Il festival di Cannes – dopo lo schiaffo dell’esclusione nel 2007 – riapre le porte al cinema italiano e lo fa in modo entusiastico. «Non c’era motivo di preoccuparsi per l’assenza dell’anno scorso – ha dichiarato il delegato generale del festival, Thierry Fremaux –, i film in gara e non quest’anno dimostrano la vitalità del giovane cinema italiano». In gara per la conquista della Palma d’oro, ci saranno Paolo Sorrentino con Il divo e Matteo Garrone con Gomorra. Sorrentino propone una pellicola sulla vita del senatore Giulio Andreotti (interpretato da Toni Servillo), Garrone tenta la trasposizione cinematografica del best seller sulla camorra di Saviano. Con loro presenti a Cannes ci saranno Sangue Pazzo di Marco Tullio Giordana e Il resto della notte di Francesco Munzi (in gara per la Quinzaine). Il comune denominatore di quello che, per molti critici, può essere considerato un inaspettato risveglio del cinema italiano, è l’interesse ritrovato per il sociale. Abbandonato finalmente il punto di osservazione “militante” tipico del passato recente, e un atteggiamento che potremmo definire da gauche caviar, la nuova cinematografia italiana guarda alla realtà senza alcun filtro ideologico. È presto ancora per intonare il peana, l’unico dato di fatto è che da La ragazza del lago a La giusta distanza – escludendo i coriacei residuati bellici del passato (leggi cine-panettoni ecc.) –, è sempre più difficile rimanere delusi dalle pellicole italiane.