«L´attuale gruppo dirigente del Pd ha oggettivamente prodotto un disastro. Io in quel tritatutto non c´entro, non voglio entrarci. Ho vinto le primarie, sono il candidato sindaco del Pd – e non dei renziani – e farò di tutto per vincere le elezioni e governare Firenze. Io cambierò la città: è questo il modo per aiutare il Pd nazionale a realizzare davvero il suo sogno». Così parla Matteo Renzi mentre il suo nome compare ormai sui giornali nazionali come stereotipo dell´ “homo novus” di cui ha bisogno il Pd. Lei ha detto che la sua campagna è il modello del nuovo dirigente del Pd. Che cosa vuol dire? Che cos´è il Pd che lei immagina? Non trova che vincere lunedì e vedere le dimissioni del suo segretario-avversario martedì sia già una combinazione molto “fortunata”? «Primo. Io ho amministrato. C´era stato il referendum sull´inceneritore e io ho detto: vado avanti. Veltroni si è dimesso dopo il risultato della Sardegna ma non ha cacciato né Bassolino né la Jervolino. Quanto vale per spiegare il voto sardo aver visto per tre mesi il sudicio di Napoli tutte le sere al tg? Secondo. Non considero Berlusconi come il “nemico”. Da quando io voto, cioè dal ´94, Berlusconi è sempre stato presente sulle schede elettorali. Non c´erano né i simboli della Dc né del Pci. Con Berlusconi ho, per così dire, un rapporto più semplice: voglio sfidarlo e batterlo sulle cose concrete. A Tremonti, quando lo incontrai, dissi: sono Matteo Renzi, Pd, quello che ha abbassato le tasse mentre lei non l´ha fatto. Terzo. Anch´io non vengo dalla società civile, nel senso che a 34 anni sono più di dieci che faccio politica. Ma io ho accettato di rischiare la poltrona quando tutti mi dicevano: ma chi te lo fa fare, resta ancora in provincia, hai tempo, perché rischiare? Ho vinto per 150 voti. Non li avessi presi, ora sarei a casa». Oggi (ieri, ndr) lei ha incontrato Cioni, nei giorni scorsi ha parlato con Pistelli, Conti, Ventura, Domenici. Insomma tutta la nomenclatura. Che fa, marcia indietro? «Ho incontrato loro e incontrerò tanti altri. Sono il candidato sindaco del Pd, ricordi. Ma le tre cose che stanno scritte sulla mia fronte quando li incontro sono: se vinco, dieci assessori e tutti nuovi; solo persone competenti; i cento punti del mio programma per i primi cento giorni. Non mollo niente. Ci ho messo la mia faccia su queste cose, non voglio e non posso rinunciare a niente». Insomma, niente Roma? «D´Alema mi ha detto: si parla di te come leader nazionale, attento, quello di cui si parlava prima, Soru, è già stato triturato. Ai dirigenti nazionali dico: abbiate coraggio». Senta Renzi, che cosa vuol dire sinistra per lei? «Qualcosa che non si declina intorno ai temi etici. Siamo stati un anno a parlare di Dico, poi del caso Eluana. Sa come la penso: sto con Napolitano, se staccare o no il sondino è cosa su cui non vorrei mai dover decidere. Ma che cosa ha detto il Pd di sinistra? Qui a Firenze Comune e Regione hanno litigato sulle case popolari: chi hanno votato i cittadini più direttamente interessati? Renzi. Sono andato a dire che fabbriche innovative e meglio finanziate significano lavoro e sicurezza per tutti: chi hanno votato gli operai? Renzi. Ho detto che un aeroporto funzionale e più capace è ricchezza per tutti: e tutti mi hanno votato. Forse si fa prima a dire che cosa non è sinistra: è parlare guardandosi l´ombelico, mentre io parlo un linguaggio che tutti capiscono e sentono proprio. Sinistra uguale pieno di laicismo? Così si dà spazio all´integralismo dell´altra parte, sinistra non è questa o quella definizione di accanimento terapeutico o questo o quel numero di spermatozoi nella procreazione medicalmente assistita. Sinistra è invece ciò che c´è tra l´inizio e la fine della vita. Una coppia, un figlio, due stipendi: dieci anni fa vivevano benino, oggi sono in crisi, come si fa con l´asilo nido? Questa è sinistra. Io ho parlato alla pancia della gente, e la gente “di sinistra” mi ha riconosciuto e mi ha votato. In più io ho ridato una speranza e visto che ho vinto di 150 voti posso dire che ogni mio elettore (più i 500 volontari ai supermercati che facevano propaganda) è l´autore del successo complessivo. Ma a Roma no. Devo conquistare Firenze»
[fonte: La Repubblica Firenze]