Con il via libera del Senato al ritorno del nucleare in Italia (approvato con 142 sì e 105 no) il governo incassa la delega per adottare entro sei mesi, e dopo una delibera del Cipe, più decreti per il ripristino dell’ intera filiera di produzione dell’ energia atomica: tipologia e disciplina per la localizzazione degli impianti, stoccaggio del combustibile, deposito dei rifiuti radioattivi. Si prevedono procedure velocizzate per la costruzione delle centrali da parte di consorzi: la cosiddetta «autorizzazione unica» che sostituisce ogni tipo di licenza e nulla osta tranne la Via (valutazione impatto ambientale) e la Vas (valutazione d’ impatto strategica). Sono previste inoltre «misure compensative in favore delle popolazioni interessate». Dopo più di vent’ anni quindi si ricomincia da capo col problema energia nucleare risolto (si sperava) in maniera definitiva da un referendum che si tenne l’ 8 novembre del 1987, l’ anno dopo della tragedia di Chernobyl. Il governo Berlusconi – a dispetto di qualsiasi forma di buonsenso – insiste in maniera assai sospetta sulla questione nucleare (a quanto pare priorità più pressante persino della crisi economica). Non ci sono discorsi che tengano (a partire da quelli che rivendicano la sovranità del popolo espressa chiaramente nel referendum dell’87). Restano inascoltate le valutazioni sulle tempistiche assurde per realizzare fisicamente le centrali, sulla demenza di investire denaro e risorse in una fonte di energia già obsoleta in tutto il resto del mondo, sul problema dello smaltimento delle scorie nucleari che inevitabilmente seguiranno la messa in funzione delle centrali. Insomma, mentre il mondo cerca fonti di energia alternativa, non inquinante ed ecocompatibile, l’Italia si trastulla con un sogno nucleare che ha il sapore retrò della fantascienza degli anni ’50. Resta da capire – ai profani e alla gente comune – come sia possibile che un governa cancelli le decisioni prese dagli italiani con un referendum e ci si domanda sempre più insistentemente in che cosa si sia trasformata la nostra democrazia? Assisteremo ora, inevitabilmente, allo scontro tra l’oligarchia di Roma e le popolazioni locali che – come è chiaro a tutti – non accetteranno mai di avere una centrale nuclare nel proprio giardino (chi potrebbe accettarlo?). La Francia osserva la scena compiaciuta, sfregandosi le mani per i proveniti che a quanto pare seguiranno agli accordi presi tra Berlusconi e Sarkozy nel febbraio scorso. Ma la questione non è certamente risolta: come costringeranno gli italiani a non opporsi alla costruzione di centrali nucleari? Manderanno l’esercito a “persuadere” la gente? Cercheranno di comprarci a suon di quattrici (che, a quanto pare, ci sono solo per questo genere di cose…)? A chi giova tutto questo?