si è capito, l’economia è quella del futuro. «Non si tratta del ritorno a un regionalismo dell’architettura», conclude Cucinella, che intanto continua a progettare nuovi edifici: gli ultimi sono il CSet Building a Ningbo in Cina, l’Ecobuilding a Podgorica in Montenegro e la sede della 3M a Pioltello. «Semmai, dobbiamo interpretare meglio il rapporto tra costruzioni e clima. È possibile trasformare un edifi cio da consumatore a produttore di energia? E con quali linguaggi si affronterà la realizzazione di un edificio così? Saremo capaci di sovrapporre al tema della qualità dell’architettura quello di un migliore e più razionale utilizzo dell’energia?». Tante domande, tante risposte da cercare insieme. E, garantisce l’architetto, non è solo architettura.
[fonte – Wired.it – Luca Corsolini + online editing di Maria Teresa Sette]