Tutto secondo previsioni: è Gomorra di Matteo Garrone – ritratto potente, feroce ed efficacissimo della Campania strangolata dalla camorra – il candidato italiano nella corsa agli Oscar. L’annuncio è stato dato dalla commissione selezionatrice, che ha scelto la pellicola (all’unanimità) in una rosa di cinque candidati: gli altri quattro erano Il Divo di Paolo Sorrentino, Tutta la vita davanti di Paolo Virzì, Cover Boy di Carmine Amoroso e Giorni e nuvole di Silvio Soldini.
Una scelta non facile, vista l’abbondanza di titoli di alta qualità usciti negli ultimi tempi. Quella appena trascorsa, del resto, è stata una stagione d’oro, per il cinema made in Italy: basta pensare ai premi ottenuti, a Cannes, proprio da Gomorra e Il Divo. Ma, alla fine, ha prevalso l’opera che – per i temi e lo stile – è quella che forse, delle cinque prese in considerazione, parla il linguaggio più universale: caratteristica importante, per conquistare i cuori e le menti dei giurati dell’Academy Awards. Coloro chiamati a selezionare, tra le decine di pellicole in rappresentanza di quasi tutti i paesi del mondo, la cinquina di finaliste, che gareggeranno nella categoria di miglior film straniero.
Poco parlato e molto visivo, asciutto e non didascalico: Gomorra ha davvero tutte le caratteristiche per piacere al pubblico americano. Compresi gli addetti ai lavori chiamati ad assegnare la statuetta. Anche perché il film affronta un argomento che, oltreoceano, ha sempre esercitato un fascino inestinguibile: la violenza della criminalità organizzata, nelle sue varie forme.
A scegliere la pellicola di Garrone (che qui in Italia ha già incassato dieci milioni di euro) come candidata italiana agli Oscar, è stata una commissione che si è riunita questa mattina all’Anica, composta da Conchita Airoldi (produttore); Gianni Amelio (regista); Pio Angeletti (produttore); Angelo Barbagallo (produttore); Gaetano Blandini (direttore generale per il cinema Mibac); Paolo D’Agostini (giornalista e critico cinematografico); Aurelio De Laurentiis (produttore); Adriano De Micheli (produttore); Dante Ferretti (scenografo); Fabio Ferzetti (giornalista e critico cinematografico); Francesco Pamphili (produttore); Gabriella Pescucci (costumista); Piero Tosi (costumista); Riccardo Tozzi (produttore); Grazia Volpi (produttore).
L’unico rimpianto, a questo punto, riguarda Il Divo: in un anno meno ricco di opere di altissimo livello, il film di Paolo Sorrentino – altrettanto bello ma leggermente più “europeo”, più intellettuale, rispetto a quello di Garrone – sarebbe stato il candidato naturale nella corsa agli Oscar. Per sapere come andrà a finire, invece, bisogna aspettare il 22 gennaio 2009, quando verrano annunciate le nomination; i premi, invece, saranno consegnati il 22 febbraio.
Ma qui in Italia, l’avere scelto il candidato all’unanimità rappresenta già una vittoria: l’anno scorso la commissione si spaccò tra Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti e La sconosciuta: alla fine, il film di Giuseppe Tornatore prevalse per otto voti a sette. E non riuscì a entrare nella cinquina di finalisti. Stavolta però le cose sono andate diversamente. Come sottolinea il produttore del film, Domenico Procacci: “Su Gomorra – dichiara – si è registrato tanto consenso in Italia, ma anche fuori. Abbiamo un’ottima distribuzione negli Stati Uniti, la Ifc, e una buona strategia di promozione con la partecipazione a tanti festival: dopo Toronto, New York e a Chicago”. E stavolta c’è da scommettere che gli appassionati di cinema italiani faranno tutti il tifo per Garrone.
[fonte: Repubblica.it]
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