Magica Baviera, natura intatta, cime spaziose. Ma anche senso di inquietudine e sottile mistero, se si sale sulla cima del monte Kehlstein a Berchtesgaden, a pochi chilometri da Salisburgo. Qui la Baviera diventa un luogo dove nemmeno le aquile osano volare, siamo troppo in alto, troppo vicino al cielo e forse a dio: nella residenza estiva di Hitler. E’ proprio qui, infatti, in questo luogo incantevole dove lo sguardo si perde nelle cime innevate e nel sole che appare a tratti fra le nuvole, gettandoti sul volto ondate intermittenti di calore e gelo insieme, portate dal vento, che Adolf Hitler, potè, vaneggiando, pensare di dominare il mondo, nello chalet che gli fu regalato dai gerarchi nazisti per il suo cinquantesimo compleanno.
Il nido delle aquile
Il suo nome specifico è Kehlsteinhaus (detta anche nido delle aquile) ed è un’estensione del complesso del Berghof, un rifugio di montagna che, nel 1933, fu trasformato dal Führer nella sede meridionale del governo nazista e dove vi trascorse circa quattro anni. Il Berghof è una tappa intermedia obbligata per giungere al nido delle aquile dato che, da lì per arrivare ai quasi 1900 metri s.l.m della vista panoramica, bisogna poi salire ancora, arrampicandosi quasi sulle nuvole e più precisamente attraversando un tunnel rivestito di legno massello che porta, per ben 124 metri, attraverso il massiccio montuoso del Kehlstein e, alla fine di questo tunnel, bisogna ancora prendere un ascensore, rivestito di ottone e sontuosamente decorato.
Salite vertiginose e gerarchi nazisti
Con quest’ultimo ci si fa portare, in soli 41 secondi di salita vertiginosa, all´interno della casa sul kehlstein, rinforzata con fondamenta di uno spessore di alcuni metri, essendo situata ad un’altitudine di 1.834s.l.m. Ma la cosa incredibile è che l’oscuro dittatore tanto quanto al rifugio Berghof insieme ai suoi gerarchi Hess, Göring, Bormann, Speer e Göbbels, tra uno svago e l’altro, prese alcune delle decisioni più importanti destinate a incidere la storia,come ad esempio l’operazione Barbarossa, ovvero l’invasione dell’unione sovietica nel 1941, in modo inversamente proporzionale invece,tanto poco si recò nella cima delle aquile adducendo la scusa che lassù l’aria era troppo rarefatta per poter pensare liberamente.
Tra natura e follia
Lasciatemi dire la cattiveria storica che, forse, se Hitler avesse respirato un po’ di più aria sana invece che il fumo dei sigari dei suoi scagnozzi nazisti forse la storia avrebbe preso un altro corso ma per il momento mi accingo a visitare il posto lasciandomi sedurre dalla natura. E chiudo gli occhi e mi immergo in essa. dietro di me lo chalet, che rimane comunque sullo sfondo, mentre davanti a me nessun sentiero, rifugio o servizi. Solo io e la natura. sembra, infatti, che qui sia stata generosa regalando paesaggi mozzafiato di grande fascino e mistero segnati da impervie montagne e dolci colline, dove il mio sguardo raccoglie ombre e sole di boschi rigogliosi e impenetrabili, torrenti impetuosi, cascate e grotte incantevoli, ripide rocce, dirupi straordinari. E ti avvolge la stessa sensazione di quando, magari, sei seduto sul pendio scoseso di una roccia e guardi un tramonto che si sta allargando come una macchia di rubino sotto ai tuoi occhi, o sei steso sotto gli alberi di una foresta o, ancora, accoccolato con le gambe bagnate sulla riva sassosa di un torrente di montagna, e senti che davanti a te si apre la grande porta: sei solo e non lo sei una sfida di sopravvivenza totale, ma come ci si sente vivi!