Negli ultimi giorni si sta assistendo ad una delle battaglie legali più serrate tra i media tradizionali (anzi il media tradizionale per eccellenza: la televisione) ed internet. Il punto centrale della discussione risiede nel diritto del web, e nel caso specifico di YouTube, di trasmettere parti di trasmissioni di fatto appartenenti di diritto alla televisione. Da una parte c’è l’esigenza di tutelare i diritti d’autore, dall’altra c’è il desiderio da parte di milioni di navigatori di vedere su internet filmati di ogni genere, anche televisivi. Il confine tra queste due “aree” è molto labile ma l’offensiva di alcune emittenti si sta rafforzando a tal punto che alcune sentenze potrebbero rivoluzionare tutto. A scapito degli utenti.
E’ il 24 luglio quando la rete spagnola Telecinco vince la prima battaglia contro YouTube: il portale dei video online non può più diffondere i contenuti del canale televisivo. Il giudice, nell’accogliere la petizione presentata da Telecinco, riconosce la “proprietà intellettuale” dei format audio-visivi. “Le misure adottate contro YouTube sono un magnifico segnale”, commenta il segretario generale della rete Mario Rodriguez, che ribadisce che il tempo di negoziare con la piattaforma online “si è ormai esaurito”. Trascorrono pochi giorni ed è la volta di Mediaset (che, peraltro, “controlla” la stessa Telecinco) la quale deposita al tribunale Civile di Roma un atto di citazione contro YouTube e Google per illecita diffusione e sfruttamento commerciale di file audio-video di proprietà delle società del Gruppo.
“Alla data del 10 giugno 2008, dalla rilevazione a campione effettuata da Mediaset – si legge in una nota – sono stati infatti individuati sul sito YouTube almeno 4.643 filmati di nostra proprietà, pari a oltre 325 ore di materiale emesso senza possedere i diritti (…) Alla luce dei contatti rilevati e vista la quantità dei documenti presenti illecitamente sul sito – conclude il comunicato – è possibile stabilire che le tre reti televisive italiane del Gruppo abbiano perduto ben 315.672 giornate di visione da parte dei telespettatori. Il risarcimento richiesto da Mediaset è di almeno 500 milioni di euro, per il solo danno emergente. A questo bisognerà aggiungere le perdite subite per la mancata vendita di spazi pubblicitari sui programmi illecitamente diffusi in rete”. 500 milioni di euro dunque: questo l’ammontare dei danni. Una richiesta tanto formale da essere stata concretizzata in una citazione presso il Tribunale di Roma, rivolta tanto a Google quanto alla controllata YouTube. Inizia una nuova battaglia per le libertà del web.
Per quanto ciò possa stupire molti degli utenti che in buona fede e senza fini di lucro hanno ripubblicato su YouTube video “catturati” dalle trasmissioni di Mediaset, le rivendicazioni dell’azienda milanese non devono sorprendere. Ben prima della società italiana, altri colossi dell’intrattenimento e dell’informazione hanno attaccato YouTube per ragioni del tutto simili. Come si ricorderà, una querelle legale contrappone il sito di videosharing a Viacom, che pretende da tempo un miliardo di dollari di risarcimento. Anche in Francia TF1 ha chiesto a YouTube per ragioni analoghe circa 100 milioni di euro.
Ciò che distingue almeno in parte la posizione di Mediaset da quella di altri pretendenti alle casse di Google, è la rivendicazione del concetto di giornate di visione perdute. Non perdute dall’azienda, come qualcuno potrebbe pensare di primo acchito, ma “da parte dei telespettatori”. In particolare, scrive Mediaset, “alla luce dei contatti rilevati e vista la quantità dei documenti presenti illecitamente sul sito, è possibile stabilire che le tre reti televisive italiane del Gruppo abbiano perduto ben 315.672 giornate di visione da parte dei telespettatori”. Un dato per molti aspetti nuovo, che sembra partire dal presupposto che la pubblicazione di video su YouTube avrebbe tolto occhi e pupille alle emittenti Mediaset, e quindi anche spazi pubblicitari. Una tesi che dovrà essere difesa con energia in tribunale, per dimostrare che la visione inevitabilmente in differita e via Internet di materiali trasmessi da Mediaset su tutt’altro media rappresenti in qualsiasi modo un distogliere ascoltatori dalla pubblicità televisiva. Come già accaduto in passato per casi analoghi, è facile prevedere che qualcuno obietterà come la disseminazione su YouTube di certi tormentoni televisivi, gag e altri materiali ne possa avere invece accresciuta la popolarità anche tra il pubblico televisivo.
Sia come sia, e vada come vada il dibattimento che si dovrebbe aprire in seguito alla denuncia, già si sa che la citazione è accompagnata da una imponente relazione tecnica – si parla di più di 5mila pagine sviluppate con il lavoro del celebre esperto di sicurezza Matteo Flora: una relazione che è andata a rilevare nel dettaglio quali siano i materiali pubblicati “in violazione”. In questo senso è anche significativo che Mediaset non limiti le proprie richieste a quello che definisce “danno emergente” ma specifichi che “a questo bisognerà aggiungere le perdite subite per la mancata vendita di spazi pubblicitari sui programmi illecitamente diffusi in rete”.
