Che Odilon Redon sia stato un artista eccentrico non vi è alcun dubbio. I suoi dipinti appartengono quasi ad una categoria atemporale, al di fuori del XIX secolo. Una sorta di espressionismo onirico onnipresente, una condizione di spirito ricorrente in molti autori appartenenti ad epoche anche molto differenti tra loro.
Fu pittore, certo, ma soprattutto incisore. Ed è grazie alla corposa donazione del 1984, effettuata dal figlio, se il Museo d’Orsay è in possesso della più grande raccolta di disegni dell’artista. Opere esposte per la prima volta al prestigioso museo parigino fino al 6 Gennaio: soprattutto studi, eseguiti nella seconda metà dell’ottocento, immagini che segnano una tappa fondamentale nella stagione del simbolismo europeo.
Redon nacque il 20 aprile 1840 a Bordeaux. Nel 1855 cominciò i suoi studi di disegno, attratto in modo particolare dalle opere di Eugène Delacroix, e nel 1860 cominciò a esporre al Salon des Amis des Arts di Bordeaux. Nel 1864 si trasferì a Parigi dove entrò in contatto con Gustave Moreau: fu in questo periodo che Redon si avvicinò alle tematiche simboliste, arrivando alla conclusione che la vera dimensione dell’arte è il sogno, che permette all’artista l’esplorazione di un fantastico mondo interiore.
In contrapposizione al contemporaneo impressionismo, Redon rifiutò, nelle sue prime creazioni, l’uso del colore, privilegiando i disegni e le litografie, che espose al Salon dal 1867 al 1889.
I suoi artisti preferiti (Francisco Goya, Edgar Allan Poe, Charles Baudelaire) e le sue amicizie (Paul Gauguin, Stephane Mallarmé, André Gide) collocano Redon nell’ambito di quel simbolismo del quale fu un precursore e uno dei più autentici rappresentanti in campo figurativo.
Nella sua produzione s’intrecciano miti classici e orientali a temi tipici del suo tempo, pieni di ambiguità basata sullo strano, sul bizzarro, sul chimerico e sul grottesco che non mancò di suscitare l’interesse dei surrealisti; ma fu soprattutto l’amicizia col poeta Stephane Mallarmé che permise a Redon di ampliare ed approfondire in chiave decadente i temi dei suoi dipinti.
Odilon Redon è stato pittore e incisore dell’epoca del sogno, illustratore di nere atmosfere, dell’inconscio più nascosto, coscienza di una borghesia parigina intrisa di positivismo, precursore di quella corrente surrealista affiorata cinquant’anni dopo. Pittore dai colori laccati e cangianti, stesi secchi, a piccoli tratti, come a formare piccole opere di oreficeria, giunge spesso a risultati di straordinaria modernità nell’accostamento di colori puri e bidimensionali. Opere di alto valore evocativo, contributo fondamentale a quella ricerca formale che dagli impressionisti porta alla stagione delle avanguardie.
È soprattutto nei disegni e nelle incisioni che si manifesta la sua vera forza: sfruttando gli effetti suggestivi del bianco e nero, del carboncino, del pastello, dell’inchiostro, la sua matita da forma visibile ai sogni, alle fantasie, agli incubi. Un’atmosfera fiabesca: visi trasognanti, corpi indeterminati fluttuano tra petali di fiori e ninfee, figure informi dai profili spigolosi contrastano con il fondo neutro.
Nel 1889 conobbe il gruppo dei pittori nabis: dopo la partenza di Paul Gauguin per la Polinesia, i nabis cercarono il loro nuovo maestro in Redon. È in questi anni che partecipò alle mostre del gruppo “Les XX” a Bruxelles e a numerose esposizioni in Francia e all’estero, tra cui l’importante retrospettiva del 1904 al Salon d’Automne.
Redon morì a Parigi il 6 luglio 1916, lasciando un’eredità figurativa ed immaginativa che avrebbe trovato presto una sintesi con le nuove istanze delle avanguardie artistiche.
“Disegni di Odelon Redon (1840-1916)”
al Musée d’Orsay fino al 6 Gennaio 2008
Ulteriori informazioni su www.musee-orsay.fr