In attesa che il 17 aprile venga annunciato il verdetto al loro processo, i pirati della baia potrebbero concedersi una vacanza romana. Pare infatti che il 28 marzo – i fondatori del tracker di BitTorrent più famoso al mondo parteciperanno ad una flashmob a Roma- la località esatta per ora rimane segreta – assieme a tutti i sostenitori dell’ open-source e della cultura del libero file-sharing, di cui ormai sono diventati i principali paladini.Molti fan sono rimasti delusi dalla chiusura in Italia del sito, avvenuto a seguito dell’apertura del processo contro The Pirate Bay in Svezia, giunto a termine il 3 marzo.I legali dei quattro imputati hanno dichiarato l’innocenza dei loro clienti dalle accuse di favoreggiamento nella violazione del copyright, definendo il processo una parodia.“Casi astratti come questi non dovrebbero proprio essere portati davanti alla corte”, ha affermato l’avvocato Samuelson durante la sua arringa. “L’accusa non è riuscita a mantenere la calma a causa dell’enorme pressione proveniente dalle lobby delle case discografiche e cinematografiche”.Troup televisive scandinave e diversi giornalisti si sono riversati nella saletta della corte per assistere alle ore finali di questo caso che ha è finito in prima pagina in tutto il mondo. I tre più giovani tra i quattro imputati sono ormai delle celebrità, e sembra che si trovino a loro agio di fronte alla frenetica attenzione mediatica che hanno suscitato.I registi che stanno lavorando alla terza parte del documentario Steal This Film riprendevano la scena con grande fervore. E Reuters è arrivata con telecamere TV, conducendo interviste in inglese per rispondere alla “domanda dei nostri clienti internazionali”.Artisti dell’open culture, come Sebastian Lütgert, che dirige il progetto The Pirate Cinema di Berlino, si sono recati in Svezia per mostrare il loro sostegno ai quattro ragazzi della Baia. Uno spettatore poi ha fatto vedere ai giornalisti un rapporto autentico di una stazione di polizia di Stoccolma, nel quale aveva denunciato Google per favoreggiamento nella violazione del copyright.Per i fan dei pirati la giornata era iniziata però un po’ sottotono, ma si è poi conclusa con fragore in seguito all’arringa di Samuelson.Gli avvocati della difesa di Fredrik Neij e Gottfrid Svartholm Warg sembravano per lo più tergiversare su dettagli di procedura, ma senza far risaltare falle significative nel processo.Peter Althin, il legale di Peter Sunde, ha poi alzato il livello di tensione con la sua oratoria, che rimarrà storica, su come i poteri forti abbiamo sempre cercato di bloccare il progresso per vie legali. Ha detto che i musicisti avevano combattuto contro la radio, che il VCR era quasi illegale e che gli autori avevano messo in questione addirittura le biblioteche. Affermando che il suo cliente è soltanto un portavoce del tracker, ha sfidato le case discografiche e cinematografiche chiedendo un risarcimento danni di $13 milioni.Althin ha ricordato alla corte che i boss delle major avevano testimoniato come le vendite di CD e di biglietti per i film siano in calo a causa di The Pirate Bay, che vanta 22 milioni di utenti. Ma il suo teste aveva invece dichiarato che non esiste un legame scientificamente provato tra le attività di file sharing e la diminuzione dei profitti.A un certo punto, l’avvocato Samuelson ha incantato l’aula. Parlando in qualità di legale di Carl Lundström – il 48enne uomo d’affari che ha fornito ai ragazzi della Baia banda larga e server- ha esteso la sua arringa a difesa di tutti gli imputati, citando in rassegna una serie di casi legali davanti alla corte.“Non penso che l’accusa abbia mai considerato che un caso simile non dovrebbe affatto essere presentato davanti alla corte” ha affermato Samuelson con tono sicuro. “Entra in conflitto con le basi della legislazione penale svedese. Non esiste un singolo manuale di legge che non dica espressamente che affinché tu sia ritenuto complice di un reato, è necessario che tua abbia consapevolezza di quale concretamente sia il reato che sei accusato di favoreggiare”.Non è il caso di questo processo, ha affermato. Nessuno degli imputati ha un’idea specifica dei 33 capi di accusa per violazione del copyright. “E non basta, secondo la legge svedese, avere un’idea generale dei reati di cui si suppone essere colpevoli”. Ha poi affermato che l’intero svolgimento è stato “illegale secondo la legislazione svedese”.Terminata l’arringa, la ciurma dei pirati è stata vista chiacchierare scherzosamente con il pm Håkan Roswall e altri membri del palazzo di giustizia.La commissione dei quattro giudici dovrebbe pronunciare il verdetto il 17 aprile. Gli imputati rischiano fino a due anni di carcere e 180 mila dollari di multe più alcuni milioni per danni.
[fonte: Wired.it – Federica Cocco]