Chi non conosce l’olandese volante? La leggenda affascina e intimorisce al tempo stesso, soprattutto se si pensa alla sorte infelice di questo sventurato capitano fiammingo, condannato a vagare senza pace, insieme alla sua ciurma, per l’eternità. In Scandinavia, però, c è ancora di meglio. C’è addirittura un intero galeone riemerso dalle acque svedesi dopo essere rimasto nel fango ben 333 anni: il vascello Vasa.
Costruito per volontà del re di Svezia Gustavo II Adolfo Vasa (1611-1632), soprannominato “Il Leone del Nord” in quanto, salito al trono giovanissimo, si rivelò un grande condottiero. Per mostrare la propria potenza navale contro la Polonia, questa nave ha avuto una sorte amena che l’ha condotta a percorrere la “traversata” più corta della storia. Circa un chilometro e trecento metri dopo essere salpata, infatti, è colata a picco in pochi minuti a causa di un’onda che, chissà, forse potremmo definirla persino anomala, anche solo per la spinta che ha dato al destino di questo vascello e del suo equipaggio. Un onda che ha riempito d’acqua i boccaporti dai quali uscivano i 64 cannoni facendola affondare a velocità a prova di …Concordia.
Ironia a parte, interessante rimane il suo ritrovamento e, soprattutto, la ricostruzione di quella che doveva essere la vita a bordo a quei tempi. Il vascello è affondato nel1628 nel porto di Stoccolma ma solo bel 1961, dopo oltre trecento anni, ha rivisto la luce grazie alle tecnologie moderne, con le quali è stato sollevato dal fango in cui riposava da secoli. Mediante gallerie, in cui sono stati fatti scorrere dei cavi metallici, la nave è potuta riemergere in superficie, pian piano, in ben sedici tappe. Si è riscoperto un autentico galeone del ‘600 quasi interamente conservato, sono state ritrovate infatti il 98% delle parti originali. Il Vasa, dopo essere stato ricostruito, è tornato alla luce e al freddo (è conservato infatti nell omonimo museo a temperature… artiche, per preservarlo al meglio) e può mostrare al pubblico i suoi magnifici decori originali con centinaia di sculture di legno intagliato.
Discorso a parte merita il suo equipaggio: di tutti i presenti all’ epoca del naufragio, 140 persone circa, una trentina di loro perirono immediatamente annegati e fra questi sono rimasti quattro scheletri “completi”. La tecnologia moderna, grazie alla grafica tridimensionali, è riuscita a ricostruire dalle ossa, soprattutto da quelle del volto, l’aspetto che dovevano avere a quell’epoca gli sventurati marinai, accomunati irrimediabilmente dalla stessa tragica sorte. E così ci osservano da una vetrina, con uno sguardo strappato alla storia, quattro uomini di età fra i 40 e i 50anni. Sembrano quasi stupiti di trovarsi in una dimensione estranea o forse, chissà, c è chi dice che ognuno di noi, dentro, capisce il momento in cui arriva la fine della propria esistenza e affronta il destino con passione e coraggio; da questo punto di vista, i marinai ci osservano con millenaria consapevolezza. O forse sono semplicemente figli della loro epoca e dei loro sogni, quegli stessi sogni che hanno affidato al cuore grande e generoso del mare per 333 anni, regalandosi un vero viaggio verso l’immortalità.
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Sito web del Museo Vasa: www.vasamuseet.se
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