Silvana de Mari è una scrittrice, ha pubblicato una dozzina di libri fantasy tra cui L’ultimo Elfo (Salani 2004), ed è anche medico chirurgo e psicoterapeuta. Oltre che per il suo lavoro come scrittrice, la de Mari è nota anche per le sue posizioni controverse e intransigenti su alcuni argomenti tra cui l’omosessualità. Stando a quanto lei dichiara sono posizioni derivate dalla sua fede cristiana. Proprio le sue ultime esternazioni su questo argomento hanno indispettito, per usare un eufemismo, la comunità lgbt italiana e non solo.
Il movimento lgbt è nato pedofilo
La de Mari ha rivendicato la propria omofobia definendo «il movimento lgbt è nato pedofilo… La pedofilia fu accantonata nell’ambito di una precisa strategia, per essere ricuperata. Il movimento lgbt vuole annientare la libertà di opinione e sta diffondendo sempre di più la pedofilia. Ho deciso quindi di distruggerlo o morire nel tentativo di essere anche io una delle persone che annienterà il movimento lgbt mondiale».
Il diritto all’omofobia
L’omofobia, che è è il timore ossessivo di scoprirsi omosessuale o l’avversione nei confronti degli stessi. Sul suo blog la de Mari scrive: «L’omofobia cristiana, l’amore per le persone e il disprezzo assoluto per la pratica inaccettabile della sodomia, sono un diritto costituzionale, e un dovere per il cristiano».
L’omofobia, lo ricordiamo, è stata a lungo combattuta dell’azione degli ultimi tre governi con tentativi, più o meno riusciti, di inquadrarla in un reato ben definito. Sul suo blog infatti la de Mari si scaglia anche contro «il simpatico governo Gentiloni, un assembramento di geni di cui, dicono faccia parte anche qualche laureato, vuol fare la legge contro l’omofobia, a riprova del fatto, se qualcuno ne dubitasse, che la gaytudine è la nuova razza ariana. Si tratta di un bavaglio definitivo alla libertà di parola, come già succede in USA, UK e Francia: viene annientato chiunque sia sospettato di omofobia, termine che include tutto quello che non sia ideologia lgbt, incluso affermare che un bambino deve avere genitori diversi o che il matrimonio deve essere tra uomo e donna».
Le reazioni
Per tutta risposta Facebook, una delle piattaforma social su cui la de Mari era più attiva, aveva bloccato la sua pagina e Roberta Amato ha attivato una raccolta firme per presentare una petizione all’Ordine dei medici di Torino chiedendo la radiazione della de Mari. Le motivazioni della petizione sono le seguenti: «Chiediamo la radiazione immediata della dottoressa De Mari dall’Ordine dei Medici di Torino per avere espresso in sede pubblica pareri obsoleti in merito ai rischi della sessualità omosessuale, alla definizione – velata di forti pregiudiziali omofobe – di Gay Bowel Syndrome, per aver ridicolizzato, umiliato, deriso, con la pietà pelosa di chi è in malafede, chi abbia rapporti omosessuali. Per avere lordato anche la sessualità eterosessuale, descrivendo come pericolose pratiche sicure, descrivendole in maniera turpe e paventando lesioni e inesistenti rischi di malattie».
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L’omofobia “dovere per il cristiano”? Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che gli omosessuali “devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”. Certo, è il tipico paternalismo cattolico; “buonismo”, si dice oggi; ma non certo omofobia.
Per la De Mari, “la sessualità è il modo della biologia per creare le generazioni successive attraverso l’incontro tra gameti femminili e maschili”. Ma si tratta di una concezione della sessualità rozzamente biologistica e fisiologistica. Per il Catechismo della Chiesa Cattolica, invece, “la sessualità non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l’intimo nucleo della persona umana come tale”.
Per lo stesso Catechismo, l’omosessualità non è una malattia. “La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile”. Dubito, del resto, che sia mai stata del tutto chiarita la “genesi psichica” dell’amore in genere.
Quando fa riferimento alla pedofilia, la De Mari allude agli “Elementi di critica omosessuale” di Mario Mieli. Il quale, effettivamente, scriveva: “Noi checche rivoluzionarie possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro”.
Ma basta quel “checche rivoluzionarie” per far capire che si trattava di una paradossale provocazione, volta ad alzare il velo sul tema freudiano – sempre rimosso – della sessualità infantile, del bambino non candido e innocente come vuole lo stereotipo, ma “perverso polimorfo”.
Mieli era uno scrittore. Come tale, aveva pieno diritto all’iperbole, all’esagerazione, all’assurdo. Sarebbe come prendere sul serio e alla lettera certe pagine di Sade o di Lautréamont, o “Una modesta proposta” di Swift, o le “Bagattelle per un massacro” di Céline…
Fra l’altro, la De Mari parla di cristianesimo . Il cristianesimo non è solo cattolicesimo. Nel vasto panorama delle confessioni riformate, si va da chiese ancor più rigide di quella cattolica ad altre che hanno invece, in materia di sessualità, visioni molto più concilianti. Restando nel cattolicesimo, il Catechismo della Chiesa Olandese segnò un’apertura significativa.
Insomma essere omofobi non è in nessun caso “un dovere per il cristiano”. L’odio non può mai essere un dovere per nessuno, del resto. Meno che mai per un cristiano.