Cinque operai accampati su un carroponte in una fabbrica metalmeccanica di Milano e di colpo torniamo indietro, là dove tutto è cominciato: alla Milano capitale dell’industria italiana. L’Innse e i suoi lavoratori sono diventati il simbolo di una crisi economica crudele tanto quanto abilmente nascosta dai mezzi di informazione italiani. Ma la situazione è così grave e così evidente che non si può più tacere e allora torna in prima pagina persino la lotta operaia e improvvisamente ci rendiamo conto che esistono ancora operai, che gli italiani non sono diventati tutti tronisti o escort. Qualcuno che ha il coraggio di guadagnarsi il pane col sudore della fronte e senza ricorrere a scorciatoie più o meno schifose c’è ancora e vorrebbe continuare a lavorare. Gli appelli al governo si sprecano e vengono tutti rispediti al mittente, a Roma si affrontano questioni più importanti. La Lega Nord poi, che si dichiara tanto attenta alle esigenze della Lombardia, fa spallucce: adesso è più urgente parlare del tricolore e della bandiera padana. Ora per carità smettiamola di scherzare, apriamo i giorniali e guardiamoli bene quei cinque uomini sul carroponte: hanno avuto il coraggio di fare quello che bisognava fare.