La Lombardia deve ritrovare la sua vocazione internazionale
e, per farlo, si deve confrontare con le altre regioni ricche dell’Unione Europea. È questo il futuro che Umberto Ambrosoli, candidato presidente della Regione sogna per la Lombardia. La Regione, sotto la guida di un centrodestra privo di qualsiasi visione di sviluppo e interessato solo ad arraffare il più possibile, ha dimenticato qual è e quale può essere il suo peso economico, sociale e culturale non solo all’interno dei confini nazionali, ma a livello europeo. La Lombardia immaginata da Umberto Ambrosoli è un centro produttivo di primissimo piano, uno dei motori economici dell’Unione Europea, è una Regione che attira gli investitori europei, assiste e aiuta le imprese a nascere, svilupparsi e diffondere il benessere a tutta la popolazione lombarda (e di riflesso, italiana). L’obiettivo ambizioso di questo giovane avvocato milanese è l’innalzamento del livello occupazionale lombardo dall’attuale 65% fino al 70%. In questo slancio in avanti (come non se ne vedevano da tempo all’ombra della Madunina) non c’è tempo per inefficienza, razzismo, clientelismo, e malaffare.
L’arma che propone Ambrosoli per realizzare il suo progetto è la semplificazione. La Lombardia amministrata da Formigoni è un intrico di enti, fondi, fondazioni, organi e società partecipate, un enorme zona grigia in cui le tasse pagate dai cittadini lombardi spariscono senza ottenere nessun beneficio per la popolazione. Per un’azione più efficace della Regione, per permetterle di aiutare le persone e le imprese, serve un bilancio unico del welfare che sia robusto, trasparente, controllabile e comprensibile da tutti i cittadini. Una regione “semplice” è una regione in cui i cittadini, in caso di necessità, sappiano esattamente a che ente rivolgersi e in cui l’ente possa intervenire con tutti i mezzi possibili per aiutarli. In questo senso va la proposta di Ambrosoli di istituire un reddito garantito per aiutare i cittadini lombardi disoccupati a rientrare nel mondo del lavoro (una somma tra le 400 e le 450 euro): senza reddito si bloccano i consumi, senza consumi si impoveriscono le imprese, senza le imprese non esiste lavoro. Si tratterebbe di un passo in avanti epocale non solo per la Regione Lombardia, che così facendo avvicina il suo sistema di welfare a quello delle regioni più ricche dell’Unione Europea, ma per tutta l’Italia.
Assistenza non vuol dire assistenzialismo. La semplificazione proposta da Ambrosoli va di pari passo con la trasparenza e la legalità. L’adozione dell’amministrazione “open data” proposta da Ambrosoli significa avere a disposizione di tutti la possibilità di controllare come vengono spesi e dove vengono spesi i fondi regionali. I cittadini lombardi potrebbero rendersi conto di dove finiscono le loro tasse e vedere se sono spese bene o se sono sprecate. La Regione si allineerebbe così ai parametri di buon governo richiesti dall’Unione Europea e questo, dal punto di vista di Ambrosoli, è molto importante per poter richiedere i fondi comunitari e poterli spendere correttamente. Come si intuisce c’è poco spazio nella Lombardia di Ambrosoli per l’evasione fiscale e il lavoro nero, la legalità è uno dei suoi baluardi (e non poteva essere diversamente per il figlio di Giorgio Ambrosoli, il famoso “eroe borghese”). Questo perché, dove c’è il malaffare, l’economia permette il benessere per pochissimi e la Lombardia oggi più che mai ha bisogno di diffondere il benessere a più persone possibili.
Dall’altra parte della barricata di queste elezioni regionali c’è la Lega Nord con Roberto Maroni. Questo schieramento politico intende garantire la continuità con la (disastrosa) amministrazioni Formigoni, l’isolamento sempre più marcato della Regione, l’opacità di una politica fatta di slogan razzisti e balle clamorose (la restituzione ai lombardi del 75% delle tasse versate dalla Lombardia allo Stato quando, dati della Banca d’Italia alla mano, lo Stato già rende alla Lombardia il 78% delle tasse versate dalla Regione). Cosa non ha funzionato nell’amministrazione Formigoni lo sanno bene tutti i lombardi che, tanto per dirne una, si sono trovati a dover fare i conti con una Sanità pubblica più cara e inefficiente a tutto vantaggio dei privati sostenuti e aiutati da una Regione gestita da politici di certo non irreprensibili. Il populismo di Maroni serve di certo a distrarre l’attenzione dei lombardi dalla necessità di lavorare seriamente senza perdere tempo a incolpare gli extracomunitari residenti in Regione che, nel bene e nel male, sono nella loro stessa barca. Maroni incita a remare contro la corrente della storia, Ambrosoli invece vuole governare la barca verso la foce e il mare aperto. Personalmente, come avrete capito, auspico una vittoria schiacciante di Umberto Ambrosoli perché credo che la Lombardia guidata da Maroni non avrebbe alcun futuro. Quel che penso io però ha poca importanza, mi domando: cosa sceglieranno i cittadini lombardi?