Immaginiamo un futuro dominato da una teocrazia disumana che pretende di cancellare tutto ciò che reputa peccaminoso. Immaginiamo che la scienza e la tecnologia si rendano complici di questa follia creando, a livello industriale, macchine in grado di soddisfare i bisogni umani ritenuti più peccaminosi. Da questi presupposti nasce Sky Doll di Alessandro Barbucci e Barbara Canepa (ed. Vittorio Pavesio Productions). Cosa sono le bambole del titolo è facilmente immaginabile: androidi progettati per sostituirsi al gentil sesso (che deve rimanere puro e casto) nello svolgere compiti di natura sessuale. La teocrazia di cui abbiamo parlato in precedenza, fortemente ispirata alla liturgia cattolica, si regge sulle figure delle papesse, Agape e Lodovica: la prima rappresentazione dell’amore spirituale, la seconda di quello carnale. Le tensioni all’interno di questo governo dell’assurdo cominciano quando la papessa Agape viene assassinata e tutto il potere passa a Lodovica che lo usa a suo piacere. Gli oppositori si riuniscono attorno alla figura della papessa assassinata, arrivando a fondare una vera e propria eresia. Sky Doll racconta le peripezie attraverso vari pianeti di Noa, una sky doll, e dei due emissari papali Roy e Jahu, che inavvertitamente si ritrovano a ospitarla sulla loro astronave.
Barbucci e Canepa – due autori considerati di punta dell’ultima generazione italiana – toccano con Sky Doll tematiche adulte e complesse, giocando senza soluzione di continuità su contrasti forti: sesso e castità, fede e tecnologia, realtà e apparenza… Tutti gli strumenti della fantascienza sono messi in campo (dal robot allo spazio…) con un unico scopo: scrivere un altro capitolo della storia del fumetto italiano. Unica nota dolente di tutta la produzione, il costo di copertina che si adegua a quello dei fumetti in genere, ma che resta comunque troppo alto e frena le vendite che, sebbene già alte, potrebbero essere impressionanti. Ma forse non è vendere il più possibile la finalità dell’editore.