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Sui fogli, niente Icaro; tra i fogli, neppure. Cerca sotto i mobili, apre gli armadi, va a vedere nel WC: nessun Icaro.
Cappello, bastone, ed eccolo fuori: chiama un fiacre.
– Mi porti a rue Bochart de Saron 47, e alla svelta! Il cavallo vola, in un baleno la carrozza è davanti al numero 47 di rue Bochart de Saron. Il cliente scende, dice «aspetti», si precipita, fa quattro piani tutti di un fiato, scampanella, la porta si apre.

SURGET   Caro amico! Che bella sorpresa!
HUBERT   Bando a codeste eburnee gentilezze! Dopo quel che mi hai fatto!

. Icaro, il protagonista del mediocre e abbozzato romanzo di Hubert, fugge dal suo romanzo, s’invola (e non solo dal romanzo) per dirla col titolo italiano. Cosa fare se non affidarsi, per suggerimento d’un altro amico scrittore, ad un investigatore privato protagonista di vari romanzi?

Da queste poche righe è già evidente uno degli elementi fortemente caratterizzanti del romanzo di Queneau, ovvero, per richiamare le Figure di Gérard Genette, la metalessi narrativa. Il lettore si trova di fronte ad uno di quegli strani casi letterari in cui i due piani della diegesi si confondono e, nel caso di Icaro involato, si sovrappongono.

Nel romanzo di Queneau, due sono i piani: in uno, in cui è evidente anche la spiccata componente metaletteraria, si muovono i protagonisti del libro, della “realtà”, ovvero i mediocri scrittori oggetto della satira dello scrittore francese, e sull’altro, quello fittizio dei libri da loro prodotti, proliferano i personaggi della fantasia. I due piani però, come ho anticipato, si confondono, e i personaggi, quei fantasmi sul cui statuto si è tanto discusso nella teoria della letteratura, scavalcano quella linea di confine che li separa dal “reale”. Da word-masses, per dirla con Edward Morgan Forster, si tramutano in carne, ossa e volontà di costruire il proprio destino.

«Tutto ciò è pirandelliano» afferma Morcol, l’investigatore ingaggiato per il ritrovamento di Icaro, senza essere (ovviamente!) compreso dallo scrittore Hubert che lo ascolta. Evidentemente la componente iperletteraria aleggia su tutto il romanzo, dal rimando a Pirandello, al nome dei due scrittori Jean e Jacques, che richiamano il più noto Jean-Jacques Rosseau, ed altri ancora disseminati nelle varie pagine del romanzo; e ancora a giganteggiare c’è l’aspetto parodico che si realizza, non solo, come ho già detto, nelle figure degli scrittori i cui dialoghi sfociano spesso nel ridicolo, ma anche da un punto di vista propriamente linguistico e retorico, con quel gusto, tipico di Queneau (cito per darne conoscenza l’OuLiPo), per i giochi di parole e per gli esperimenti linguistici.

  • Fonte: fareletteratura.it
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icaroraymond queneau
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Redazione

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