Riceviamo e pubblichiamo dall’Associazione Carta ’48:
Siamo costretti a riparlare del cattivo esempio che continuano a dare i nostri politici, a dicembre fu dato uno stop al governo che voleva ridurre i costi della politica intervenendo sulle indennità e benefit vari di deputati e senatori, fu detto che la materia era di esclusiva competenze del Parlamento e che entro il mese di gennaio sia la camera che il senato avrebbero adottato le riduzioni. Ecco fatto, con grande risalto sono stati annunciati i tagli accompagnati da dichiarazioni di soddisfazione quali: «Ecco, noi siamo in linea con gli italiani».
Nulla di più falso! Si il taglio degli stipendi ci sarà, ma il netto percepito non cambierà. Il trucco è nelle nuove norme previdenziali in vigore dal primo gennaio 2012, estese anche ai parlamentari, che passando dal sistema retributivo a quello contributivo, si sarebbero visti lievitare lo stipendio, perché non è più chiesto loro di versare tutti e due i contributi che versavano prima: uno per il vitalizio (€ 1.006), e uno previdenziale (€ 784), oltre alla quota assistenziale (€526).
Per farla breve, il passaggio al sistema contributivo, si sarebbe tradotto in 1300 euro al mese in più in busta paga, a causa dei differenti criteri di tassazione. Poiché l’aumento stipendiale dei politici, sarebbe stato difficile da giustificare in questo momento con il rigore che la grave crisi impone a tutti, è stato introdotto un taglio di pari importo.
La vera beffa finale è che quelle somme tagliate non contribuiranno a ridurre il deficit dello Stato, ma andranno accantonati in un fondo a tutela di, eventuali, ricorsi da parte dei deputati. Insomma la decurtazione delle indennità fa uscire quei soldi dalla porta della Camera ma la riforma della previdenza li fa rientrare dalla finestra.
“È davvero inconcepibile come i parlamentari del nostro Paese, che dovrebbero rappresentare il popolo, non avvertano il profondo disagio che vivono i cittadini del nostro Paese a causa della crisi e degli effetti che produce nella vita di tutti i giorni. Un disagio che deputati e senatori non avvertono nella loro interezza visto che, quando si tratta di ridurre i loro privilegi più volte annunciati, non riescono a trovare un accordo per approvarli e renderli operativi, dando così il buon esempio Quali valori vengono trasmessi alle giovani generazioni che non trovano lavoro e sono in preda allo sconforto ed alla disperazione? Cosa devono pensare i milioni di poveri del nostro Paese abbandonati al loro destino quando vedono che indennità pari a 11.200 euro mensili restano tali e si mistificano i tagli che invece sono solo mancati aumenti?” afferma Michele Mangano, presidente dell’Auser.
E noi non possiamo che essere concordi.
g.rp