A Napoli il 21 Marzo erano tantissimi contro la mafia. Per non dimenticare, per risvegliare le coscienze assopite, per ricordare il sangue delle persone che hanno sacrificato la vita per la legalità, per denunciare la vigliaccheria di chi, nascondendosi dietro il “sistema” della criminalità organizzata, non assume le proprie responsabilità di “assassino”, di “traditore del genere umano”. Il 21 Marzo 2009, la XIV giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafia, deve essere ricordata per molto tempo, molto di più dei pochi minuti dedicati dai telegiornali di un sabato sera d’inizio primavera.
“Alle mafia, alla camorra, al crimine dico: fermatevi, ma che vita e’ la vostra? Ne vale la pena?’. Don Luigi Ciotti grida questo appello dal palco di Napoli, in occasione dalla quattordicesima giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera. ‘Vi aspettano carcere, clandestinita’, tanti morti – ha continuato – se avete beni ve li confischeremo tutti, e vi porteremo tutto via quello che avete’. ‘Fermatevi, alla fine cosa vi resta? Come giustificate il male che fate agli altri? La vostra e’ una condanna a vita – ha concluso – non puo’ essere questa la vita. Non basta pentirsi ogni tanto, bisogna convertirsi”.(Ansa).
“Centomila. Quando la testa del corteo organizzato da Libera arriva a Piazza Plebiscito, la coda è ancora alla Rotonda Diaz. Un serpentone di 2 chilometri e mezzo, allegro ma silenzioso. Sul palco si alternano i familiari delle vittime e rappresentanti delle istituzioni cittadine a leggere i nomi delle quasi 500 persone che hanno perso la vita a causa della criminalità. A sorpresa, sul palco è salito anche Roberto Saviano: tocca a lui chiudere il lungo elenco, tra cui anche i nomi dei sei immigrati ghanesi uccisi nella strage di Castelvolturno lo scorso 18 settembre dai Giuseppe Setola e dai suoi sicari. La marcia del 21 marzo a Napoli, per la quattordicesima giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie era iniziata con l’inno d’Italia. Lo hanno cantano i familiari delle vittime, in testa al corteo con le fotografie di questi innocenti scomparsi. «Migliaia e migliaia di persone sono qui oggi per un abbraccio alla città – dice don Luigi Ciotti, presidente nazionale dell’associazione Libera che ha promosso la tre giorni dedicata all’antimafia – è un segno di attenzione a chi si impegna tutti i giorni contro la criminalità organizzata. Oggi siamo qui per ripetere che occorrono meno parole e più fatti». «Questa è soprattutto una giornata di impegno e tutti i ragazzi che ci sono qui intorno sono il segno di una fortissima speranza». Lo ha detto il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino. «La veglia di ieri in ricordo di don Peppino Diana – ha detto il sindaco – ha trasmesso la sensazione viva di quanto Napoli abbia sofferto. C’è voglia di pulizia, di civiltà, Napoli è sempre stata una città civile». «Questa città – ha concluso il sindaco partenopeo – deve poter sviluppare tutte le sue energie, libera da interessi malavitosi perchè il governo della città deve essere nelle mani dei napoletani e non sotto il controllo della camorra». In piazza anche il presidente della Regione, Antonio Bassolino che dice: «La camorra e la mafia non sono invincibili, non sono eterni . Da questa manifestazione arriva un messaggio straordinario di speranza e di fiducia, e questo non era scontato. La risposta di Napoli e della Campania sono straordinarie, come l’ energia messa in moto oggi da questa terra e da questo paese». Il governatore sottolinea l’importanza della costanza nella guerra alla criminalità organizzata: «La parola d’ordine è continuità. Contro la camorra e la mafia bisogna combattere 365 giorni all’ anno, perchè 365 giorni all’anno agisce la criminalità organizzata». Alla domanda se il governo attuale faccia abbastanza per contrastare le mafie, Bassolino ha risposto: «Il ministro dell’Interno si impegna con serietà su questo fronte. Servono più risorse e mezzi per le forze dell’ ordine e la magistratura. In molte parti del Sud Italia quella contro le mafie è una battaglia impari». Ci sono anche i lavoratori dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco al corteo contro le mafie. Un gruppo di operai, da tempo in lotta per mantenere il posto di lavoro contro la paventata chiusura dello stabilimento, si è unito alla marcia in memoria delle vittime di mafia e camorra. Urlano slogan in difesa dello stabilimento e hanno uno striscione con su scritto «Pomigliano non si tocca».” (L’Unita.it)
Fonte: sito di Libera