Ma dietro la diffusione su YouTube di quel materiale, pubblicato da telespettatori che frequentano anche Internet e il sito di videosharing, ci sono davvero perdite pubblicitarie? C’era davvero bisogno di una denuncia che in queste ore sta facendo il giro del Mondo? Non sembra pensarla così YouTube che in una breve nota affidata alle agenzie internazionali fa sapere di “rispettare i diritti d’autore e di considerare la questione copyright con grande attenzione”. A detta dell’azienda “non c’è bisogno di azioni legali e di tutti i costi che vi sono associati”. Nella nota YouTube non ha ribadito una constatazione che tipicamente esprime in casi di questo tipo, ovvero il fatto che i video siano pubblicati sul sito dagli utenti e non certo dai responsabili del sito. Inoltre, ha spesso specificato l’azienda, tutti i video che vengano segnalati perché abusivi vengono prontamente rimossi. Va da sé che con il ritmo impressionante con cui vengono caricati nuovi materiali sul portale di condivisione video, dal punto di vista tecnico appare di estrema difficoltà l’obiettivo di bloccare certi upload a priori, come pure sembrano volere i detentori del diritto d’autore.
YouTube: che cos’è?
YouTube è un sito web che consente la condivisione di video tra i suoi utenti che, utilizando la tecnologia di Adobe Flash, ospita video realizzati direttamente da chi li carica, anche se molto spesso contiene materiale di terze parti caricato senza autorizzazione, come spettacoli televisivi e video musicali. Il rispetto del regolamento del sito, che vieta l’upload di materiale protetto da diritto d’autore se non se ne è titolari, si basa su una verifica ex post di quanto proposto dagli utenti. YouTube consente l’incorporazione dei propri video all’interno di altri siti web, e si occupa anche di generare il codice HTML necessario. YouTube è stato fondato nel febbraio 2005 da Chad Hurley (amministratore delegato), Steve Chen (direttore tecnico) e Jawed Karim (consigliere), che erano stati tutti dipendenti di PayPal. E’ il sito web che presenta il maggior tasso di crescita. Nel giugno 2006 l’azienda ha comunicato che quotidianamente vengono visualizzati circa 100 milioni di video, con 65.000 nuovi filmati aggiunti ogni 24 ore. L’azienda di analisi Nielsen/NetRatings valuta che il sito abbia circa 20 milioni di visitatori al mese. L’incremento di popolarità che il sito ha avuto dalla sua fondazione gli ha permesso di diventare il quarto sito più visitato nel mondo dopo Google, Msn e Yahoo. Nell’agosto 2006 Sony acquista per 65 milioni di dollari il sito concorrente Grouper. Questo evento lascia presupporre all’epoca che il valore di YouTube sul mercato potesse essere di circa un miliardo di dollari, ma la stima si rivela sottodimensionata, perché il 10 ottobre 2006 Google compra YouTube per 1,65 miliardi di dollari pagati in azioni proprie. A partire dal mese di aprile 2006, YouTube ha iniziato un’imponente attività di cancellazione dei video che violano il copyright. Il numero di video eliminati si aggira attorno ai centomila, e sono stati anche sospesi gli account degli utenti che più di frequente caricavano contenuti in violazione delle norme sul diritto d’autore. Dal 19 giugno 2007 YouTube è tradotto in diverse lingue, tra cui l’italiano.
Un’opinione che condividiamo
Una visione interessante dell’accaduto viene da segretario del PD, Walter Veltroni, che dal suo profilo su Facebook, attacca la causa intentata da Mediaset contro i due colossi del web, Google e YouTube: «La causa di Mediaset contro Youtube e Google per illecita diffusione di file audio e video è un discrimine tra il vecchio e il nuovo mondo». Veltroni parla poi dei social network, che ci aiutano «a comprendere ciò che ci circonda». Quindi, «nel leggere della causa di Mediaset contro YouTube e Google, – continua il leader del partito d’opposizione italiana- per prima cosa mi viene da pensare a quale idea di media sia giusto ispirarsi. Internet e le nuove tecnologie portano con sé una rivoluzione epocale. Per ogni cittadino la rete significa forme nuove di condivisione, produzione, critica, trasmissione e diffusione dell’informazione. Qualcosa che ha a che fare con la libertà, la crescita dell’opinione pubblica, la qualità della nostra democrazia. Per questo guardo a questa polemica come a un discrimine tra il vecchio e il nuovo mondo, tra un’idea chiusa e regressiva e una aperta e avanzata».
L’ex sindaco di Roma ritiene inoltre necessaria una discussione che porti ad una nuova legge sul diritto d’autore, allineato al mondo del web, che protegga il copyright ma che consenta anche una diffusione della conoscenza più libera. Veltroni, dunque, pensa «che siano mature le condizioni per una legislazione basata sulla libertà della comunicazione e della diffusione, che al tempo stesso tuteli il lavoro degli autori e dei creativi», ma anche che sia arrivata l’ora di «una televisione nuova, in cui la condivisione e la partecipazione degli utenti (di noi cittadini nella rete) rompa gli schemi e riconquisti la creatività, la libertà, l’utilità alle potenzialità di questo mezzo straordinario».
Per chi ancora non conoscesse YouTube, non consigliamo altro che correre e scoprirlo. Al sito www.youtube.com
Fonti: wikinotizie; punto-informatico.it; realityshow.blogosfere.it