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In quest’Italia ormai vecchia e immobile, dove la politica è lontana dai reali problemi del Paese, dove la maggioranza è un’azienda intenta a fare profitto e l’opposizione è divisa e inconcludente.

In quest’Italia in cui la classe dirigente è sempre la stessa, dove gli imprenditori scendono in politica, dove i politici sono inamovibili e dove le idee più “fresche” vengono da un comico (1) di sessantadue anni.

In quest’Italia ferma e senza futuro, dove ogni anno si taglia sulla ricerca, sull’istruzione, sull’Università, dove non si compiono grandi opere pubbliche, non si possiedono tecnologie d’avanguardia, non si produce innovazione e spesso si preferisce portare all’estero le fabbriche.

In quest’Italia dal lavoro precario, dove è impossibile progettare il futuro, che sa dare ai suoi figli solo contratti di lavoro a progetto, a somministrazione, ripartito, accessorio, intermittente, a partita Iva, occasionale e chi sa che altro.

In quest’Italia dove si accettano supinamente continue riforme previdenziali, e continui tagli alla sanità.

In quest’Italia dove l’informazione è, spesso, manipolata e dove la TV deve fare solo intrattenimento.

In quest’Italia iniqua, dove politici dai risultati modestissimi, hanno trattamento economico e benefici principeschi.

Proprio in quest’Italia, quando tutto sembrava perso, quando le coscienze sembravano domate e le intelligenze assopite, c’è chi sta risollevando, lentamente, la testa per riappropriarsi dei propri diritti. Come fiori che sbocciano dall’asfalto, così improvvisamente, ecco che i lavoratori, gli studenti, gli immigrati salgono sui tetti delle fabbriche, degli uffici, delle università, sulle gru. Ci si espone per riconquistare i diritti perduti, ma soprattutto per non perdere completamente la speranza. Ognuno ha la sua vicenda personale, ma tutti parlano di precarietà e paura per il futuro.

Più di un anno fa salivano sul tetto i lavoratori, truffati, di Agile (ex Eutelia) e i ricercatori precari dell’Ispra. Poi, a seguire ci sono stati moltissimi altri episodi, tra cui quelli dei lavoratori della Maflow di Trezzano, della Fiat auto di Pomigliano d’Arco, dei canili romani, della Disco Verde di Bologna, della clinica Santa Maria, gruppo Villa Pini di Avezzano, della Acquaservizi di Ercolano, della Fincantieri di Castellammare di Stabbia  e tantissimi altri. Per arrivare a queste ultime settimane dove i lavoratori della Vinyls sono saliti sulla cima delle torri del Petrolchimico di Marghera, quelli della Geas si sono issati sul tetto della stazione di Cagliari, e quelli del Consorzio BN 1 sono andati sul tetto di Palazzo Roscia a Benevento. La protesta dei tetti si è estesa agli immigrati che a Brescia sono saliti sulla gru della Metrobus e a Milano si sono arrampicati sulla ciminiera ex Carlo Erba. Anche gli studenti e i precari della scuola e delle Università ricorrono ormai ai tetti. Anzi, quelli che a Roma stavano sulla terrazza della Facoltà di Architettura hanno avuto l’onore di ricevere Bersani, Di Pietro, Vendola, una delegazione di Futuro e Libertà e anche Antonello Venditti.

Questa nuova forma di protesta si sta diffondendo. Speriamo che presto diventi un Risorgimento della Democrazia e una pacifica Rivoluzione capace di ridare ad ogni uomo la speranza nel futuro.

  • (1) il comico è Beppe Grillo
3 commenti
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Redazione

3 commenti

giuseppe 7 Dicembre 2010 - 11:32

L’articolo è molto bello ma in italia (minuscola), purtroppo è molto difficile che le proteste portino a qualcosa.
comunque ancora complimenti

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gianni 9 Dicembre 2010 - 15:25

sarebbe bello risorgere

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mario 10 Dicembre 2010 - 17:33

svegliarci protestare e non arrendersi e chissà se qualcosa cambierà

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