Cominciamo con questo articolo una serie, che speriamo lunga, dedicata a una categoria particolare di libri: quelli che vi hanno formato come persone. Ognuno di noi ha incontrato, nella propria vita, uno di questi libri magici che, in qualche modo, ha segnato il suo destino e ha contribuito a renderlo la persona che è diventato. Vi chiediamo di contribuire a questa rubrica dedicando qualche riga al vostro “romanzo di formazione”. Vi diamo l’occasione di consigliare a tutti il libro (o i libri) per voi più importante. Inviate i vostri contributi via e-mail alla redazione: redazione@medeaonline.net. Hermann Hesse
scrisse Narciso e Boccadoro negli stessi anni in cui Nietzsche poneva l’accento sulla crisi di valori in cui l’umanità è caduta irrimediabilmente. Nelle sue pagine vengono descritti minuziosamente i tratti dei due protagonisti che, senza mai sciogliere le redini della loro amicizia, si rincorrono con forza e dedizione attraversando ogni artificio mondano e spirituale. Narciso (giovane monaco) rappresenta la ragione, nel romanzo appare statico: non cresce, non muore, non parte, non arriva. Egli vive nel convento, lì lo troviamo e lì lo lasciamo intravedendo a malapena i caratteri della vecchiaia. Il tempo invece per Boccadoro (artista) scorre impazientemente, il ragazzo, al contrario di Narciso, non ha una metà, perché ogni luogo dove approda ed ogni donna che conosce rappresentano la patria che da sempre lo attende e lo desidera.
Egli parte dal convento per raggiungere Lisa, la donna amata, ma in realtà non parte per lei ma và alla ricerca delle sue origini e del suo destino: “Se invece di lanciarti nel mondo tu fossi diventato un pensatore, saresti diventato un mistico. I mistici sono artisti segreti: poeti senza versi, pittori senza pennello, musicisti senza note. Ci sono tra loro spiriti nobili, ma sono tutti degli uomini infelici“
Narciso e Boccadoro intaprendono entrambi un viaggio inteso soprattutto in senso metaforico (l’uno per i boschi, l’altro lo compie interiore senza muovere un passo dal convento) che ha come scopo la conoscenza approfondita dell’animo umano. Il viaggio della vita, che per Boccadoro significa prediligere i piaceri e affidarsi al caso, per Narciso si rivelerà fondamentale per permettergli di autodisciplinarsi, rinunciando ai piaceri materiali per assaporare quelli dello spirito.
In entrambi i viaggi Hesse alterna a conoscenze storiche, l’abilità di riprodurre l’atmosfera dei luoghi facendoceli percepire con i cinque sensi. Dalle sue parole sentiamo la grande ammirazione per gli elementi naturali, la bellezza della natura, i profumi, la bellezza e la sensualità delle donne. I due amici finiranno con il trovare un compromesso finale, la cui natura emerge dai ragionamenti filosofici che Hesse inserisce nei loro dialoghi, e che mostrano quanto ambedue ambiscano ad avvicinarsi alla posizione opposta, quella dell’amico, perché la virtù è una via di mezzo. Questa concezione viene presentata da Nietzsche ne La nascita della tragedia nella quale dove troviamo la distinzione tra ragione (rappresentata da Apollo) e passione (rappresentata da Dioniso). Ciò che al tempo stesso è sia ragione che passione si dice sublime .
Sia Narciso che Boccadoro, dopo tante sofferenze, troveranno la pace perché impareranno a vivere secondo la propria natura trovando in essa la piena realizzazione: «Noi due siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra meta non è di trasformarci l’uno nell’altro, ma d’imparare a vedere ed a rispettare nell’altro ciò ch’egli è: il nostro opposto ed il nostro complemento». I due protagonisti, pur possedendo caratteristiche individuali ben distinte, rappresentano le pulsioni contrastanti comuni a tutti. In tutti noi, infatti ci sono elementi che ci accomunano a Narciso e altri che invece ci rendono simili a Boccadoro.
Ognuno si riconosce in Boccadoro o in Narciso per poi scoprire che in noi c’è un po’ dell’uno e un po’ dell’altro: spesso veniamo travolti da grandi passioni che ci lasciano l’amaro in bocca e pensiamo che forse avremmo dovuto essere più riflessivi come Narciso, altre volte ci rimproveriamo per esserlo troppo. Quante volte ci siamo sentiti dire la temuta frase: tu non sai goderti la vita? Il godersi la vita e del tutto relativo, c’è chi predilige il piacere della buona tavola, chi non rinuncia ad un viaggio, chi ama passeggiare nella natura e chi predilige piaceri di altro tipo. Hesse, per farci scorgere la dicotomia dei sentimenti contrastanti, estremizza i due poli opposti: nel romanzo questa si traduce nella ricerca del piacere e nell’autocontrollo imposto dalla ragione, con la lotta interna che operiamo per mediarli.
Narciso e Boccadoro è il classico romanzo che viene fatto leggere a scuola e non sempre viene apprezzato come meriterebbe, ma secondo me ognuno di noi dovrebbe rileggerselo anche da adulto perché in esso potrebbe trovare una spiegazione ai tanti perché che ci poniamo ogni giorno e imparerebbe ad andare oltre gli stereotipi che ci vengono proposti dalla realtà circostante. Per quanto mi riguarda l’ho letto al liceo e l’ho riletto più volte dopo. Secondo me contiene tutto ciò che si deve trovare in un romanzo: la vita nelle sue varie sfumature, rappresentata come un continuo divenire, un confronto di anime, una ricerca, un privilegio. Ci sono persone che sono dotate di sensi forti e delicati allo stesso tempo, sensi che hanno un’origine materna. Quelle persone vivono nell’amore, nell’esperienza viva. Altre invece lottano ogni giorno per trovare pace ed equilibrio, vivendo una parvenza di vita, un qualcosa che è solo simile, ma non è la vera vita. Narciso e Boccadoro offre spunti per riflessioni profonde grazie alle quali forse è possibile ritrovare se stessi. Leggere questo libro è un’esperienza che non dovete precludervi. Vi aiuterà a capire meglio chi siete, che cosa volete e a chi assomigliate.
Herman Hesse
Narciso e Boccadoro
Mondadori
432 pp, 7,80 euro