«Un computer per ogni bambino». In queste parole Nicholas Negroponte sintetizza la filosofia che sta dietro il progetto dell’XO-1. Dietro questo codice si nasconde forse la più grande rivoluzione informatica dai tempi di Internet: un computer portatile di qualità, prodotto e venduto a prezzi bassissimi (la cifra dovrebbe aggirarsi attorno ai 100 $) capace di alimentarsi semplicemente col movimento di una manovella.
Molti sorrideranno paragonando una macchina del genere ai più moderni Pc o ai sofisticati Macintosh, ma naturalmente l’XO-1 non nasce per fare gola a noi ricchi occidentali. L’XO-1 è stato studiato e testato per funzionare anche nelle condizioni più estreme (persino nel deserto) e anche in mancanza di elettricità (ecco spiegata la famosa manovella): è in definitiva il primo computer progettato per il terzo mondo.Negroponte, un visionario dell’informatica moderna famoso per aver fondato la rivista Wired – considerata da molti la Bibbia dell’informatica – e il prestigioso MediaLab, ha pensato l’XO-1 come il computer adatto all’educazione in quei paesi in cui è impossibile permettersi i computer nelle classi. La natura didattica di questo progetto è stata decisiva fin dall’inizio. Ovviamente, aldilà del costo del computer, era necessario tagliare anche i costi delle licenze software.
Per questo motivo l’XO-1 ha al suo interno solo software libero. Non ci sono state concessioni di nessun tipo ai grandi dell’informatica: basti pensare che Steve Jobs, patron di Apple, aveva offerto gratuitamente l’OS X, ma si è sentito rispondere di no perché il suo era un sistema operativo proprietario. Non c’è da meravigliarsi quindi se Bill Gates, chiaramente seccato, ha commentato così la nascita dell’XO-1: «Non credo che la gente voglia star seduta davanti ad un pc con un monitor minuscolo, cercando di farlo funzionare con una manovella».
Per gli appassionati diciamo che l’XO-1 è prodotto dalla Quanta Computer (una società di Taiwan) e monta processori Amd (non Intel, ma compatibili). Inoltre è dotato di tecnologia Wi-Fi (il che equivale a dire che permette l’accesso a Internet) e verrà venduto già fornito di strumenti di videoscrittura, calcolo, navigazione in Internet e posta elettronica.
Nella versione finale pare sia precaricata la Wikipedia per facilitare gli studenti nelle ricerche.
Qualcuno ha definito Negroponte e i suoi collaboratori del MediaLab dei “venditori di fumo”, qualcuno ha puntato molto su loro per tentare di superare il digital divide che separa il cosiddetto terzo mondo dall’occidente. Fatto sta che il MediaLab si è distinto in passato per diverse collaborazioni coi paesi del terzo mondo determinati ad offrire ai propri cittadini un’alternativa alla costosa informatica prodotta dagli occidentali, per gli occidentali.
Interessante è notare come, nonostante tutte le strategie di marketing dei gitanti dell’informatica spingano verso un’omologazione a standard costosissimi (e vantaggiosi solo per loro), qualcuno trovi il coraggio di dimostrare coi fatti che si possono realizzare alternative valide e sensate.
Nell’era dell’informazione globale qualcuno sostiene che certe libertà non vadano estese a tutti (soprattutto a chi non può pagarle con denaro sonante). Che prezzo dare quindi alla possibilità per chiunque di emanciparsi, istruirsi e guadagnarsi una vita dignitosa?
100 dollari sembra un prezzo più che ragionevole.
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